Istituire una consulta cittadina del commercio per permettere all’amministrazione di monitorare realmente l’andamento del settore. Creare finalmente un Duc (distretto urbano del commercio) che permetta agli esercenti di accedere ai fondi stanziati dalla Regione Puglia per portare avanti iniziative e progetti. Regolamentare le aperture domenicali della grande distribuzione organizzata e l’inizio del periodo dei saldi, venendo incontro ai negozianti. E da ultimo, ma non per importanza, la revisione del Documento strategico del Commercio, approvato a maggio dello scorso anno dal Comune di Bari che non risponde alle reali esigenze delle attività commerciali che si trovano al di fuori del centro cittadino.
Sono le richieste principali che l’associazione La Formica, presieduta da Mimmo Tarantini, insieme al Movimento Donne e Società guidato da Felicita Jirillo e all’associazione Ital con il suo presidente Antonio De Cicco espliciteranno in due distinti ordini del giorno che verranno consegnati al consigliere regionale Fabio Romito e al consigliere del comune di Bari Pino Monaco. L’iniziativa è stata presentata ieri durante un dibattito organizzato dalle stesse associazioni all’hotel Majesty per discutere dello stato di salute del commercio barese e delle promesse non mantenute dall’amministrazione.
«Non è più possibile assistere in silenzio alla profonda crisi del commercio barese, soprattutto nelle periferie – ha spiegato Mimmo Tarantini – basterebbe anche solo l’istituzione della Consulta del commercio per risolvere molti dei problemi. Dopo questa manifestazione prepareremo un ordine del giorno per il consigliere regionale Fabio Romito, affinché porti le nostre istanze in Regione. Inoltre al consigliere comunale Pino Monaco, chiederemo di dare voce alla nostra richiesta di un piano strategico vero per il commercio». L’accusa maggiore che le associazioni di categoria rivolgono al Dsc è la mancanza di veri contenuti a sostegno del loro lavoro e il disinteresse nei confronti delle periferie. «Non vi è nulla di concreto nel documento – specifica Tarantini – una totale assenza di pianificazione ragionata e di fondi. Invece assistiamo ad aperture indiscriminate che non tengono conto delle peculiarità socio-economiche del territorio. Noi chiediamo un piano che metta al centro prima di tutto le periferie, a cominciare dall’aspetto più banale: i parcheggi. Specialmente nel quartiere Carrassi, dove opera la nostra associazione, sistematicamente ci sono squadre di vigili che multano le auto in sosta. Non avendo un parcheggio nelle vicinanze come si fa a fermarsi ed entrare nelle attività? Le periferie sono importanti, sono parte della nostra città, sono piene di idee, di iniziative di progetti, che nessuno ha mai voluto appoggiare e sostenere. Per non parlare del tema della sicurezza. Siamo costretti a tenere le luci accese tutta la notte per difenderci».
Durante il dibattito è emerso anche il ruolo che la grande distribuzione ha avuto negli anni in merito alla crisi del commercio di prossimità e che si lega al tema del sovradimensionamento dell’offerta rispetto alla domanda. Anni di corsa alle aperture selvagge e alla liberalizzazione che hanno soffocato i negozi di prossimità. Per questo le associazioni chiedono una consulta cittadina del commercio che rappresenti tutti, anche le piccole realtà che animano il territorio e lottano, da sole, per sopravvivere. «Anche le associazioni di strada hanno il diritto di sedersi a un tavolo con le istituzioni e parlare da attori principali. È troppo facile organizzare la sagra della focaccia nel centro di Bari. Noi abbiamo bisogno di tanto altro, di fare vivere le periferie con le nostre idee, che non mancano, di avere una città a misura del commercio a partire dai quartieri».