Elezioni, Fitto: «Rivedere il Pnrr non è da irresponsabili»

«In materia di energia scontiamo venti anni di no strumentali e irresponsabili. Ora serve una strategia europea per far fronte all’aumento delle tariffe energetiche»: l’affondo è di Raffaele Fitto, eurodeputato di Fratelli d’Italia e candidato al Parlamento nazionale nel listino plurinominale per il collegio di Brindisi-Lecce.

Questione energia: il sindaco di Piombino, che come lei milita in Fratelli d’Italia, dice no al rigassificatore e il consigliere regionale dem Fabiano Amati propone di collocarlo in Puglia. Che ne pensa?

«Ero io il presidente della Puglia quando, nel 2003, fu autorizzato il rigassificatore. Poi ci furono le proteste e l’ok fu revocato. Purtroppo scontiamo vent’anni di no strumentali e irresponsabili. Senza dimenticare che l’Europa ha commesso errori che l’hanno portata a essere dipendente dalle forniture di gas da parte di altri Paesi. Ora serve una strategia a livello continentale. Fratelli d’Italia sostiene la necessità di un tetto al prezzo del gas e, parallelamente, ha proposto di intervenire su tasse e accise sulle bollette».

Passiamo al Pnrr: lei, insieme con il senatore Fazzolari, è autore del programma di Fratelli d’Italia che propone una revisione del Piano. È inevitabile?

«Il Pnrr è stato approvato per superare la crisi legata al Covid. Successivamente, però, si è scatenata una guerra che ha contribuito all’aumento del costo dell’energia e delle materie prime. Secondo l’Anci, tre appalti su quattro comporteranno spese maggiori rispetto a quelle preventivate. Ecco perché la revisione del Pnrr non è da irresponsabili».

Così non si corre il rischio di “spaventare” l’Europa?

«La revisione dovrebbe avvenire nel quadro delle regole europee, visto che l’articolo 21 del regolamento del Next Generation EU prevede espressamente questa possibilità. Non sarebbe una scelta unilaterale, ma condivisa. Tanto più se si pensa che il commissario europeo Paolo Gentiloni ha aperto alla possibilità di revisione del Pnrr e che a ipotizzarla sono anche altri Stati europei».

Non si rischia di ritardarne la realizzazione?

«Al 31 dicembre 2021 l’Italia aveva speso solo cinque miliardi e non i 15 previsti. Questo è il vero tema. Bisogna dimostrare capacità di spendere, il che significa “tagliare le mani” a chi dissipa le risorse in mille rivoli di spesa senza concentrarle su progetti strategici».

Al Sud sarà garantita la quota del 40% dei fondi disponibili?

«È importante che gli investimenti al Sud vengano effettuati in quella misura. E, lo ribadisco, che le amministrazioni locali si dimostrino capaci di spendere».

In caso di elezione dovrà scegliere tra Parlamento europeo e italiano: sarà a Bruxelles o a Roma?

«Si vedrà dopo le elezioni. La scelta spetta anche a Giorgia Meloni. Adesso pensiamo a imprimere una svolta alla storia del Paese».

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