«Io candidato sindaco? Certo, non potrei mai voltare le spalle alla città. Le primarie? Non sono uno strumento diabolico, anzi servono a consolidare la coalizione». Parola di Marco Lacarra, deputato del Partito democratico, al quale molte forze del centrosinistra pensano come candidato sindaco alle comunali baresi del 2024.
Onorevole, partiamo dal caso dell’ex Fibronit. Il centrodestra contesta ritardi al Comune nella realizzazione del Parco della Rinascita: che cosa ne pensa?
«Frottole. Il senatore Filippo Melchiorre, che oggi contesta i presunti ritardi, dimentica di essere stato membro della giunta comunale Di Cagno Abbrescia che inserì l’area ex Fibronit nel Prusst prevedendo la costruzione di edifici alti fino a 45 metri. Successivamente, invece, la maggioranza di centrosinistra di cui facevo parte sancì l’inedificabilità in quella stessa zona. Questo perché si scelse di trasformare quell’area di morte in un parco pieno di vita e di coprire le relative spese con i fondi messi a disposizione attraverso il Pnrr. Siamo nel 2023, le procedure sono state avviate e mancano ancora tre anni alla scadenza del 2026: non vorrei che, dietro i presunti ritardi lamentati dalla destra, ci fosse l’intento di danneggiare il centrosinistra in vista delle prossime elezioni amministrative».
A proposito di elezioni, il suo nome rientra tra i possibili candidati: è in corsa?
«Sarebbe assurdo se mi dichiarassi indisponibile. Anzi, equivarrebbe a voltare le spalle alla mia città. Detto questo, la candidatura a sindaco non deve piacere soltanto a me, ma soprattutto a cittadini, partiti, associazioni, movimenti, liste civiche. Quindi la strada è lunga. L’importante è che il centrosinistra trovi un candidato vincente in grado di dare continuità al progetto politico-amministrativo avviato da Michele Emiliano e Antonio Decaro».
Si dice che lei sia pronto ad affrontare le primarie: è così?
«Le primarie non sono uno strumento diabolico. Servono a consolidare il perimetro della coalizione, a dare dignità a tutte le forze che la compongono e a consolidare il rapporto con le liste civiche di area. Emiliano ha affrontato le primarie per ben due volte, di cui una da uscente. Stesso discorso per Decaro. Di sicuro servono regole chiare, controlli rigorosi e nomi che siano graditi a tutte le forze delle coalizione, in modo tale che nessuno possa successivamente sfilarsi in caso di vittoria dell’uno o dell’altro candidato».
Il M5s deve far parte della coalizione di centrosinistra?
«Certo. Ho incrociato Giuseppe Conte in Parlamento e l’ho invitato a fare questo tipo di ragionamento per Bari. Bisogna replicare il campo largo su cui si regge l’amministrazione regionale e che include non solo il M5s, ma anche i civici, altro pezzo fondamentale della coalizione. E il Pd, in questo contesto, non dev’essere forza egemone ma collante delle varie forze e padre nobile della coalizione».
Della coalizione non farà più parte Massimo Cassano, riavvicinatosi al centrodestra, oppure sperate di recuperarlo alla vostra causa?
«Non mi piace chi ora dice di stare a destra e poi passa a sinistra o viceversa: con noi deve stare chi condivide un preciso progetto politico-amministrativo, altrimenti qualsiasi posizionamento serve solo a tutelare interessi personali».
A proposito di progetto, quali dovranno essere le priorità per il prossimo sindaco?
«Dovrà sfruttare le enormi risorse che il connubio istituzionale Decaro-Emiliano è riuscito a ottenere per Bari. C’è molto da fare sul welfare, per esempio: servono politiche di assistenza ai più fragili. E poi bisogna riconnettere il centro con le periferie e valorizzare il quartiere Libertà dotandolo di servizi e infrastrutture».
Qualche critica a Decaro proprio non la muove?
«Difficile criticare uno dei migliori sindaci in Italia, capace di rendere Bari particolarmente attrattiva. Di sicuro, però, il lavoro di Decaro andrà completato e valorizzato».
L’aggiornamento del Piano urbanistico: non crede che almeno su questo Decaro abbia fallito?
«A livello urbanistico il Comune ha fatto tanto, assecondando una forte spinta espansiva. Certo, il Piano Quaroni era calibrato per una città con 600mila abitanti e oggi non ha più ragion d’essere. Un nuovo Piano va fatto: sarà la sfida del prossimo sindaco».
Uguali risorse a tutti? Inutile se non si colmano i divari
Di Giuliano Laccetti1 Novembre 2024