«Il Pd è una comunità, le liste sono state compilate democraticamente con un ampio confronto interno, rispettando rigorosamente le leggi»: così l’ex ministro Francesco Boccia, capolista dem nel collegio proporzionale del Senato, liquida le polemiche sulle candidature del partito in Puglia finite nel fuoco amico del centrosinistra.
Onorevole, il centrosinistra parte male con tutte queste lotte interne.
«Faccio appello al senso di appartenenza per costruire una nuova coesione sociale. Il modello Puglia, negli ultimi 15 anni, ha dimostrato che ci può essere un Sud diverso, che ce la fa, che si possono unire le componenti più moderne e progressiste di una società. Tutt’altra storia rispetto agli avversari del centrodestra, con partiti a gestione padronale che si sono fatti le liste da casa».
Salvini e Meloni candidati in Puglia: che cosa ne pensa?
«Non cadremo nel tranello dello scontro fisico o dei manganelli sui social che lasciamo a Meloni e Salvini. Non hanno mai creduto nell’Europa e oggi dimostrano il vero volto con l’attacco violento al Pnrr che vogliono riscrivere, ma anche a sanità e scuola che vogliono abbattere. Noi non lo permetteremo».
In questa prospettiva non sarebbe stato più utile avere dalla vostra parte Massimo Cassano, direttore dell’Arpal, passato con Azione?
«Cassano ha chiesto al Pd di essere candidato, ma noi non lo abbiamo voluto perché riteniamo che non abbia il profilo giusto per rappresentare la nostra idea di Italia democratica e progressista. Poi è passato Calenda che evidentemente lo ha ingaggiato sul mercato degli svincolati. I mercenari si accasano in base a ciò che viene loro promesso: bisogna chiedere a Calenda qual è il motivo per il quale Cassano corre per lui. Spero che abbia il buon gusto di dimettersi e di passare, come lui stesso ha detto, nelle fila dell’opposizione: è il posto per lui».
Dario Stefàno ha rinunciato alla candidatura: perdita grave?
«Mi dispiace molto, non voglio personalizzare, comprendo sul piano umano la scelta di Dario, ma non è condivisibile sul piano politico. Chi sta in un partito appartiene a una comunità che va rispettata sempre e comunque, anche quando le decisioni non ci piacciono. Noi del Pd lo faremo da oggi in poi, candidati e non, per esprimere in ogni strada e in ogni piazza la nostra idea di paese. Vogliamo la coesione sociale e non i fili spinati, crediamo in un Sud forte che si basa su un’idea moderna di scuola e sanità pubblica e non sulla flat tax che aiuta i ricchi».
Per quali obiettivi vi batterete?
«Contro la crisi prevediamo un tetto massimo di cento euro per megawatt per il costo dell’elettricità per tagliare le bollette a carico di imprese e famiglie, oltre al nuovo contratto luce sociale con l’utilizzo di fonti rinnovabili. Infine il raddoppio del credito d’imposta per compensare gli extra-costi delle imprese per gas ed elettricità».