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Cinque Regioni contro l’Autonomia differenziata, obiettivo: “blindare” il referendum. C’è anche la Puglia

Fila serrate contro la legge sull’autonomia differenziata voluta dal ministro per le regioni, il leghista Roberto Calderoli: è quanto stanno facendo le regioni guidate dal campo largo e cioè Toscana, Emilia-Romagna, Puglia, Campania e Sardegna. I governatori dei cinque enti territoriali in settimana avvieranno un coordinamento che dovrà stilare un testo condiviso per il referendum,…

Fila serrate contro la legge sull’autonomia differenziata voluta dal ministro per le regioni, il leghista Roberto Calderoli: è quanto stanno facendo le regioni guidate dal campo largo e cioè Toscana, Emilia-Romagna, Puglia, Campania e Sardegna. I governatori dei cinque enti territoriali in settimana avvieranno un coordinamento che dovrà stilare un testo condiviso per il referendum, da limare con attenzione «per renderlo inattaccabile».

Calabria e Basilicata

Tuttavia, il progetto di contrasto a quella che molti definiscono legge “Spacca Italia”, secondo quanto si apprende, non sarà circoscritto solo nel recinto del centrosinistra, visto che già contatti si sono tenuti con Calabria e Basilicata, entrambe guidate da esponenti di Forza Italia. «Anche su questo siamo inclusivi, soprattutto perché il testo della legge preoccupa anche altri amministratori regionali di colore diverso», spiega un addetto ai lavori vicino al futuro coordinamento.

Il ruolo della Sardegna

A fare da collante al nuovo organismo sarà la presidente della Sardegna Alessandra Todde del Movimento 5 Stelle, «anche perché è la più abilitata a promuovere un ricorso alla Corte Costituzionale in quanto governatrice di una regione a statuto speciale». La Sardegna, insomma, sarebbe il territorio più “indicato” eventualmente per impugnare la legge in Consulta perché l’Autonomia differenziata potrebbe impattare negativamente sulle varie specificità di una regione a statuto speciale.

I tempi

Il tempo di scadenza della operatività del coordinamento dovrebbe essere intorno a metà luglio e qui la tempistica si fa delicata, visto che il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini firmerà le sue dimissioni presumibilmente l’11 o il 12 , pochi giorni prima dell’insediamento da parlamentare europeo previsto il 16 luglio, cosa che potrebbe bloccare la strada dei consigli regionali nella promozione del referendum. Di conseguenza, resta l’alternativa rappresentata dalla raccolta di 500mila firme tra i cittadini.

Partiti e sindacati

Per questa ragione, nel frattempo in parallelo alle cinque Regioni di centrosinistra e al loro coordinamento, si è attivato anche il Comitato referendario guidato in maniera compatta praticamente da tutte le opposizioni, vale a dire Pd, M5S, Avs, Psi e +Europa. Ma anche Cgil e Uil, insieme ad associazioni come Anpi, Arci, Acli e Libera. Le firme necessarie dovranno essere raccolte entro il mese di settembre se si vuole indire il referendum nella primavera del 2025. E anche in questo caso il tempo a disposizione è decisamente poco. Ieri l’ex ministro e deputato Pd, il lucano Roberto Speranza, ha spiegato che «l’autonomia differenziata si può ancora fermare» ma «è importante che nascano comitati territoriali, aperti e plurali in ogni angolo del Paese. Dopo le forzature della destra in Parlamento la strada che resta contro questo progetto scellerato che spacca l’Italia è quella della mobilitazione popolare per arrivare al referendum».

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