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Azione, scatta la polemica sul rimpasto di Giunta: «Operazione di facciata»

Dopo la pioggia di critiche sul mini rimpasto da parte di Sinistra Italiana, Pd e Cinque Stelle, al coro dei contestatori si unisce anche il gruppo regionale di Azione. «Credo che le tre nomine siano un’operazione di facciata dal respiro corto e priva di visione», commenta il coordinatore regionale Fabiano Amati che sottoscrive le parole…

Dopo la pioggia di critiche sul mini rimpasto da parte di Sinistra Italiana, Pd e Cinque Stelle, al coro dei contestatori si unisce anche il gruppo regionale di Azione. «Credo che le tre nomine siano un’operazione di facciata dal respiro corto e priva di visione», commenta il coordinatore regionale Fabiano Amati che sottoscrive le parole di don Angelo Cassano di Libera e rilancia l’impegno a far approvare in tempi brevi la rotazione di dirigenti, capi dipartimento e direttori generali delle Asl. Un’altra spina nel fianco per il governatore Emiliano che, dal canto suo, sembra intenzionato ad andare avanti spedito per la sua strada.

La prossima settimana convocherà una conferenza stampa per spiegare le scelte che hanno portato alle nomina delle tre assessore: Viviana Matrangola, indicata a cultura e alla legalità, l’avvocato Viviana Triggiani all’ambiente e della consigliera Debora Ciliento promossa ai trasporti al posto della dimissionaria Anita Maurodinoia. Nomi che hanno creato malumori e mal di pancia nella segreteria provinciale del Pd nella Bat («Ciliento una scelta mortificante per il territorio»), ma anche nella segreteria barese, con la coordinatrice Elvira Tarsitano che ha bocciato le nomine “in solitudine” senza confronto e dibattito. Il tutto in attesa che la segretaria Elly Schlein e il leader Giuseppe Conte si esprimano sull’operato di Emiliano dopo aver chiesto “un rinnovamento radicale” in seno alla giunta regionale e un cambio di passo su legalità e trasparenza alla regione Puglia, allontanando i cacicchi della politica coccolati in passato dal governatore pugliese. Per ora Schlein non ha commentato le scelte, ma dal suo entourage traspare una certa delusione, anche se destinata a restare in sordina per evitare di politicizzare la vicenda alla vigilia del voto amministrativo e per le Europee. Stesse sensazioni che trapelano dal M5S che si aspettava uno sforzo in più. Il tutto mentre si avvicina il consiglio regionale del 7 maggio che vede all’ordine del giorno la mozione di sfiducia contro Emiliano depositata dalle minoranze di centrodestra. Uno scoglio che il presidente regionale vuole superare mantenendo gli equilibri di una maggioranza disomogenea e a rischio di tenuta.

Da qui l’intento di assecondare le richieste pervenute dagli alleati dopo l’annuncio del rimpasto. Ad esempio i Cinque Stelle che hanno rivendicato la cancellazione di conflitti di interesse in giunta e maggiore trasparenza nelle nomine di sottogoverno. O il Pd che ha lanciato una sorta di out out rivendicando l’approvazione di un pacchetto di leggi fra cui la Pdl contro l’omotransfobia, contro le povertà, per il salario minimo e l’edilizia sociale. Una curvatura molto sociale affinché, come chiede il segretario De Santis, «cominci la costruzione di una seconda fase della legislatura».

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