Funziona come una specie di lampada di Aladino digitale. Certo non ci si esprimono desideri ma se le si chiede se un alimento o una crema per il viso sono di qualità, scansionandoli, lei risponde. È l’app francese Yuka, ha per simbolo una carota e ha reso bontà e genuinità a portata di clic per 55milioni di utenti, fra Europa e Stati Uniti. La storia la racconta una delle sue co-fondatrici, Julie Chapon.
Com’è iniziata l’avventura?
«Benoît, uno dei tre cofondatori di Yuka, inizia a interessarsi alla composizione dei prodotti che acquista per i suoi figli già nel 2015. Confuso dalle etichette spesso incomprensibili dei prodotti, pensa che sarebbe utile uno strumento per decifrarle in modo rapido e semplice. Ne parla con suo fratello François e con me, Julie. Entrambi troviamo l’idea geniale. Così, nel febbraio del 2016, decidiamo di partecipare al Food Hackathon, un concorso per start-up che si tiene a Parigi. Durante un intero weekend gettiamo le basi del progetto e alla fine riusciamo a conquistare il primo posto. Convinti che la nostra iniziativa risponda a un bisogno reale, decidiamo di lanciare il progetto. Ed è così che ha inizio questa straordinaria avventura».
Una definizione di Yuka?
«Yuka è un’applicazione al 100% indipendente che permette di scansionare il codice a barre di prodotti alimentari e cosmetici per conoscerne l’impatto sulla salute».
Quali sono i numeri del successo?
«L’applicazione è attiva in 12 Paesi e conta attualmente 55 milioni di utenti, di cui 6 milioni soltanto in Italia».
Come se lo spiega?
«Credo che il successo dell’applicazione si basi su tre elementi principali: l’indipendenza, che ci consente di costruire un rapporto di fiducia con gli utenti offrendo valutazioni completamente obiettive, non influenzate dai marchi. Questo fa sì che gli utenti di Yuka non si limitino a utilizzare un’app, ma si sentano parte di un progetto molto più grande, capace di influenzare l’industria; la semplicità d’utilizzo: Yuka è un’applicazione estremamente semplice, intuitiva e accessibile a tutti, dai bambini agli anziani; il database molto completo, che comprende oltre 5 milioni di prodotti, tra cui il 95% di quelli scansionati in Italia. La peculiarità di Yuka è che non si limita ad orientare gli utenti nella scelta di prodotti più salutari, ma rimette l’alimentazione al centro delle priorità. Secondo una rilevante indagine sulla misurazione dell’impatto, che ha coinvolto circa 13.000 persone, risulta infatti che il 90% degli utenti acquista meno prodotti, ma di qualità superiore, e il 53% cucina di più grazie a Yuka».
Non avete finanziatori né pubblicità. Come fate?
«Il nostro fatturato proviene quasi interamente dalla versione premium dell’applicazione: una versione a pagamento che dà accesso a funzionalità aggiuntive. La versione premium è fondamentale per Yuka, in quanto rappresenta un contributo prezioso per sostenere il progetto. Un’altra fonte di reddito è il nostro libro “La guida all’alimentazione sana”, che ho redatto in collaborazione con il nutrizionista Anthony Berthou, che fornisce, in modo chiaro e accessibile le basi per seguire un’alimentazione sana e include 36 piatti salutari approvati da Yuka. Per garantire agli utenti la massima trasparenza sulle nostre fonti di reddito, abbiamo reso disponibile sul sito web di Yuka il nostro bilancio contabile».
Questa indipendenza dunque premia…
«Mantenere la nostra indipendenza è per noi una priorità assoluta e un elemento cruciale del nostro progetto. La nostra indipendenza si riflette in tre fattori chiave: l’applicazione non contiene pubblicità, non riceviamo quindi alcuna remunerazione dai marchi; le valutazioni e le alternative suggerite non sono influenzate dalle aziende; i dati degli utenti sono completamente riservati».
Quella per il cibo sano può diventare una ossessione?
«Il nostro obiettivo non è affatto quello di demonizzare determinate categorie di prodotti: non fa parte della nostra filosofia. Per questo motivo, per ogni categoria di prodotti, cerchiamo di proporre alternative che ottengano una valutazione migliore. Ad esempio, se si scansionano delle patatine con un punteggio basso, l’app suggerirà sempre delle patatine, ma con una composizione più interessante. Siamo consapevoli che la nutrizione è un argomento complesso, che non si riduce a un semplice punteggio nell’app. Per aiutare gli utenti ad approfondire l’argomento, realizziamo quindi un importante lavoro di informazione e divulgazione sulla nutrizione attraverso il nostro libro “La guida all’alimentazione sana” e tramite il blog, che conta più di 2 milioni di lettori al mese».
Cosa c’è all’orizzonte?
«Dopo il grande successo in Europa, Yuka sta registrando una rapida crescita anche negli Stati Uniti. Per favorire questo sviluppo, io e i miei soci abbiamo deciso di trasferirci per un anno negli Stati Uniti. Il nostro obiettivo è replicare l’impatto che abbiamo avuto in Europa, non solo per quanto riguarda gli utenti, ma anche i marchi, che potrebbero essere incentivati a ripensare le formulazioni dei loro prodotti. Speriamo davvero che Yuka possa contribuire a fare la differenza».