Consiglio regionale, la guerra sulla liquidazione rischia di affossare 3 ddl. In bilico le norme su fine vita e omotransfobia

Sarà una seduta infuocata quella del 25 luglio per il Consiglio regionale pugliese, chiamato a esaminare il ripristino della “liquidazione” per assessori e consiglieri. Un provvedimento contestato che in queste settimane ha scatenato l’indignazione popolare con sindacati e associazioni sul piede di guerra e pronti a tutto pur di ostacolarne l’approvazione.

Il testo del trattamento di fine mandato (tfm) è inserito al punto 24 dell’ordine del giorno e nell’elenco dei firmatari ci sono i capigruppo di maggioranza Filippo Caracciolo per il Pd, Giuseppe Tupputi per la lista Con, Mauro Vizzino e Saverio Tammacco per gli altri gruppi civici vicini al governatore Michele Emiliano più Francesco Lanotte, ex dei Popolari passato all’opposizione nell’Udc. Manca la firma del consigliere grillino Marco Galante che ha ritirato la sottoscrizione subito dopo la presentazione del ddl sul tfm condivisa sulla carta dal gruppo pentastellato, mentre a firmare la relazione è il consigliere De Blasi della Lega.

Il beneficio in via di “riesumazione” fu cancellato nel 2012 dall’allora presidente Nichi Vendola con un tentativo di reintrodurlo, poi fallito, nell’estate del 2021. Ora si torna alla carica con diversi ostacoli disseminati sul terreno. All’odg del 25 luglio, infatti, sono inseriti altri temi “caldi” altamente divisivi che stanno creando malumori e mal di pancia in seno alla maggioranza. Fra questi la norma sulla transizione energetica, a firma dell’assessore allo sviluppo Alessandro Delli Noci, quella sull’omotransfobia e in favore dei diritti delle coppie gay, contestata dall’ala cattolica guidata dalla consigliera regionale Debora Ciliento, e – dulcis in fundo – la norma sul fine vita. Un “fritto misto” che rischia di scatenare una bagarre nell’ultimo appuntamento prima della pausa estiva.

In tutto ciò si attende il parere di Emiliano che lunedì tornerà operativo dopo un breve periodo di riposo. Al momento nessuno sa cos’abbia in mente Emiliano sul tfm. A settembre 2021 fu proprio lui a chiedere di ritirarlo sull’onda della protesta popolare. Oggi sembra che sia più propenso a dire sì, ma con correttivi all’assegno di liquidazione da circa 35mila a legislatura per ciascuno dei consiglieri regionali con la postilla della retroattività che prevede di estendere il beneficio agli ex inquilini di Via Gentile in carica a partire da gennaio 2013. Un salasso da 4,3 milioni di euro per le casse regionali da far intascare a 184 fra assessori e consiglieri del passato in lista d’attesa per ricevere quello che considerano un “diritto acquisito” alla stregua di tutti i lavoratori. Un’esigenza, sostengono i favorevoli, che punta ad adeguare la Puglia al resto delle Regioni. Ma per attutire i contraccolpi mediatici e le contestazioni c’è chi lavora alla correzione dell’unico articolo del tfm. In particolare prevedendo la possibilità di cancellare la retroattività del provvedimento o di lasciarlo alla libera scelta dei percettori. O, in alternativa, prevedendo un meccanismo di autofinanziamento oltre alla contribuzione fissa per la liquidazione fissata nel 24% dello stipendio mensile dei consiglieri regionali che s’aggira attorno ai 12mila euro.

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