«È un peccato non poter vedere nel ruolo di sindaco come cambierà totalmente il volto della città nei prossimi due anni. Sarei rimasto volentieri almeno fino al 2027». Si è lasciato andare a un momento di malinconia e a una piccola “confessione” il sindaco di Bari Antonio Decaro, ieri mattina nella sala Giunta di Palazzo di Città, in occasione del brindisi di fine anno riservato agli organi della stampa locale. Un momento per salutare un’ultima volta il nuovo anno da primo cittadino con i giornalisti che lo hanno seguito durante tutto il suo percorso e per tracciare un piccolo bilancio personale di 10 anni alla guida del Comune del capoluogo.
Tra aneddoti e battute davanti al buffet, alla domanda sulla possibilità di fare un terzo mandato per continuare a seguire gli sviluppi dei progetti avviati negli ultimi due anni Decaro si è sbilanciato. «Purtroppo non è possibile, anche se il dibattito potrebbe arrivare presto al vaglio del Governo – ha spiegato a un gruppo di giornalisti – Se dovesse passare l’ipotesi del terzo mandato solo per i sindaci dei Comuni fino a 15mila abitanti, però, potrei fare polemica. Non lo trovo giusto. Mi sarebbe piaciuto restare almeno fino al 2027 per vedere inaugurate le grandi opere che siamo riusciti ad avviare grazie ai fondi del Pnrr. Bari non ha mai visto una così grande disponibilità di denaro da impiegare per cambiarne completamente la fisionomia».
Nessun nome sul suo possibile successore è trapelato durante il brindisi di fine anno, ma per il sindaco il compito che attende il prossimo inquilino di Palazzo di Città non sarà facile, soprattutto per il rapporto di fiducia ed empatia che Decaro ha ammesso, non senza una punta di orgoglio, di aver instaurato con i suoi concittadini in dieci anni. «Non so chi sarà il prossimo ma sicuramente se non sarà empatico potrebbe avere qualche difficoltà a farsi accettare dai baresi. Io ho imparato strada facendo e, soprattutto nel periodo del Covid, quando nessuno sapeva come comportarsi, ho avuto l’opportunità di farmi conoscere per quello che sono al di fuori del mio ruolo istituzionale».