«Qui ci sono una classe dirigente e un tessuto sociale, politico ed economico che vogliono essere protagonisti di un grande movimento che si oppone a progetti divisivi e favorisce l’uguaglianza nell’accesso a diritti e servizi in tutto il Paese». Così Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil, annuncia la grande manifestazione con cui, sabato prossimo a Bari, il principale sindacato di sinistra e decine di altre associazioni ribadiranno il loro no al progetto di autonomia differenziata sostenuto dal governo Meloni.
La mobilitazione scatta al termine dell’assemblea pubblica organizzata nella sede barese della Cgil. È qui che si ritrovano gli esponenti non solo di sindacato, mondo accademico, politica e magistratura, ma anche di Legambiente, Libera, Arci, Anpi e almeno altri 30 sodalizi pronti a tutto pur di bloccare quel ddl Calderoli attraverso il quale l’esecutivo di centrodestra intende conferire competenze più ampie alle Regioni.
«Chiediamo al Governo di fermarsi rispetto a questa brutta storia dell’autonomia differenziata – dice Gesmundo – In questo momento c’è bisogno di un Paese unito che possa competere con l’Europa e gli altri Paesi europei. Abbiamo le risorse del Pnrr, i fondi comunitari e tanti problemi da risolvere, eppure il Governo pone come priorità il tema dell’autonomia, continuando a dividere il Paese». Dello stesso avviso Gianfranco Viesti, economista pugliese da tempo in prima linea contro la cosiddetta «secessione dei ricchi», che ora mette in guardia dal rischio di uno «stato di confusione totale». «Il pericolo è che non si capisca bene chi abbia il potere di fare cosa», osserva l’economista secondo il quale «le Regioni chiedono competenze enormi tali da disfare lo Stato italiano» e il ddl Calderoli dovrebbe essere «discusso tantissimo dal Parlamento».
E Michele Emiliano? Il presidente della Puglia partecipa all’assemblea in collegamento telefonico e non si mostra tenero né verso la maggioranza parlamentare di centrodestra, rea di pensare al Sud come a una «irrimediabile piaga italiana», né verso gli amministratori locali, bollati come «grandi assenti» del dibattito sull’autonomia. «Comuni e Province non si sono ancora espressi in modo chiaro – attacca Emiliano – ma a questo grande movimento contro l’autonomia differenziata devono partecipare anche i Comuni che rischiano di essere completamente travolti da questo neo-centralismo rafforzato delle Regioni». Parole forti, dunque, alle quali risponde Davide Carlucci, sindaco di Acquaviva delle fonti e leader della rete dei sindaci di Recovery Sud: «Noi sindaci siamo mobilitati su questo tema già da tre anni e anche l’Anci sta cominciando a prendere posizione».