Il sondaggio Winpoll parla chiaro: se il centrosinistra barese si presentasse alle urne unito, cioè con un candidato sindaco unitario, vincerebbe al primo turno con almeno 35 punti percentuali di scarto. La frattura tra il Partito democratico e la galassia progressista che fa capo a Michele Laforgia, però, sembra ormai insanabile, tanto che i vertici dem e delle civiche sono pronti a “rispolverare” lo strumento delle primarie, anche a costo di spaccare il centrosinistra.
Nei giorni scorsi, alla luce dello stallo nelle trattative per il candidato sindaco, il Pd aveva deciso di azzerare le nomination del parlamentare Marco Lacarra e degli assessori uscenti Pietro Petruzzelli e Paola Romano. In più, i vertici dem avevano deciso di rinunciare alle primarie, metodo di scelta del candidato sindaco non condiviso dai fedelissimi di Laforgia e dal Movimento Cinque Stelle. L’obiettivo: tenere unito l’intero fronte di centrosinistra.
Il sondaggio Winpoll, però, ha stravolto lo scenario. I livelli di riconoscibilità e di fiducia fatti registrare da Laforgia hanno rafforzato le convinzioni di quest’ultimo che non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. La sua candidatura a sindaco, dunque, appare scontata, con buona pace del Pd che sperava nella ricomposizione della frattura.
Di conseguenza, nelle prossime ore, il Pd e i suoi alleati potrebbero decidere di puntare nuovamente sulle primarie. Ci sono almeno due ragioni a sostegno di questa scelta. Il Pd ha scelto il candidato sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, proprio attraverso i gazebo e sarebbe difficile spiegare all’elettorato le ragioni di una strategia di segno diverso. In secondo luogo, le primarie sono viste da molti, incluso il governatore Michele Emiliano, come garanzia della tenuta della coalizione: «Chi aderisce a quella modalità di scelta del candidato – spiega uno dei maggiorenti del centrosinistra – non potrà sfilarsi in un secondo momento». Qualcuno ha già fissato l’obiettivo: portare ai gazebo 40mila persone in tutta la città di Bari, in modo tale da offrire un’autentica prova di forza al gruppo di Laforgia e al M5s. E pazienza se la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, ha recentemente bocciato le primarie auspicando che si svolgano «solo dove necessario».
Quali potrebbero essere i candidati, dunque? In campo ci saranno sicuramente Lacarra, che può fare affidamento su un consistente pacchetto di voti, e Petruzzelli, sostenuto nelle sue ambizioni da un sondaggio di Swg che lo indica come uno dei potenziali candidati più graditi dall’elettorato di centrosinistra. Il terzo e ultimo contendente dovrebbe essere una figura espressione del mondo civico.
Se le cose dovessero andare effettivamente così, a Pd e civici non resterebbe che puntare alla vittoria al ballottaggio. Al primo turno, infatti, sarebbe difficile raggiungere il 50% più uno dei voti, superando sia Laforgia sia il candidato di centrodestra. Più plausibile, invece, una vittoria al secondo turno, magari anche con una percentuale di consenso più bassa di quei 66 punti con i quali Antonio Decaro si confermò sindaco nel 2019. «Tanto – sussurra qualche esponente di Pd e liste civiche – l’importante è vincere, non stravincere».