S’infiamma lo scontro politico sul commissario per l’immigrazione chiesto dal governo Meloni nelle regioni, ma negato dalle regioni rosse fra cui la Puglia. Il governatore Emiliano sinora è rimasto silente sulla vicenda, ma a parlare sono gli uffici regionali che nelle ore scorse hanno espresso chiaramente la linea.
Il parere “contrario” della Puglia, si legge nella nota inviata a Palazzo Chigi, è legato ad un disaccordo politico, ma anche a questioni tecniche. Ed infatti: «La Regione Puglia auspica il potenziamento di strategie di accoglienza diffusa sul territorio, in numeri compatibili e proporzionati, in tutti i Comuni italiani così da attenuarne l’impatto sociale e consentire i percorsi di inclusione possibili». Subito dopo l’ente regionale ravvisa una serie di deroghe previste dall’ordinanza di Roma che, di fatto, sottraggono la materia al necessario confronto interistituzionale, tralasciando gli obiettivi prioritari di “dignitosa accoglienza”. Una posizione bocciata dal senatore pugliese della Lega Roberto Marti.
«Complimenti alla sinistra per l’ennesima scelta scellerata», osserva il presidente della commissione cultura, se in Puglia non ci saranno più Cpr, come vuole il segretario del Pd Schlein, le espulsioni diventeranno davvero più difficili. E a pagare saranno ancora una volta i cittadini pugliesi, vittime degli assurdi no ideologici della Giunta Emiliano che, insieme ai ‘compagni’ presidenti delle altre regioni rosse (Toscana, Campania ed Emilia Romagna) si sono rifiutati di firmare l’intesa per migliorare la gestione dei migranti. Il buon senso la sinistra davvero non lo conosce».
Gli fa eco il governatore lombardo Attilio Fontana. «Le regioni rosse – sottolinea – dimostrano di non essere indipendenti dai loro partiti. Un conto è chiedere l’autonomia sulle cose che sono effettivamente di nostra competenza, un conto fingere di chiedere un’autonomia quando si tratta esclusivamente di una strumentalizzazione, come sanno benissimo i miei colleghi. Questa – incalza Fontana – non è una questione di autonomia, è una questione ideologica che loro vogliono portare, dimostrando purtroppo di non essere indipendenti dai loro partiti».
Di tutt’altro parere il presidente della Campania De Luca. «Da parte nostra – chiarisce De Luca – non c’è alcuna guerra ideologica o pregiudiziale. La Campania esprime il proprio dissenso nel merito di misure, come l’eliminazione della ‘protezione speciale’, che possono aggravare i problemi, lasciando abbandonati a se stessi nei quartieri e nelle città, persone che in concreto non si riescono a rimpatriare, e che rimangono esposte al richiamo della delinquenza organizzata – spiega -. La Campania è critica anche rispetto ai tempi affrettati assunti per discutere con serietà di vicende così delicate. Siamo pronti a una discussione di merito con il Governo e con il commissario nominato, prefetto Valerio Valenti». In realtà rispetto alla decisione mostrano perplessità anche regioni di centrodestra. Il leghista Zaia nel Veneto, ad esempio, chiede di sapere dal governo se il potenziamento dei centri per i migranti riguarda il numero delle strutture. O se, come per hotspot e centri di prima accoglienza, la capacità ospitante delle stesse strutture esistenti. Così come il siciliano Schifani che chiede lumi sui soggetti responsabili chiamati ad attuare l’ordinanza di commissariamento delle regioni.