Aiuti alle donne incinte, la delibera pugliese continua a far discutere: per femministe e Pd è un attacco al diritto all’aborto

Continuano le polemiche sulla delibera regionale che assegna 5 mila euro per rinunciare all’aborto. Un tema divisivo che accende i due schieramenti a ridosso della campagna elettorale.

Dopo la sospensione del provvedimento da parte dell’assessora proponente grillina Rosa Barone, il centrodestra torna all’attacco a sostegno dell’aiuto. Il parlamentare leghista Davide Bellomo non ha dubbi e riprende la linea del leader Salvini: «Il blocco dell’intervento – sottolinea il senatore – è l’ennesimo grave errore di una sinistra ideologicamente perversa. Pur di non scontentare coloro che professano un malinteso diritto delle donne all’autodeterminazione, si preferisce privare nell’immediato di un aiuto concreto chi, con coraggio, vuole portare a termine la gravidanza. Temo che la massima condivisione e corretta informazione sul provvedimento e la serie di incontri con le associazioni di riferimento delle quali parla l’assessore regionale, significhi purtroppo che questa delibera tanto importante vedrà la luce soltanto alle calende greche, cioè mai. Emiliano segua la sua coscienza e non sprechi l’occasione di fare finalmente una cosa buona per le donne pugliesi».

Nel frattempo il governatore Emiliano è intenzionato a ridiscutere la delibera in Giunta con un nuovo percorso di concertazione con associazioni e operatori del settore. La Puglia, dicono dal palazzo regionale, non è interessata a replicare le politiche del governo del centrodestra in favore della natalità. In realtà la delibera è stata mal interpretata prestando il fianco a quella parte del centrosinistra, le femministe ed il Pd, che l’hanno letta come un attacco al diritto stabilito dalla legge numero 194 del 1978, quella sulla legalità dell’aborto appunto.

Ed infatti associazioni e rete delle donne costituenti hanno bollato l’iniziativa come “ideologica e oscurantista, che calpesta la dignità e la libertà e nega persino ciò che ormai è dato per acquisito in riferimento all’autodeterminazione delle donne”. Critiche di merito a cui si aggiungono quelle di metodo: “perché infilare un tema così importante in una delibera senza comunicarlo in modo adeguato?”. Uno scivolone che rischia di affossare un’operazione socialmente condivisibile, ovvero aiutare le donne povere, con Isee al di sotto dei 7 e dei 10 mila euro annui, a portare avanti la gravidanza nel momento in cui dichiarano nei consultori che vorrebbero portare avanti la gestazione, ma che non possono per la loro condizione economica.

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