È cominciata, a Roma, l’audizione del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nella Commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Chiara Colosimo.
A questo link è possibile seguire la diretta dell’audizione: https://webtv.camera.it/evento/25257.
«Andai dalla sorella del boss per dire che le regole le facciamo noi»
«L’incontro» con la sorella del boss Capriati e altre donne di Bari Vecchia «da me citato dal palco aveva l’unico scopo di far capire che l’aria» a Bari «era cambiata, che dovevano comportarsi bene, mai per chiedere protezione come qualcuno sostiene in maniera strumentale. L’evento fu un evento come tutti gli altri per imporre il rispetto delle regole anche a chi non aveva capito il significato politico e sociale dell’amministrazione che io guidavo. È evidente che usavo anche la mia storia personale» di magistrato antimafia.
Ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, durante l’audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia.
«Io – ha aggiunto – sono andato dalla sorella del boss Capriati per ribadirle con determinazione e serenità che le regole non le facevano più loro a piazza San Pietro ma le facevamo noi. Anche il rilascio degli immobili confiscati fu oggetto di questa conversazione».
«Il racconto di Decaro non conteneva notizie di reato, per questo non denunciai»
«Il racconto di Antonio [Decaro, ndr] non conteneva notizie di reato, era un fatto confuso, era stato affrontato da uno alle spalle e aveva sentito una cosa dura. Non era notizia di reato, era un evento di colluttazioni in senso dialettico, incontri che forse non riuscite neanche ad immaginare», ha riferito Emiliano.
«C’è il momento di denunciare, come ho sempre fatto, e il momento di gestire una situazione in cui l’autorità sei tu. Il fatto che riguardava l’assessore Decaro non era una notizia reato e non ritenni di fare denuncia ma di affrontare la questione nel modo in cui ho detto, continuare a parlare e stare al fianco dell’assessore per superare i conflitti che si erano sviluppati», conclude.
«Non escludo di aver dato dettagli sbagliati» durante l’intervento sul palco e «se il sindaco di Bari Antonio Decaro dice di non essere stato presente» all’incontro con la sorella del boss di Bari Vecchia: «probabilmente ha ragione lui», ribadisce Emiliano.
«Mi candidai sindaco per fare antimafia sociale»
Emiliano ha ricordato il suo ruolo di magistrato nel processo Dolmen in cui fu «condannato all’ergastolo Antonio Capriati» a cui fu «attribuito l’omicidio di Vincenzo Tesse».
Emiliano ha spiegato che «una delle ragioni che mi spinse a candidarmi a sindaco a Bari nel 2004 fu la constatazione che, nonostante noi da magistrati avessimo realizzato come Antimafia uno delle più puntuali opere di bonifica di tutta la storia italiana sino ad allora, mi ero reso conto che l’azione penale doveva essere convertita in antimafia sociale».
Nel 2007, ha dichiarato il governatore pugliese, «quando divento sindaco istituii un’agenzia per la lotta non repressiva alla mafia. Dal 2007 abbiamo stabilito l’obbligatorietà della costituzione di parte civile del Comune nei processi contro la mafia. In 20 anni abbiamo destinato al Comune 140 immobili confiscati alla mafia. In una delle case confiscate ai Capriati, in piazza San Pietro a Bari Vecchia, c’è un’associazione adesso».
«Sulla Regione Puglia non c’è nessuna indagine»
«Sulla Regione Puglia non è in corso nessuna indagine. Vi chiedo tutela, cioè di raccontare a tutta l’Italia, per favore, che il presidente della Regione Puglia non è oggetto di alcuna indagine, di nessun tipo, in nessuna delle inchieste», ha evidenziato il presidente della Regione.
«C’è una confusione – ha detto – per cui si ha l’impressione che debba rispondere di qualcosa. Io vi prego di ribadirlo, la Regione Puglia non c’entra nulla con le indagini in corso a Bari. Neanche la giunta comunale di Bari è oggetto di indagine, è esente da qualsiasi indagine. Non mi mettete in paragone con altre vicende dolorosissime che stanno accadendo in altre zone di Italia».