D’Attis (Forza Italia): «Noi determinanti nel centrodestra»

«Riforma fiscale, flat tax e politiche di sostegno per l’occupazione. Meloni e Salvini non sono d’accordo su tutto? È normale, altrimenti basterebbe un solo partito». Mauro D’Attis, coordinatore in Puglia di Forza Italia, deputato uscente e ricandidato alla Camera nel collegio uninominale di Brindisi, punta l’indice contro la giunta Emiliano e rimarca la centralità di Silvio Berlusconi nel panorama politico italiano.

Onorevole, il centrodestra si presenta a questo appuntamento elettorale con i favori dei sondaggi e Forza Italia resta determinante, nonostante abbia perso alcuni pezzi per strada, tra cui gli ex ministri Renato Brunetta e Mara Carfagna, approdati al Terzo Polo, e qui in Puglia Raffaele Fitto che ha aderito a Fratelli d’Italia. Merito solo del “brand” Silvio Berlusconi?

«Forza Italia è e resterà determinante per due ragioni: la prima è il nostro presidente Berlusconi, un leader straordinario; la seconda, come giustamente dice proprio lui, è che la maggior parte degli italiani è moderata e, dunque, Forza Italia, sia pure con le normali oscillazioni per un partito sul “mercato” da oltre 20 anni, resta un riferimento per i cittadini. Competenza, serietà e moderazione: gli italiani sono con noi».

La questione energetica e l’inflazione, indirettamente legate alla guerra, sono i temi principali di questa campagna elettorale. Per Fratelli d’Italia vanno riprese le estrazioni di gas nell’Adriatico. È d’accordo?

«La questione energetica oggi in Italia ha responsabilità precise: la dipendenza del nostro Paese è figlia dei partiti dei ‘no’ a prescindere. Ovvero di tutte quelle forze che orbitano intorno al perimetro del centrosinistra. Noi siamo d’accordo, ieri e oggi, con qualsiasi intervento moderno -ecosostenibile e rispettoso del paesaggio- che sia nelle condizioni di spezzare le catene dell’Italia e renderla autonoma. Siamo convinti, per esempio, dell’opportunità rappresentata dal nucleare di terza generazione. Ovviamente, l’inflazione è legata alla guerra e alla crisi economica in generale e noi abbiamo una visione precisa di sviluppo: riforma fiscale, riduzione delle tasse con la flat tax, investimenti e politiche di sostegno per l’occupazione. Con il centrodestra al governo potremo traghettare il Paese verso la fine di questo tunnel».

La Puglia è la prima regione in Italia per produzione di energia rinnovabile. La burocrazia, però, rende ancora “complicata” l’installazione di nuovi impianti. Lei ha fatto parte della commissione sulle semplificazioni: il governo Draghi su questo punto poteva fare di più?

«La semplificazione burocratica è un processo e non può essere portato avanti diversamente perché si potrebbero generare, con interventi drastici a ‘ghigliottina’, dei gravi danni per il sistema. Su questo, ritengo che con il governo Draghi abbiamo lavorato molto bene: ricordo tutte le procedure semplificate adottate per la prima volta per opere strategiche, di assoluto primo piano, anche per la nostra Puglia. Cito, a titolo esemplificativo e non esaustivo, il parco giustizia di Bari: dopo 20 anni di fallimenti, con il determinante apporto di Forza Italia, siamo riusciti a sbloccare un’opera fondamentale. E ancora: la previsione di un commissario straordinario per le opere all’interno del porto di Brindisi. Ma posso citare anche le Zone Economiche Speciali, i Contratti Istituzionali di Sviluppo: centinaia di milioni di euro per opere che vedranno la luce con procedure snelle e celeri. Si può fare di più, ma credo che si sia già fatto moltissimo».

Sull’ipotesi di scostamento di bilancio per far fronte al caro bollette si è registrata la prima “frattura” tra Salvini e Meloni, con il leader della Lega a sostegno di un ricorso più significativo al debito. Il dualismo tra i due non rischia di essere il virus della futura maggioranza?

«Se gli amici della nostra coalizione avessero identiche posizioni su tutti i temi, non ci sarebbe più bisogno di avere diversi partiti – sono peculiarità che per noi rappresentano un valore, ognuno di noi potrà arricchire l’azione di governo con la sua sensibilità politica. È la maturità e la determinazione degli interlocutori a fare la differenza: sono sicuro che si avrà la capacità, sempre, di trovare una sintesi per addivenire alla migliore linea politica per il rilancio dell’Italia».

Sul reddito di cittadinanza avete posto dei paletti molto precisi: lo strumento va migliorato ma senza intaccarne gli effetti positivi in termini di lotta alla povertà. Vede unità d’intenti su questo punto nel centrodestra?

«È un tema dibattuto, non c’è dubbio. Ritengo che la realtà del contesto socio-economico condurrà tutti a sostenere la linea del nostro partito. L’Italia, purtroppo, ha ancora bisogno del reddito di cittadinanza, che rappresenta una fonte di sostentamento per tantissime famiglie e non possiamo far finta di non saperlo o girarci dall’altra parte davanti alla sofferenza della nostra popolazione. Certo, come ha saggiamente indicato il presidente Berlusconi, è da migliorare: non possiamo consentire che sia un modo per non andare a lavorare o che sia percepito da chi non ne ha diritto. Ma eliminarlo potrebbe produrre una frattura sociale insostenibile. Quando avremo messo in sicurezza la nostra economia, superando questo momento di grave crisi, allora si potrà pensare a come accantonarlo gradualmente».

In tutto il Sud restano forti i timori per una autonomia differenziata che acuisca invece di ridurre i divari territoriali, sia in termini economici che di servizi. Da pugliese e meridionale è preoccupato dalle spinte autonomiste fortemente sostenute dalla Lega?

«Non vorrei fare polemica, ma la verità è che sono preoccupato solo da pugliese perché, purtroppo, vivo nella Regione governata da Emiliano e dal centrosinistra che si distinguono per inchieste, sperperi, sistema di potere clientelare. Se avessimo una giunta regionale operosa, trasparente, capace e seria, l’autonomia -sia pure con la previsione di strumenti di perequazione- sarebbe un’opportunità. Ma se a governare c’è chi offre ogni giorno uno spettacolo del genere, pensare di accrescerne l’autonomia, in effetti, è motivo di grande preoccupazione».

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