Comunali a Bari, gli incontri della politica in città. Decaro: «Errore pensare di aver già vinto»

Tra il terzo congresso regionale di Sinistra italiana e quello di Fratelli d’Italia la politica oggi si è incontrata per discutere sul possibile candidato sindaco alle elezioni di giugno.

«Su Bari la discussione è ancora aperta, penso che l’obiettivo debba essere vincere le elezioni, battere la destra, farlo nel modo più unitario possibile, farlo con la massima continuità con il progetto nazionale». Così il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni. Il riferimento è alle amministrative di giugno, in programma anche nel capoluogo pugliese. Il centrosinistra non trova la quadra su un candidato unitario. Sinistra italiana sostiene la candidatura a sindaco dell’avvocato Michele Laforgia sul quale non c’è la convergenza dei dem.

«Questa non è una battaglia o una guerra – ha aggiunto – ce ne sono già troppe». «Sul piano politico – ha chiarito – pazientemente, si tratta di cucire per evitare divisioni che sarebbero difficilmente comprensibili per l’elettorato in una terra e in una città nella quale i centrosinistra diversamente organizzati governano e molto bene». 

«Io non escludo mai niente – conclude – si tratta di definire con i candidati quali strumenti sono più efficaci per trovare una composizione. Nella mia cultura politica non c’è mai un mai o un mai più, c’è sempre la ricerca faticosa ma determinata di una soluzione».

Laforgia, «Non facciamo un passo indietro»

«Quello che non abbiamo messo nel conto è di fare un passo indietro. Un passo indietro non ha senso se non c’è un progetto politico nel quale riconoscersi. Possiamo discutere di tutto, ma non del fatto che ci debbano imporre un passo indietro». Lo ha detto a Bari l’avvocato penalista Michele Laforgia presente al terzo congresso regionale di Sinistra italiana. Laforgia è il candidato sindaco di una parte del centrosinistra e non ha ottenuto il sostegno del Pd.

«L’obiettivo – ha aggiunto Laforgia – è andare ben accompagnati, più che da soli. Ho messo in conto di mettermi al servizio di un progetto che non è personale, non è mio, appartiene a una serie di movimenti, associazioni e partiti. Quindi a loro rispondo e le decisioni le prenderemo insieme, non le prenderò io. Sono settimane, mesi, che attendiamo di arrivare da qualche parte. Speriamo di arrivare all’unità, io personalmente spero di arrivare all’unità. Lavoriamo per l’unità da sempre, non dipende solo da me e da noi».

L’avvocato non ha intenzione di arrendersi ed è contrario all’ipotesi di scegliere il candidato sindaco con le primarie. «Sulle primarie – spiega – è difficile che io possa cambiare idea, perché le idee le abbiamo ampiamente motivate e spiegate».

«Dopo – conclude – bisogna anche capire con chi, perché a oggi il candidato o i candidati per fare le primarie non ci sono. Stiamo aspettando l’assemblea del Pd, poi il tavolo della coalizione. Questa è l’occasione per ripetere che, prima di contarsi, bisogna parlarsi e confrontarsi. La politica è fatta innanzi tutto di questo. Poi alla fine si vota. Ma alla fine, non all’inizio». 

Decaro, «Errore pensare di aver già vinto»

«Se siamo convinti di vincere solo perché abbiamo ottenuto quel risultato sarebbe un errore. Bisogna dare risposte nuove a domande nuove che arrivano nella nostra città». Così il sindaco di Bari, Antonio Decaro. «Bisogna fare quello che io non sono riuscito a fare – ha aggiunto – cambiare anche le cose che ho sbagliato. Bisogna ripartire dalle cose che non abbiamo fatto, non pensare di aver già vinto. Le elezioni non si vincono sul passato, ma aiutando i cittadini superare le loro paure, a inseguire i loro sogni».

«Se guardiamo a questi vent’anni, senza fare un’operazione di nostalgia ma per fare un’operazione di verità, credo che riusciremo a trovare la forza per andare uniti come centrosinistra». Il riferimento è alla scelta del candidato sindaco in vista delle amministrative di giugno.

Decaro al terzo congresso regionale di Sinistra italiana ha chiarito che il centrosinistra avrà la forza di «individuare una figura autorevole che ci possa accompagnare in un percorso che abbiamo fatto in questi anni, sapendo interpretare i bisogni dei nostri concittadini e le loro aspirazioni».

«Sono qui – ha detto – per confrontarmi con un pezzo importante della comunità del centrosinistra di cui sono orgoglioso di far parte. Sono venuto qui per ascoltare». Quanto alla possibile candidatura a sindaco di Vito Leccese, suo attuale capo di gabinetto, sul quale sembra convergere il Pd, Decaro non ha pretese. «Non devo lasciare il posto a qualcuno. Mi confronto con la mia comunità come ho sempre fatto, nella speranza che il centrosinistra riesca a trovare, come ha sempre fatto, la forza per andare unito». Decaro ha chiarito che «la partita non è chi vince adesso, la partita è l’8 e 9 giugno. È quella la partita che dobbiamo vincere, uniti come abbiamo sempre fatto».

