Inutile nasconderselo: la campagna elettorale, a poco più di un anno dalla scadenza naturale del mandato di Antonio Decaro, è cominciata. E non solo perché tra le fila del centrodestra è spuntato il primo candidato sindaco, ma anche perché i recenti avvenimenti – dalle elezioni politiche di settembre fino alle primarie del Pd che ha mandato nel caos il centrosinistra regionale – hanno dato vigore a un interrogativo in realtà mai del tutto sopito: chi guiderà Bari dopo il doppio mandato di Decaro e vent’anni di centrosinistra a Palazzo di Città?
Il quesito pesa come un macigno nel centrodestra e riecheggia nelle dichiarazioni del primo aspirante sindaco, Tommy Attanasio, che oggi presenterà il suo manifesto politico. «Da un ventennio il centrodestra – ha dichiarato l’ex consigliere regionale di An – non è pronto e competitivo alle elezioni amministrative, perdendo “a tavolino”. La prossima volta, nel 2024, per il Comune di Bari deve giocarsi una partita vera». Nella coalizione, però, i giochi sono tutt’altro che chiusi. Negli ultimi giorni, tra quanti hanno festeggiato l’ultima vittoria alle comunali nel lontano 1999, sono cresciute le ipotesi di candidatura di due volti storici: Filippo Melchiorre e Davide Bellomo, due profili della stessa coalizione ma dalla storia differente. Entrambi sono stati eletti in Parlamento a settembre 2022, risultando i primi nei rispettivi collegi e riportando risultati vicini al 40%: il primo in quota Fratelli d’Italia, il secondo con la Lega. Al momento, la bilancia pare pendere dalla parte di Bellomo che, pur non dichiarandolo ufficialmente, nelle sue ultime uscite pubbliche non ha mancato di evidenziare i fallimenti dell’amministrazione Decaro, soprattutto su sicurezza, igiene e periferie.
Se per il centrodestra si profila un testa a testa, ben diversa e più frastagliata è la situazione nell’altro schieramento. Tante le incognite nel centrosinistra, a partire dall’incapacità (o mancata volontà) di Decaro di indicare il nome del suo successore: una circostanza che ha recentemente alimentato l’ipotesi delle primarie. Ma pesano anche l’incognita del terzo mandato, al quale Decaro punta apertamente, e le fibrillazioni provocate dall’ultimo congresso del Pd. Proprio alla luce del nuovo corso del partito, nel centrosinistra cittadino si fa strada l’idea di dare spazio a una candidata. Se così fosse, allora anche qui si potrebbe giocare un testa a testa. Due le donne che avrebbero i numeri per competere a Palazzo di Città. Chance per l’assessora pugliese ai Trasporti Anita Maurodinoia, che alle regionali del 2020 ha ottenuto la bellezza di oltre 19mila voti, risultando la seconda più votata della sua lista, e che ancor prima, proprio alle comunali del 2019, aveva raccolto oltre 6mila preferenze con la sua lista “Sud al centro”. L’altro nome è quello di Paola Romano, assessora comunale alle Politiche educative e membro della direzione nazionale del Pd: ad avvantaggiarla c’è il fatto di aver sostenuto di Elly Schlein alle primarie nazionali del partito. Voci di corridoio, però, vogliono Decaro più propenso a puntare sul capo di gabinetto Vito Leccese. “Eminenza grigia” del Comune, Leccese potrebbe garantire la continuità con l’amministrazione uscente. Dalla sua, tra l’altro, il dirigente ha due esperienze parlamentari con i Verdi, dal ’92 al ’94 e dal ’96 al 2001. Parte dalla base, invece, l’endorsement per il direttore dell’unità di Neonatologia del Policlinico, il medico Nicola Laforgia, già assessore alla Cultura nella prima giunta Emiliano e poi consigliere in quota Sel. Professionista stimato e apprezzato dai suoi pazienti, è fratello del noto avvocato Michele, presidente dell’associazione politico-culturale “La Giusta Causa” che negli ultimi anni ha acquisito sempre più spazio nella scena politica cittadina, riuscendo a raccogliere consensi ai più diversi livelli della società barese. Immancabile, poi, l’ipotesi Marco Lacarra, riuscito a ritagliarsi un posto tra i “papabili” esercitando il ruolo di trait d’union tra Decaro ed Emiliano (mal riuscendoci, almeno negli ultimi mesi, dato che i due big della politica regionale sembrano ormai in rotta di collisione). La sua candidatura non sarebbe un colpo di scena, ma la partita, da qui al 2024, si è appena aperta.