Il dibattito nel centrosinistra per individuare il candidato sindaco in vista delle amministrative di giugno prossimo si sposta, oggi, dalla sede del Partito democratico in via Re David a quella del gruppo regionale, in via Gentile. Un passo, voluto dal segretario pugliese dem, Domenico De Santis, per “chiudere in conclave” i vertici regionali dei partiti. Di fatto, la riunione in Regione esautora il tavolo cittadino convocato finora. Ma la “base”, da quella dem fino alle associazioni, non intende farsi scavalcare: «Non accetteremo alcuna imposizione», è la promessa.
L’appuntamento è fissato alle 14,30, con De Santis per il Pd, Michele Boccardi per Con, Mimmo Lomelo per i Verdi, Nico Bavaro per Sinistra italiana, Mario Turco e Leonardo Donno per il Movimento Cinque Stelle, Domenico Tanzarella e Alberto Tedesco per il Partito socialista italiano. Questi, assieme a Sinistra italiana, rimangono saldamente ancorati alla candidatura del penalista Michele Laforgia, l’unico in campo ma anch’egli tra i grandi esclusi di oggi. Proprio sul nome del penalista si profila un braccio di ferro, con PSi e Si che potrebbero chiedere di togliere il veto imposto dal Pd alla sua candidatura. Un veto che, per i laforgiani, attende ancora delle «motivazioni politiche» e non semplicemente il giudizio di «divisivo». All’ordine del giorno, in realtà, ci sono anche altri due punti caldi: Foggia, dove i pentastellati hanno rinunciato a malincuore ad avere tre assessorati accontentandosi di due, e Taranto, dove il sindaco Rinaldo Melucci ha azzerato la Giunta dopo il suo ingresso in Italia Viva, il partito di Matteo Renzi. E proprio i renziani sono tra gli altri grandi esclusi: «Non siamo stati invitati, nonostante siamo presenti in Consiglio regionale», constata amaramente un dirigente locale.
Insomma, il tavolo regionale non parte in quarta. Molti, soprattutto tra coloro che hanno partecipato al tavolo cittadino, finora unico consesso ufficiale del dibattito, interpretano la convocazione di oggi come un tentativo per isolare Laforgia e convincere gli alleati a optare per un’altra candidatura. Che, al momento, non c’è. Anche qualora l’obiettivo fosse raggiunto, dovrà essere presentato (e soprattutto giustificato) al tavolo cittadino. «Non accetteremo alcuna imposizione – giura chi oggi rimarrà a casa – perché qualsiasi cosa venga fuori rischia di contrastare con le decisioni del tavolo cittadino».