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Bari al voto, parla Romito: «Pronti a liberare la città dai vecchi gruppi di potere»

«Il mio primo compito da sindaco? Rassicurare la città e restituirle la capacità di guardare al futuro con fiducia»: non ha dubbi Fabio Romito, consigliere regionale della Lega e ora ufficialmente candidato alla guida del Comune di Bari. Finalmente la sua candidatura è stata ufficializzata: non vi sembra di averci messo un po’ troppo? «Intanto…

«Il mio primo compito da sindaco? Rassicurare la città e restituirle la capacità di guardare al futuro con fiducia»: non ha dubbi Fabio Romito, consigliere regionale della Lega e ora ufficialmente candidato alla guida del Comune di Bari.

Finalmente la sua candidatura è stata ufficializzata: non vi sembra di averci messo un po’ troppo?

«Intanto il centrodestra un candidato sindaco ce l’ha. Il centrosinistra no. Abbiamo condotto una lunga serie di riflessioni. Avremmo potuto impiegare meno tempo? Forse sì, ma almeno adesso abbiamo un nome e le idee chiare. Sul fronte opposto non è così».

Lei è stato preferito al viceministro Sisto e al senatore Melchiorre: ritiene di avere qualcosa più di loro o è semplicemente più “sacrificabile”, visto che sfilare il Comune di Bari al centrosinistra è impresa tutt’altro che facile?

«È curioso che venga percepita come “difficile” la mia candidatura, quando a essere stato ridimensionato dai noti e recenti eventi è il campo avversario. Davanti a noi abbiamo un’autostrada. Lo dicono anche i social: le nostre interazioni sono tre volte più consistenti di quelle del centrosinistra. Quindi il percorso è difficile per loro, non per noi. Quanto alla mia candidatura, la coalizione ha cercato il profilo migliore per un contesto che è cambiato più volte negli ultimi tempi. E alla fine ha deciso di puntare su un mix di esperienza, ascrivibile anche a Sisto e Melchiorre, e di freschezza, che molti associano a me e che è indispensabile per assecondare il desiderio di rinnovamento manifestato dai baresi».

Il suo nome ha suscitato qualche mal di pancia in chi non vede di buon occhio la candidatura di un esponente della Lega in un grande Comune del Sud come Bari: si sente sostenuto da tutti gli alleati?

«I mal di pancia non esistono, se non nelle fantasiose ricostruzioni di una parte della stampa. La mia candidatura è stata condivisa da tutti i vertici cittadini, regionali e nazionali di tutti i partiti del centrodestra. Dire che la nostra coalizione è granitica equivale a fotografare la realtà dei fatti».

Quindi è convinto di poter vincere?

«Basta analizzare lo scenario politico. Se il centrosinistra dovesse andare spaccato al primo turno, il centrodestra sarebbe in vantaggio, alla luce dei risultati registrati nel collegio di Bari alle elezioni del 2022. Se il centrosinistra dovesse scegliere un candidato unitario, sarebbe comunque in difficoltà, viste tutte le difficoltà che lo lacerano».

Il suo competitor potrebbe essere il magistrato Colaianni: sarebbe uno scontro generazionale tra un 78enne e lei che di anni ne ha 36?

«Non sarebbe uno scontro, ma un confronto. Colaianni è una personalità di grandissimo valore, ma rappresenta un’idea di Bari diversa dalla nostra».

E allora chi teme di più tra Colaianni, Laforgia e Leccese?

«Non temo alcun avversario. L’unica cosa che mi fa paura è l’astensione: riportare i baresi alle urne dovrebbe essere il primo impegno di tutti gli attori politici, soprattutto dopo quello che è successo nelle ultime settimane».

Che idea si è fatto delle recenti inchieste giudiziarie?

«Le vicende giudiziarie non si commentano e il centrodestra non perderà la sua natura garantista. Dico solo che magistrati e forze dell’ordine hanno svolto e continuano a svolgere un lavoro eccellente a tutela della legalità in città».

