Il fuoco cova sotto la cenere alla regione Puglia sul caso Clemente, il consigliere regionale di Azione rimasto tra i banchi della maggioranza a fare il segretario d’aula pur essendo passato all’opposizione.
Un casus belli che ha infiammato l’ultima seduta del consiglio regionale rinviata al 28 febbraio dopo la sfuriata in aula del governatore Emiliano che ha chiesto ufficialmente a Clemente di dimettersi e ai suoi colleghi di Azione, Fabiano Amati, Massimiliano Stellato e Ruggero Mennea, di lasciare la maggioranza per sistemarsi in minoranza lì dove hanno annunciato di voler andare. Uno strappo istituzionale che si allarga con il passare dei giorni visto che dopo l’incidente diplomatico dell’ultima seduta, le parti non sono disposte a trattare.
Di più, nei prossimi giorni il presidente Emiliano sta per convocare in un vertice di maggioranza gli alleati Pd, Cinque Stelle e Civici, per dettare la linea in vista del 28. Il piano d’azione è già bello e pronto. Il centrosinistra si presenterà in aula e aspetterà la risposta di Clemente, assente la scorsa seduta, rispetto all’appello rivoltogli dal presidente. Se accoglierà l’invito lasciando il posto a un rappresentante della maggioranza la questione si risolverà all’istante. In quel caso il centrodestra potrà sostituire l’altro segretario d’aula, l’attuale onorevole Gatta, con un proprio rappresentante che, salvo sorprese, dovrebbe essere il consigliere Napoleone Cera.
Ma se, come sembra scontato, Clemente dovesse restare incollato alla poltrona scatterebbe la guerra. Uno degli alleati di governo, infatti, presenterebbe all’aula una mozione di sfiducia contro Clemente offrendo al centrodestra la possibilità di firmarla per raggiungere la maggioranza qualificata necessaria all’approvazione pari ai 2/3 dell’assemblea, 34 voti.
Se Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega firmassero, la questione si chiuderebbe con una stretta di mano. Ma il centrodestra reputa il caso Clemente un affare interno al centrosinistra e non ha intenzione di togliere le castagne dal fuoco ad Emiliano. Un rifiuto porterebbe invece alla rottura totale visto che la maggioranza soffierebbe al centrodestra, con una forzatura, il suo segretario d’aula facendo valere la forza dei numeri nell’elezione. Un guaio dietro l’altro visto che, come si sussurra fra i consiglieri di centrodestra, a quel punto scatterebbe la “rivoluzione” con il consiglio occupato dalle minoranze di centrodestra e il caso Clemente portato alla ribalta nazionale con l’appoggio del governo Meloni da Roma.