Conte dà ragione a Emiliano: «Il voto ai 5 Stelle per allontanare la destra»

L’assist servitogli dal governatore Michele Emiliano, secondo il quale l’unico voto utile è quello al Partito democratico o al Movimento Cinque Stelle, era troppo ghiotto. E Giuseppe Conte, tornato ieri nella “sua” Puglia, non se l’è lasciato sfuggire. «Emiliano ha detto una cosa oggettiva – ha chiarito il leader pentastellato – Chi vota noi non vota Giorgia Meloni. E ho già detto che non faremo accordi con Fratelli d’Italia e con Meloni. Le ricette della destra sono insostenibili, inadeguate e insufficienti. Quindi è chiaro che il nostro voto contribuisce a tenere lontano la destra».

Insomma, se è vero che «la porta del campo largo è chiusa» a causa dei «gravi errori» commessi dalla dirigenza del Pd, è altrettanto vero che Conte non disdegna il voto di quanti si riconoscono progressisti pur non provando troppa simpatia per i dem. E che lo stesso Conte non intende far venire meno l’appoggio del M5s all’amministrazione Emiliano. «D’ora in poi qualsiasi nuova prospettiva di coalizione col Pd sicuramente andrà discussa sui territori, caso per caso, perché dopo quello che è successo non rimarremo indifferenti», ha detto l’ex premier a chi a Brindisi gli chiedeva lumi sulle alleanze locali. Quanto alla collaborazione in Puglia, dove il M5s esprime anche un assessore nella giunta di centrosinistra, Conte ha aggiunto che «quando si prendono degli impegni si mantengono» e che «le amministrazioni che stanno lavorando bene non si toccano». Parole che suonano più o meno in questo modo: in Puglia il M5s è amico del Pd di Emiliano, mentre nel resto d’Italia è nemico, ma nemmeno troppo.

Nel corso del suo secondo tour elettorale pugliese, l’ex presidente del Consiglio ha affrontato anche temi di attualità politica. A cominciare dalla norma con cui il Senato ha concesso una deroga al tetto di 240mila euro per gli stipendi dei manager della pubblica amministrazione e delle forze dell’ordine. «Siamo il fanalino di coda in Europa per gli stipendi bassi da vent’anni che non crescono, non siamo riusciti a introdurre il salario minimo, non ce l’hanno appoggiato, abbiamo paghe da fame di due tre-euro lordi l’ora ma ieri Fi, Pd e Iv hanno trovato il tempo per votare un emendamento per far saltare il tetto dei mega-stipendi degli alti dirigenti dello Stato», ha commentato Conte bollando la norma come «vergognosa» e impegnandosi ad abrogarla nel corso della prossima legislatura.

Ma quale prospettiva offrono i Cinque Stelle agli elettori che, il prossimo 25 settembre, voteranno per il rinnovo del Parlamento nazionale? «Noi vogliamo realizzare e perseguire un governo politico che offra soluzioni per il Paese – ha proseguito Conte – Questo è stato un governo emergenziale che peraltro è andato a casa perché è entrato in una situazione di stallo, di rinvio continuo. E non è stato in grado di affrontare questa emergenza energetica che noi abbiamo denunciato a febbraio e a marzo. Chi oggi ripropone questa formula per la nuova legislatura secondo me è un pavido che non si assume responsabilità politiche oppure mi sembra che non abbia compreso le priorità dell’Italia». E per la Puglia? «Ci impegniamo per offrire alla Puglia la possibilità di un grande riscatto – ha concluso Conte -Dobbiamo continuare a rilanciare questo territorio migliorando infrastrutture, sanità, scuola e turismo».

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