I parlamentari baresi, però, hanno sollecitato al ministro Piantedosi l’invio della Commissione d’accesso al Comune. E questo pressing è un atto politico. Allora le chiedo: l’invio degli ispettori è un atto dovuto o strumentale?

«Anche alla luce anche di quello che è successo dopo, credo che l’iniziativa del ministro Piantedosi, eccellente servitore dello Stato, sia solo ed esclusivamente a tutela di Bari e dei baresi».

Ha detto che vuole riportare i baresi alle urne: come crede di riuscirci?

«Con le idee. Perché proprio quando mancano le idee, entrano in gioco aspetti poco commendevoli. I baresi devono innamorarsi nuovamente di un’idea di città».

E allora ce la esponga qualche idea…

«Il primo compito del sindaco sarà rassicurare Bari e restituirle la capacità di guardare al futuro con ottimismo, speranza e fiducia. Bari è una città operosa, abitata da tanti lavoratori che chiedono sviluppo, equità sociale, modernizzazione. Ecco, Bari dev’essere una città moderna, efficiente nei trasporti, sicura, in grado di attirare investimenti e agevolare gli operatori economici. Oggi, invece, è una città con una pressione fiscale tra le più alte in Italia, dove non si parla di servizi per le donne, misure per le famiglie e intelligenza artificiale al servizio della pubblica amministrazione».

Sì, ma ha in mente almeno un grande progetto?

«Il piano regolatore è il grande progetto che manca alla città. I prezzi delle case sono fuori mercato perché manca uno strumento che indichi dove e come costruire. E poi bisogna recuperare il rapporto col mare. Pensiamo a Costa Sud: vogliamo un parco desolato o una zona attrattiva per residenti, turisti e imprenditori? Io propendo per la seconda ipotesi».

Costa Sud è il simbolo dell’amministrazione uscente: come giudica i dieci anni di Decaro e, prima ancora, quelli di Emiliano?

«Di Emiliano ho apprezzato lo spirito innovativo che ha caratterizzato i suoi primi anni da sindaco e che poi, però, è andato perduto. Di Decaro non posso negare la capacità di connessione al sentimento popolare. Detto questo, con Emiliano e Decaro è mancato tutto il resto. In questi vent’anni Bari è stata governata da gruppi di potere che hanno deciso le sorti della città chiusi in una stanza, mentre fuori il mondo cambiava. È a quel mondo, non ai circoli e alle élite, che noi intendiamo rivolgerci».

E per le periferie?

«In questi anni per pe periferie è stato fatto poco e nulla. Molti quartieri sono stati tagliati fuori persino dalle iniziative natalizie, per non parlare dei grandi investimenti. Non si è registrato alcun impegno per il trasporto pubblico, visto che per raggiungere rioni come il San Paolo bisogna ancora affrontare un’odissea, o per la viabilità, visto che le iniziative in tal senso a San Girolamo e Japigia sono state adottate sulla pelle della comunità. Perciò dico che, una volta eletto sindaco, nominerò un assessore alla polizia locale e alla sicurezza urbana e un altro alle periferie».

Lei vuole riavvicinare le periferie al centro di Bari, ma fa parte della Lega che sostiene l’autonomia differenziata, norma che secondo molti allontanerà ulteriormente il Sud dal Nord. Questo aspetto non le crea un po’ di imbarazzo?

«Io sono abituato a studiare. Chi contesta il ddl Calderoli, dimostra di non essersi informato perché quella norma non penalizzerà il Sud in alcun modo. E non bisogna dimenticare che l’autonomia è stata voluta, richiesta e sostenuta anche da esponenti del Partito democratico come Stefano Bonaccini, capo della corrente di Decaro ed Emiliano. E sempre i partiti di centrosinistra hanno approvato, a suo tempo, la sgangherata riforma del titolo V della Costituzione. Chi usa certi argomenti contro il centrodestra, farebbe bene a studiare e a parlare secondo verità».

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