Mentre l’assessore Petruzzelli fa un passo indietro e il Pd barese si appresta ad investire Vito Leccese alla successione del sindaco Decaro, quest’ultimo prende tutti in contropiede e rilancia il terzo mandato.
Una mossa a sorpresa che il capo dell’Anci ha studiato nei giorni scorsi e ha messo a segno giovedì scorso con una lettera inviata a tutti i parlamentari di cui questi sono i contenuti principali.
Prima della discussione del 12 febbraio nella commissioni affari istituzionali chiamata a ratificare il decreto legge n. 7 del 29 gennaio relativo proprio alla durata dei mandati dei sindaci che in caso di non approvazione decadrebbe, ha scritto: “Mi rivolgo a Te come Parlamentare della Repubblica a nome di tutti i sindaci d’Italia, anche sulla base di una risoluzione, approvata all’unanimità dal Consiglio Nazionale dell’ANCI, già nel 2021. L’attenzione è rivolta alla cancellazione del limite di mandato per i primi cittadini dei comuni fino a cinquemila abitanti e l’innalzamento a tre consiliature per quelli fino a 15 mila abitanti”.
Un passaggio, sostiene il capo dell’associazione dei comuni, che ha sanato un vero e proprio vulnus democratico riconoscendo, in sostanza, che “finalmente che solo il cittadino elettore ha il diritto di decidere se confermare o meno il proprio sindaco, secondo lo spirito più autentico del sistema dell’elezione diretta”.
Da qui l’affondo sugli unici sindaci rimasti fuori dal decreto, quelli delle città e dei capoluoghi con oltre 15 abitanti, il caso proprio del comune di Bari. “Questo spirito però rimarrà gravemente compromesso finché non sarà valido per tutti”, ammonisce Decaro nella lettera ai parlamentari. E aggiunge: “Per questo siamo convinti che il Parlamento debba completare ora il percorso di progressiva estensione dei mandati”. E ciò in quanto “appare ingiusto, incomprensibile e illogico che rimanga una disparità di trattamento a danno degli altri sindaci, quelli dei Comuni oltre i 15mila abitanti. Il limite di due mandati, già discutibile prima, diventa ora discriminatorio per soli 730 sui 7896 Comuni italiani”.
Decaro rispedisce al mittente le critiche contrarie al terzo mandato motivate “dalla necessità di scongiurare rendite di posizione e rischi di clientelismo, garantendo una par condicio tra i candidati e la libertà di voto degli elettori alle elezioni successive”.
“Se questi pericoli non valgono più per i centri più piccoli dov’è più alto il rischio di contaminazione”, osserva il numero uno dell’Anci, “perché dovrebbero valere nelle grandi città da milioni di cittadini tanto da inficiare la trasparenza delle elezioni? Da qui l’appello ai parlamentari di tutti gli schieramenti a valutare la modifica del decreto e l’emendamento che quasi certamente il capo dell’Anci ha concordato con le forze politiche. Resta da capire se l’operazione andrà davvero in porto prima in commissione e poi nel voto in aula. Di certo se dovesse saltare il limite del terzo mandato il centrosinistra barese avrebbe già il suo candidato naturale, lo stesso sindaco Decaro. Un reset del dibattito e delle trattive in corso nel centrosinistra barese che non avrebbe più l’incombenza di dover scegliere fra Leccese, l’avvocato Laforgia o le primarie.