Comunali a Bari, parla Laforgia: «Il mio nome non divide. Niente veti a progetti politici seri»

«Il nome mio e quello di mio fratello non sono affatto divisivi. Ma quali partiti, movimenti, associazioni e gruppi di cittadini sono disposti a investire sul “dopo Decaro”?». Il penalista Michele Laforgia, presidente dell’associazione “La Giusta Causa”, rompe il silenzio e risponde all’assessore regionale Gianni Stea che aveva fatto il suo nome – e, in alternativa, quello di suo fratello Nicola – come possibile candidato sindaco alle comunali baresi del prossimo anno.

Avvocato, l’assessore regionale Gianni Stea fa il suo nome o, in alternativa, quello di suo fratello Nicola come candidato sindaco di Bari nel 2024: c’è un’effettiva disponibilità a candidarsi da parte vostra?

«Non sono nella testa di Gianni Stea, ma credo che lo abbia detto solo perché, contrariamente a quello che sussurrano alcuni esponenti della maggioranza, i nostri nomi non sono affatto “divisivi”. Per parte mia, penso che la storia di Bari e della Puglia, a partire dalla prima elezione di Michele Emiliano e poi di Nichi Vendola, abbia già ampiamente dimostrato che quando una proposta politica è capace – per credibilità, affidabilità e coerenza – di mobilitare l’opinione pubblica, i risultati arrivano molto al di là delle previsioni. E senza che nessuno possa opporre veti di sorta».

Il sindaco uscente Decaro ha parlato di possibili primarie nel centrosinistra? È una strada percorribile o ritenere che il centrosinistra debba trovare un nome unitario per evitare le polemiche e divisioni che le primarie spesso comportano?

«La domanda contiene due termini dal significato ambiguo. Il primo è “centrosinistra” che ormai appartiene più al passato che al presente e al futuro. Da chi è composto, attualmente, il centrosinistra a Bari e in Puglia? In Regione si parla da tempo di “coalizione dei pugliesi”, con il sostegno del Movimento Cinque Stelle ma non dei centristi, mentre a Bari la maggioranza di Decaro vede i Cinque Stelle all’opposizione. In pratica, il perimetro della coalizione è tutto da definire, quindi le primarie chi dovrebbe farle? E che senso ha parlare di primarie prima ancora che sia definita una qualsiasi proposta? Forse qualcuno ha dimenticato la pessima esperienza del 2014, oltre alla clamorosa débâcle del centrodestra alle ultime elezioni comunali baresi, dopo le primarie».

Dunque quale coalizione dovrebbe sostenere il candidato sindaco di sinistra o centrosinistra? La stessa di Decaro, quella che regge la Regione o addirittura quella che ad Altamura, mettendo insieme centrosinistra e Lega, ha consentito a Petronella di vincere?

«Il ragionamento va fatto esattamente al contrario. Quali forze politiche, movimenti, associazioni, gruppi di cittadini, a Bari, intendono investire sul futuro di quello che un tempo fu il centrosinistra e oggi è definito “il dopo Decaro”? Che giudizio possiamo dare su questi lustri di governo? E che idee abbiamo sul futuro della città? Io penso che se non si parte da qui un nome vale l’altro – compreso il nostro, naturalmente – e tutti insieme non servono a nulla. Quanto al civismo, dobbiamo precisare anche in questo caso di cosa si tratta. Esistono esperienze importanti e consolidate con cui occorre confrontarsi. Purché sia chiaro che il confronto deve riguardare le idee, se ve ne sono, non i presunti pacchetti di voti. Ad Altamura hanno partecipato, al ballottaggio, due brave persone, all’esordio nella vita pubblica e pressoché prive di qualsiasi connotazione politica. A Bari non sarà così: la destra avrà il suo candidato, noi dovremo avere il nostro, possibilmente unitario».

Quali sono i problemi da affrontare prioritariamente a Bari?

«Abbiamo vissuto, in questi anni, uno sviluppo straordinario. Penso al turismo, all’enorme lavoro dell’assessorato al Welfare nella lotta all’emarginazione e alle povertà e ai tanti contenitori culturali restituiti alla città, per fare solo tre esempi. Ma ciò è avvenuto in modo assai diseguale. Il centro è cresciuto più delle periferie. Nonostante il buon esempio del lungomare di San Girolamo, inoltre, non siamo ancora riusciti a risolvere l’annoso problema del rapporto con il mare. Bari è ancora, in gran parte, una “città contro il mare”, come scrisse Pasolini. E nonostante l’impegno crescente dell’Università, continua l’emigrazione di tanti giovani cervelli al Nord e all’estero».

Dopo dieci anni di amministrazione Decaro, è tempo di bilanci: che cosa va conservato di questa esperienza politica e che cosa va corretto?

«Sicuramente la capacità amministrativa. Antonio Decaro e i suoi più stretti collaboratori sono stati capaci di attrarre fondi pubblici e, negli ultimi tempi, anche investimenti privati, realizzando e avviando opere importanti per lo sviluppo della città. E lo hanno fatto nella piena legalità, come dimostra l’assenza di episodi significativi di corruzione e malaffare. Gliene va dato atto e occorre proseguire su questa strada. Le note dolenti riguardano la visione di insieme, icasticamente rappresentata dalla persistente mancanza di un nuovo piano regolatore, e il consumo di suolo. Senza trascurare i problemi di sempre: il traffico, la scarsità del verde urbano, la pulizia delle strade, lo stato di crisi permanente del trasporto pubblico, la sicurezza di alcune zone della città, anche centrali e in ore diurne. Abbiamo fatto tanto, ma c’è molto ancora da fare».

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