Comunali a Bari. Primarie, unitarie o “popolarie”: è scontro nel centrosinistra

C’è chi le chiama unitarie, chi conia un ulteriore neologismo indicandole come popolarie, e chi, invece, auspica che le consultazioni per individuare il candidato sindaco del centrosinistra barese siano, semplicemente, primarie, niente di più e niente di meno rispetto a quelle che si sono celebrate in Puglia negli ultimi 20 anni. È questo il terreno su cui si sta consumando lo scontro, con il concreto rischio di una spaccatura, nel campo largo in vista delle elezioni amministrative di giugno.

Tale dicotomia nella coalizione rispecchia la frattura tra le due aree, quella a sostegno dell’ambientalista Vito Leccese e la Convenzione, che supporta invece il penalista Michele Laforgia. I sostenitori del primo, pur accettando l’idea di inserire elementi di novità nelle primarie, come il voto elettronico, sono avversi a una riforma dei gazebo che li farebbe diventare “elitari”. Le primarie, ribadisce il segretario cittadino del Pd Gianfranco Todaro, «sono un elemento identitario, soprattutto in Puglia». «Hanno determinato l’elezione di figure chiave nella storia della nostra terra come Nichi Vendola, Michele Emiliano e Antonio Decaro e, da ultimo, a livello nazionale, di Elly Schlein», precisa il dirigente dem, ribadendo che la storia delle primarie è fatta di «di libertà e di democrazia, che si può e si deve perfezionare, ma non demolire».

«Crediamo che i cittadini di ogni quartiere debbano poter incontrare i candidati e avere la possibilità di esprimere con facilità il loro voto», conclude Todaro. Sulla stessa linea anche l’associazione Progetto Bari che, tramite il portavoce Riccardo Montingelli, registra il marchio delle “popolarie”. «Che siano aperte, pubbliche, di popolo, senza escludere nessuno», dichiara il medico coniatore del neologismo. «Il popolo del centrosinistra è stato il primo a usare questo strumento democratico di partecipazione che ha permesso di eleggere Vendola, Schlein, Emiliano. Ora negare la partecipazione proprio nei confronti di quel popolo ci sembra di tradire la fiducia in loro, dopo che per anni gli abbiamo riconosciuto il valore della decisione e della scelta», chiosa Montingelli.

Sul fronte Convenzione, è invece necessario rivedere le regole delle primarie, promuovendone la legalità e la trasparenza. A sostenerlo con convinzione è anche Stefano Franco, presidente provinciale di Italia viva. «Escludiamo le primarie tradizionali, che rischiano di essere divisive», dichiara il renziano, che promuove «soluzioni nuove» per arrivare all’obiettivo: una soluzione in cui a vincere è la politica. «Gli schemi del passato sono anacronistici», dichiara Franco, che rilancia l’idea del gazebo unico preceduto da un momento di confronto tra Laforgia e Leccese. «Sarebbe bello se i candidati si mettessero d’accordo, dando un’idea di centrosinistra unito soprattutto su alcuni temi su cui bisogna fare fronte comune, come la lotta alla criminalità».

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