Elezioni nel Foggiano, il monito del vescovo Moscone: «Chi non vota favorisce le mafie»

A poche ore dall’apertura delle urne per le elezioni europee e per le comunali di Manfredonia, San Giovanni Rotondo e delle Isole Tremiti giunge, in particolare ai sipontini e ai cittadini della città di San Pio e delle Diomedee, ma anche a tutti gli elettori della diocesi, l’accorato invito del vescovo padre Francesco Moscone.

L’appello

«Non andare a votare non è un atto di protesta contro la cattiva politica, ma una Resa ai poteri forti e alle mafie che continueranno a comprare voti a poco prezzo e imporre i loro candidati». L’invito deciso ha subito trovato la condivisione di molti che hanno diffuso il messaggio con ogni mezzo.

Le reazioni

Anche il candidato sindaco del centrosinistra a Manfredonia, Domenico La Marca, ha fatto proprie le parole di padre Moscone: «condivido totalmente quel che ha detto l’arcivescovo. Bisogna andare a votare, scongiurando l’astensione, per decidere il futuro della città e liberarla da condizionamenti, minacce e pressioni». Mentre Ugo Galli che corre sempre nel Golfo per il centrodestra afferma: «il voto è uno strumento di partecipazione democratica e resistenza contro le influenze negative sulla politica».

I precedenti

L’appello di padre Moscone è l’ultimo di una serie di interventi contro il malaffare e soprattutto di contrasto alle mafie che contraddistingue l’azione pastorale del presule somaschiano. Basti ricordare l’11 novembre dello scorso anno quando proprio su iniziativa della Diocesi, in collaborazione con il coordinamento provinciale di Libera, sfilarono a Manfredonia migliaia di persone, guidate da padre Moscone insieme al fondatore di Libera don Luigi Ciotti. Non solo, al termine della processione di Maria Santissima di Siponto lo scorso anno dal sagrato della Cattedrale il missionario, diventato vescovo, invitò con forza gli attori politici, allora alle prese con la crisi dell’amministrazione di Gianni Rotice, a far sì che «il buonsenso prevalga perché la politica è un atto di carità e non un servizio privato o di parte», invitando chi ha incarichi pubblici a creare condizioni «di lavoro perché altrimenti questo territorio muore nelle mani della malavita e delle mafie», urlò il discepolo del Miani. Oggi, l’invito al voto ancora una volta come strumento di legalità.

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