Elezioni comunali a Bari, parla Vito Leccese: «La continuità? Per me una medaglia»

«Michele Laforgia ama stuzzicarmi, del resto le battaglie verbali sono il suo mestiere. A lui rispondo di sì, sono vecchio, sono un suo vecchio amico, e nessuna polemica riuscirà a scalfire quest’amicizia trentennale». Dalla stessa parte, nella grande area del centrosinistra, l’altro candidato in corsa per la poltrona da sindaco, Vito Leccese, risponde al penalista, che prende le distanze dagli “apparati che difendono se stessi”, indossando la veste del “nuovo”.

Siamo agli ultimi giorni della campagna elettorale: come è andata?

«Sono sorpreso dall’affetto che i cittadini mi dimostrano. Ho percorso le strade della città mille volte in questi anni, ma mai mi ero sentito in prima persona così coinvolto, anche emotivamente. Essere il depositario delle speranze dei baresi è un peso, ma anche un dono straordinario».

Cosa risponde a chi le rimprovera troppa “continuità”?

«Che rappresentare la continuità con l’amministrazione Decaro non è per me un’accusa, è una medaglia che appunto sul petto con orgoglio».

Il suo programma in 6 punti. Lasciato niente fuori?

«Se si riferisce al pieghevole che stiamo distribuendo, non è che una sintesi. Il programma per intero è un lungo documento, si trova sul sito, ma in pochi hanno la pazienza di leggerlo. Noi però avremo la pazienza di realizzarlo».

Cosa, se dovesse essere eletto, non farà?

«Non farò finta di essere un accanito tifoso del Bari per procacciarmi il consenso dei sostenitori. L’ho detto chiaramente anche ai rappresentanti del tifo organizzato. Invece ho visto indossare improvvisamente sciarpe biancorosse, da persone abituate notoriamente ad altri colori. Io tratterò il Bari Calcio da amministratore, conscio del fatto che rappresenti un valore per la città. Ma non mi presterò mai a strumentalizzazioni».

Oggi celebriamo la democrazia: la definisca nel 2024.

«È un valore più che mai attuale. Basta guardare al di là dei nostri confini, dove le limitazioni delle libertà e dei diritti sono sempre più all’ordine del giorno. Difendiamola sempre, anche qui in Italia, dagli attacchi di qualche nostalgico di regimi autoritari, che si improvvisa scrittore o statista».

Ha incontrato molta gente, crede di averla convinta?

«Non mi piace provare a convincere i baresi con artifici retorici da campagna elettorale. Non sono un imbonitore. Io sono e continuo ad essere un uomo delle istituzioni e un amministratore esperto. Con le persone che incontro parlo della mia storia, di quello che ho fatto, di quello che voglio fare, nel modo più semplice e diretto che conosco. E sa una cosa? Spesso funziona».

Chi teme di più all’eventuale ballottaggio?

«Per me c’è un solo avversario, in questa campagna elettorale. È Fabio Romito, non in quanto persona, ma per quello che rappresenta il suo partito. Il centrodestra barese vorrebbe riportare la città indietro di vent’anni. Questo è quello che temo. Ma lo temono anche tantissimi baresi che hanno apprezzato questa amministrazione. Per questo credo che, in maggioranza, sceglieranno noi».

Cosa teme di più Vito Leccese?

«Quando vado in giro, nei tantissimi incontri che faccio, temo di non riuscire a dire tutto quello che vorrei. Infatti spesso mi rimproverano di essere troppo prolisso. Ma poi guardo in faccia i miei concittadini e vedo che a volte, le cose più importanti, si riescono a dire con uno sguardo, con un gesto, con un sorriso. E questo mi rassicura».

Da Codice Interno in poi: definisca tutto questo.

«Hanno cercato di trasformare la campagna elettorale in una specie di tribunale a cielo aperto. Hanno cercato di trasformare gli elettori in una giuria popolare. Hanno cercato di far passare Antonio Decaro, nemmeno sfiorato da un avviso di garanzia, per un mafioso. Tutto questo gli si rivolterà contro, l’8 e il 9 giugno. Le persone non si fanno manipolare così facilmente».

Chi l’ha sorpresa e chi l’ha delusa?

«Mi hanno deluso certi attacchi gratuiti, davvero ingenerosi, anche da persone con le quali ho un buon rapporto personale. Ma lo capisco. “È la campagna elettorale, bellezza”. E chi deve recuperare consenso non si fa troppi scrupoli. Mi ha sorpreso una elettrice di 102 anni che ho incontrato l’altroieri. Parlava di futuro. Mi ha fatto sorridere e insieme commuovere».

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