Elezioni, ammessi dal Viminale 75 simboli sui 101 consegnati

La carica dei 75. Il Viminale ha pubblicato, affiggendoli in bacheca, i simboli elettorali che hanno ottenuto il via libera per le prossime elezioni politiche del 25 settembre.

Oltre ai big Pd, Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, M5s e Azione-Italia Viva, il ministero degli Interni ha dato l’ok, tra gli altri, ai contrassegni di Impegno Civico, Forza Nuova, Mastella-Noi di centro-Europeisti, Pci, Cambiamo, Partito Repubblicano Italiano, Per l’Italia con Paragone, ItalExit e Nuovo Psi. Nella bacheca degli ammessi anche il Partito dei Gay, Liberi Basta Tasse, la lista del sedicente medico Adriano Panzironi, Rivoluzione Sanitaria, e il Partito della Follia. Ai 70 simboli approvati nella prima valutazione se ne sono aggiunti altri cinque: Palamara oltre il sistema, Peretti Dcl Liberazione Democrazia Cattolica Liberale, Partito federalista italiano, Popolo partite Iva, Italia s’è desta.

Al momento non hanno superato il vaglio ministeriale, tra gli altri, Italia con Draghi, Up con De Magistris, Partito pensionati al centro e Libertas Democrazia cristiana. I simboli esclusi potranno ora presentare ricorso in Cassazione che entro domenica dovrà emettere la decisione definitiva.

Proprio dal 21 agosto, dalle 8 del mattino, nelle cancellerie delle Corti di Appello potranno essere depositate le liste elettorali.

La “finestra” per depositare la documentazione sarà aperta fino alle 20 del 22 agosto. Entro due giorni, quindi, dovrà essere completata la raccolta delle firme. Il “quantum” delle sottoscrizioni è legato al numero di collegi plurinominali definiti nella legge elettorale e diminuiti dopo i tagli del numero dei parlamentari.

Prima del 2020 servivano, sia ad un partito che ad una coalizione, per i 63 collegi plurinominali alla Camera e per i 33 del Senato almeno 1.500 e non più di 2.000 sottoscrizioni da parte di elettori iscritti nelle liste elettorali di comuni compresi nel medesimo collegio plurinominale o, in caso di collegio plurinominale compreso in un unico comune, iscritti nelle sezioni elettorali di tale collegio plurinominale. Dopo il voto referendario i collegi plurinominali per la Camera sono scesi a 49 e quelli per il Senato a 26. Per potersi presentare su tutto il territorio nazionale servirebbero, quindi, circa 73.500 firme. La legge dice però che «in caso di scioglimento della Camera dei deputati che ne anticipi la scadenza di oltre centoventi giorni, il numero delle sottoscrizioni è ridotto alla metà», dunque 750 firme per ogni collegio plurinominale. È necessario quindi raccogliere complessivamente 56.250 firme (36.750 per la Camera e 19.500 per il Senato); ma visto che chi firma per la Camera lo fa anche per il Senato, la soglia è di 36.750 persone che firmino le liste. Sottoscrizioni che devono essere autenticate da funzionari pubblici o notai e avvocati. Nel decreto Elezioni, varato dal Governo il 5 maggio scorso, sono previste delle esenzioni: l’articolo 6 bis del provvedimento stabilisce che possono presentare le liste senza raccogliere le firme «i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre 2021», dunque Pd, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, M5s, Liberi e Uguali, Italia Viva e Coraggio Italia.

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