Consiglio regionale, Emiliano ricompatta il centrosinistra: Azione cede alle “promesse” del governatore

Una maggioranza “granitica” ha respinto ieri in consiglio regionale la mozione di sfiducia depositata due settimane fa dalla minoranze di centrodestra.

Dopo una maratona di oltre sei ore in aula e decine di interventi il centrosinistra ha votato compatto la sfiducia con 30 no contro 18 si e due assenti, il consigliere Pd Metallo e Napoleone Cera di Forza Italia che s’è allontanato al momento del voto. Forse il preludio di un possibile “ritorno” sull’altro fronte da parte del consigliere di San Severo.

Confermato, come da previsione del leader Conte, l’appoggio dei quattro consiglieri dei Cinque Stelle nonostante l’uscita dalla maggioranza, ma anche dei tre consiglieri di Azione dopo le “promesse” del governatore Emiliano sulle richieste avanzate nei giorni scorsi dai calendiani in cambio del sostegno: «rotazione dei dirigenti e dei direttori generali ed un impegno sulla riduzione delle liste d’attesa con l’istituzione del Cup unico regionale».

Tutto ad eccezione della rotazione dei capi dipartimento (a partire dal super dirigente della sanità Montanaro), pretesa questa esclusa dal presidente Emiliano nell’intervento finale in aula. In suo soccorso sono arrivati anche i voti dei cosiddetti “incerti”, in primis l’ex assessora Pd Anita Maurodinoia, il consigliere di Per la Puglia, Saverio Tammacco, l’ex presidente della seconda commissione, Antonio Tutolo, il presidente di commissione Pd, Michele Mazzarano, il collega consigliere Filippo Caracciolo, dimessosi da capogruppo dei dem in regione.

Il dato politico parla di un’alleanza di governo che ritrova compattezza dopo gli scossoni provocati dalle inchieste e dagli arresti nell’ambito di tre diverse indagini della Procura di Bari. Dopo le dimissioni, l’uscita dal governo del M5s, le polemiche, lo scontro tra il Nazareno e il governatore Michele Emiliano e il mini rimpasto.

Di certo le parole di Emiliano hanno guarito i mal di pancia di diversi consiglieri regionali e messo da parte le frizioni che erano emerse nelle ultime settimane. «Vi chiedo di respingere la mozione di sfiducia, perché sinceramente non mi merito di essere sfiduciato», ha detto il governatore, elencando i risultati ottenuti dal suo esecutivo. Il reddito di dignità, l’attrattività turistica, il risanamento della sanità, gli interventi nel settore della cultura, gli incentivi alle imprese, la spesa europea, in particolare per il Psr agricolo che «non ha perso nemmeno un euro rispetto alle previsioni negative». Poi un passaggio sul risalto mediatico che ha travolto il governo regionale all’indomani delle inchieste giudiziarie e della «visita a casa della sorella del boss». «In quei giorni dopo i servizi dei Tg nazionali ho dovuto spiegare a due addetti ai lavori», ha detto in aula Emiliano, «che né io e ne tanto meno qualcuno della mia giunta è indagato». Per poi aggiungere: «Ve lo dico dal profondo del cuore. Avrò fatto un sacco di errori nella mia vita, ma non al punto da essere sfiduciato in un momento in cui, in vent’anni di lavoro durissimo, abbiamo cambiato veramente la storia di questa Regione», è stato l’appello accorato di Emiliano.

Il governatore ha compiuto una delicata operazione di ricucitura nella sua coalizione, molto variegata: riuscire a mettere insieme M5s, Azione, Pd, e civiche non era compito semplice. Certo, non tutti i problemi sono stati superati e nelle prossime settimane bisognerà capire come i rapporti evolveranno. D’altronde, è stato lo stesso commissario regionale di Azione, Fabiano Amati, a mettere in guardia Emiliano: «Se le sue risposte non dovessero convincerci o, peggio, non dovessero essere realizzate, è semplicissimo: dopo il 7 maggio c’è l’8 maggio, poi il 9, poi il 10, poi il 15. La mozione di sfiducia la possiamo presentare pure noi», ha sottolineato. Il governatore, dal canto suo, ha ribadito due concetti: «Le inchieste non riguardano l’attività politica della Regione»; e «potenzieremo i presidi di legalità» come chiesto dal M5s. Politicamente, invece, l’obiettivo è realizzare ciò che a Roma non «riescono a fare: costruire un fronte democratico ampio, largo, che metta insieme tutte le forze progressiste nel nostro Paese, per predisporre il futuro di questo Paese». «È una cosa – ha assicurato Emiliano – che noi proviamo a fare nel laboratorio politico della Regione Puglia».

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