Autonomia differenziata, sfida a Calderoli. In Senato c’è il ddl popolare: «Così salviamo l’unità del Paese»

Riaffermazione del ruolo centrale del Parlamento, livelli “essenziali” sostituiti dai livelli “uniformi” delle prestazioni, potestà esclusiva dello Stato in materie strategiche come salute e scuola, clausola di supremazia della legge statale per tutelare l’unità economica e giuridica dell’Italia. Ecco i capisaldi del disegno di legge popolare sull’autonomia differenziata presentato con oltre 100mila firme a supporto e ora ufficialmente incardinato al Senato. Ispirato, tra gli altri, dal costituzionalista napoletano Massimo Villone e dall’economista barese Gianfranco Viesti, ora si contrappone a quello sostenuto dal ministro Roberto Calderoli e dalla maggioranza parlamentare di centrodestra. Ma che cosa prevede, nel dettaglio, il nuovo testo?

Il ruolo delle camere

Il ddl popolare riscrive il terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione cancellando il carattere pattizio dell’intesa tra Stato e Regioni per l’attribuzione dell’autonomia. Quest’ultima, infatti, secondo il ddl Calderoli, dovrebbe essere il frutto di un’intesa privatistica tra ciascuna Regione e l’Autorità di governo, il che finirebbe per marginalizzare il Parlamento. Il ddl popolare sancisce che l’autonomia venga attribuita alla Regione sulla base di una legge approvata a maggioranza assoluta dal Parlamento. Non solo: per questa legge, secondo Villone, si potrà chiedere un referendum popolare, entro tre mesi dalla pubblicazione e dunque prima dell’entrata in vigore, oppure un referendum abrogativo, in un secondo momento.

I livelli uniformi delle prestazioni

Quanto all’articolo 117 della Costituzione, il ddl popolare introduce il concetto di livelli “uniformi” delle prestazioni al posto di quello di livelli “essenziali” delle prestazioni. «In questo modo – si legge nella relazione che accompagna il ddl – si punta a cancellare una disuguaglianza costituzionalmente consentita».

La potestà esclusiva dello stato

Sempre in riferimento all’articolo 117 della Costituzione, il ddl popolare prevede che alcune materie, attualmente comprese tra quelle di competenza concorrente, vengano “spostate” nel novero di quelle rientranti nella potestà esclusiva dello Stato. Si tratta di salute, scuola, università, ricerca, infrastrutture e di tutte quelle materie «rilevanti sotto il profilo di diritti individuali, dell’uguaglianza e dell’efficienza complessiva del sistema Paese».

La clausola di supremazia

Il ddl popolare, infine, punta a introdurre una clausola di supremazia della legge statale, simile a quelle previste in sistemi federali in senso proprio come Stati Uniti e Germania. Che cosa significa? La legge dello Stato può disporre anche nelle materie non riservate alla legislazione esclusiva, comprese le materie disciplinate con legge regionale, «quando lo richiede la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale».

Ma quali sono gli obiettivi del nuovo ddl sull’autonomia differenziata appena incardinato in Senato? Sostanzialmente uno: evitare che il sopraggiungere di autonomie differenziate, in un’Italia già segnata da profonde disuguaglianze e divari territoriali, «diventi sinonimo di separatezza e di rottura dell’unità del Paese».

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