Acqua pubblica in Puglia, il presidente di Aqp: «Impugnazione del Governo è regalo ai privati»

L’impugnazione della legge regionale sul sistema idrico pugliese davanti alla Corte costituzionale da parte del Governo, basata su un parere dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, sarebbe «condizionata» da alcune multinazionali.

È quanto sostiene il presidente dell’Acquedotto pugliese, Domenico Laforgia. «Questa impugnazione del Governo, sostanzialmente su impulso del Ministero del Sud, sembrerebbe condizionata dall’interferenza di multinazionali enormemente più grandi di Acquedotto pugliese, anche venti volte, che hanno come unico interesse il profitto, non certo l’acqua bene comune», afferma.

Per Laforgia «l’Antitrust dovrebbe fare chiarezza, perché il parere negativo sulla legge regionale che consente l’ingresso dei Comuni nel capitale sociale di Aqp dando all’Autorità idrica pugliese anche l’opzione dell’in house providing è totalmente privo di fondamento giuridico, oltre che ripetitivo di tesi già smentite, come riteniamo verrà affermato dalla Corte costituzionale. E interpreta quantomeno male il diritto Ue che, come afferma il Consiglio di Stato, in materia di servizi pubblici locali non impone il mercato, ma solo il rispetto della concorrenza se si sceglie di andarci».

Quindi, secondo Laforgia, «sorge il dubbio che l’Agcm stia tutelando un trust di grandi aziende private a discapito della gestione pubblica che ha sempre dimostrato di curare gli interessi della collettività con efficienza e solidità».

La legge regionale, evidenzia il presidente di Aqp, «non affida direttamente il servizio né impone alcunché all’Autorità idrica pugliese. Mira esclusivamente a recuperare la possibilità, precedentemente preclusa, dell’opzione dell’in house providing, incentivando, senza imposizioni, l’ingresso dei Comuni pugliesi nel capitale sociale di Aqp».

Per il presidente i rilievi dell’Agcm sono quindi, «oltre che infondati, evidentemente pretestuosi poiché censurano una scelta di affidamento ad Aqp che, ad oggi, l’Autorità competente non ha ancora effettuato. Ciò dimostra, peraltro, che le censure al più atterrebbero alla pretesa illegittimità amministrativa dei futuri atti di affidamento che eventualmente facciano cattiva o erronea applicazione della legge stessa, e nulla hanno a che vedere con questioni di costituzionalità».

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