Picaro (FdI), «Romito candidato sindaco Bari? Sarebbe una guida»

«Un congresso unitario dove abbiamo dimostrato ancora una vota di essere una comunità, che ha una classe dirigente matura. La coalizione di centrodestra è unita e coesa, abbiamo avviato una serie di interlocuzioni e a breve indicheremo il candidato sindaco a Bari. Fabio Romito possibile candidato unitario? Con Fabio ho avuto il piacere di lavorare sia in Consiglio comunale che in quello regionale, Fabio potrebbe rappresentare, come altre figure autorevoli, la guida del centrodestra e della città di Bari». Lo ha detto il neopresidente di Fratelli d’Italia a Bari, Michele Picaro, a margine del congresso di Fdi in corso a Bari, rispondendo a una domanda sulla possibile candidatura unitaria del leghista Fabio Romito alla guida del centrodestra alle Comunali di Bari. Romito è presente al congresso di Fdi.

Gemmato, «Ticket Fdi-Lega per Comunali Bari è una ipotesi»

«Sul nome» del candidato sindaco a Bari per il centrodestra «c’è stato un tavolo romano la settimana scorsa, siamo in via di definizione e il candidato penso uscirà nei prossimi giorni. C’è un clima sereno nel centrodestra, con qualche giusta contrapposizione tra le varie forze ma anche con ampia condivisione del percorso. Ticket-Lega-Fdi a Bari? È una delle ipotesi in campo». Così il sottosegretario alla Salute e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia in Puglia, Marcello Gemmato, al congresso provinciale di FdI a Bari.

«Vedere – ha aggiunto – questa sala cosi piena con tanta gente qualificata che parla di politica riempie il cuore, non ci si abbandona al tema dell’antipolitica». Alla domanda se il leghista Fabio Romito possa essere il candidato unitario ha aggiunto: «Oggi ci sono esponenti di tutti i partiti del centrodestra, mi dicono che Romito abbia avuto diversi applausi. A Bari c’è qualcuno che forse non vuole che un ragazzo di 35 anni che ha consenso, che non viene dalle grandi famiglie, dalle grandi espressioni di potere possa fare un percorso all’interno delle istituzioni. Voglio ricordare che è il popolo che decide, e io, Picaro, Melchiorre, Romito abbiamo preso migliaia di voti e siamo sempre stati eletti».

Comunali Bari, Vendola «Sconfiggiamo le nomenclature di sinistra»

«Per far cominciare la primavera, quella del Comune di Bari prima di tutto, dovremmo sconfiggere le nomenclature della sinistra prima che la destra». Lo ha detto a Bari il presidente nazionale di Sinistra Italiana, Nichi Vendola, durante il suo intervento al terzo congresso regionale del partito. Il riferimento è alle amministrative di giugno, in programma anche nel capoluogo pugliese.

«Noi – ha aggiunto riferendosi al passato – dovemmo sconfiggere la coazione al naufragio degli strateghi della tattica e vincemmo perché facemmo irrompere un elemento imprevedibile, in quel caso Michele Emiliano».

«Facemmo cose da matti – ha ricordato – per superare lo sbigottimento del gruppo dirigente del Pd». Vendola ha chiarito che «il centrosinistra è stato vincente quando è uscito dei giochi di palazzo e ha fatto una vera lotta politica. Così abbiamo costruito vent’anni di cambiamento reale. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto in Puglia e a Bari, abbiamo cambiato il volto della Regione e della città».

«Non basta mettere sul tavolo i sentimenti, bisogna riprendere a fare politica. Aver un quadro di comprensione di dove siamo e perché siamo finiti qui. Questo significa chiedere alle culture progressiste consapevolezza e autocritica».

«Forse – ha detto Vendola – non staremmo parlando alla secessione dei ricchi se nel 2021 qualcuno non avesse portato avanti la riforma del titolo V della Costituzione. Non voglio fare la morale, ma a Massimo D’Alema, a Romano Prodi e a Giuliano Amato direi che non potete stare sempre in cattedra a parlare degli errori degli altri. Occorre autocritica».

«Guerre provocano scivolamento a destra». «L’internazionalismo che sventolava sulle nostre bandiere oggi sembra essere una vocazione delle destre. Forse tanta parte della sinistra liberal dovrebbe riflettere di più sulla relazione che c’è fra l’ultimo trentennio di guerre e una crescita dell’egemonia della destra nel mondo».

«La guerra – ha aggiunto – è di per sé un terreno di progressivo scivolamento verso destra perché propone una militarizzazione del cervello e del cuore. A noi – ha detto Vendola – hanno insegnato che la pace si fa con il nemico, questo significa sforzo di trovare punti di compromesso». Per Vendola, invece, «oggi la pace è messa in discussione da chi pensa di non dover riconoscere la sovranità del diritto internazionale. Siamo a 27mila morti a Gaza, è inaccettabile». 

«Serve programma che capovolga sentimento di deriva». «Abbiamo un lavoro difficile da fare. Non c’è ottimismo o scorciatoia che ci possa far risalire la china se non si costruisce un programma che possa capovolgere questo sentimento di deriva. Questo significa costruire un nesso fra diritti collettivi, personali e lavoro come strumento di realizzazione. Lavoro non sia più una minaccia per l’ambiente, ma che abbia a che fare con la sua cura e il suo risanamento. La propaganda – ha detto Vendola – da sola non può surrogare la politica. Dobbiamo parlare con franchezza con i nostri alleati, per capirci e intenderci. Non possiamo fingere di non avere differenze: litighiamo, discutiamo. Serve meno diplomazia e più politica».

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