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Capi dipartimento della Regione Puglia, in 283 per 12 posti ma il voto fa slittare le nomine

Il gruppo di Azione torna alla carica sul licenziamento dei direttori generali che non rispettano la spesa farmaceutica in applicazione di una legge regionale del 2022 sinora mai attuata. I consiglieri regionali Amati, Mennea e Clemente prendono le mosse dall’ultimo report sull’andamento della spesa per medicinali, protesi e dispositivi medici, approvato dalla giunta regionale lunedì…

Il gruppo di Azione torna alla carica sul licenziamento dei direttori generali che non rispettano la spesa farmaceutica in applicazione di una legge regionale del 2022 sinora mai attuata. I consiglieri regionali Amati, Mennea e Clemente prendono le mosse dall’ultimo report sull’andamento della spesa per medicinali, protesi e dispositivi medici, approvato dalla giunta regionale lunedì scorso, con il quale viene acclarato lo sforamento dei tetti di spesa per il 2023.

La spesa

In base ai dati emerge lo scostamento complessivo regionale pari a 191.394.450 di euro, a fronte di un tetto di 687.706.916. Da qui l’ultimatum inviato da Azione al governatore Emiliano. «Tutti i dg delle Asl pugliesi sono decaduti dall’incarico per lo sforamento della spesa farmaceutica diretta 2023, così come accertato dalla delibera della Giunta regionale approvata lunedì scorso», fanno presente i consiglieri, ad eccezione dei dg del Policlinico di Bari e della Asl di Brindisi, non perché le rispettive aziende non abbiano sforato i tetti, ma solo perché non erano in carica nell’intero anno 2023. «Ne deriva che tutti gli atti adottati, a partire dal 18 giugno 2023, sono da considerarsi nulli perché adottati senza averne titolo. Invitiamo perciò il presidente Emiliano a nominare immediatamente i commissari, così da non lasciare le Asl senza governo», concludono i centristi. Lo stesso Emiliano, sul punto, dichiarò la sua disponibilità qualche settimana fa ad applicare la norma, ma fissando una procedura negoziale con i manager onde stabilire i casi di “colpa grave” da quelli in cui andrebbero sollevate le responsabilità degli stessi Dg.

Le mosse della giunta

Nel frattempo l’altro giorno la giunta regionale ha rinviato le attese nomine dei 12 capi dipartimento regionali (i bracci operativi degli assessorati), in proroga da diversi mesi in attesa di chiudere il braccio di ferro con lo stesso gruppo di Azione che chiede la rotazione forzosa degli incarichi. Anche in questo caso Emiliano ha aperto al gruppo dei calendiani riaprendo i termini del bando di selezione per allargare la platea dei candidati e imporre agli uscenti di fare domanda per più dipartimenti e non solo per quello di appartenenza. E così l’altro giorno l’esecutivo ha preso atto della pioggia di domande pervenute, in totale 283 per soli 12 posti disponibili: dieci capi dipartimento legati agli assessorati più il segretario generale della giunta e il responsabile della comunicazione. I profili ritenuti idonei sono 217. Un numero troppo alto di curriculum da valutare tanto da indurre l’esecutivo a rinviare le nomine al 30 giugno.

Lo slittamento

In realtà, lo slittamento sembra dettato da ragioni politiche, in particolare dai ballottaggi alle porte al termine dei quali governatore e giunta potranno più serenamente valutare le domande e anche la necessità di dare o meno seguito alle pressioni politiche di Azione, ma anche dei Cinque Stelle, che rivendicano la rotazione dei capi dipartimento.

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