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«Voglio offrire divertimento e scuotere le coscienze»

«Sono barese purosangue e lo rivendico con orgoglio» esclama Giacomo Liuzzi, 39 anni, di giorno impiegato in una grande multinazionale, che di sera fa sbocciare una spiccata dote artistica nella sua sensuale, effervescente, intensa drag queen: Peperita, ben nota a chi segue Bake Off Italia, il reality di aspiranti pasticceri e pasticcere condotto da Benedetta…

«Sono barese purosangue e lo rivendico con orgoglio» esclama Giacomo Liuzzi, 39 anni, di giorno impiegato in una grande multinazionale, che di sera fa sbocciare una spiccata dote artistica nella sua sensuale, effervescente, intensa drag queen: Peperita, ben nota a chi segue Bake Off Italia, il reality di aspiranti pasticceri e pasticcere condotto da Benedetta Parodi; e nelle cui vesti Giacomo, in questi giorni, debutta a teatro con il suo “One Drag Show”: stasera a Bari, al Teatro Purgatorio, il 18 e il 25 a Milano (tutto esaurito).

Giacomo Liuzzi, già da tempo sold out per le date milanesi, e a Bari?
«Sono un po’ deluso della scarsa attenzione che ho ricevuto dalla mia città. Per lavoro e per amore ho vissuto fuori, ma sono sempre tornato: sono follemente innamorato di Bari, credo non esista città più bella al Sud. E credo fortemente nel suo valore, nella sua gente, nel suo essere terreno fertile per i talenti. Mi sento figlio del talento barese». E di talento Giacomo ne ha da vendere: dopo l’interruzione della prima apparizione (2020) a Bake Off Italia per un infortunio, la produzione lo ha richiamato per l’edizione 2021, dove ha fatto faville con la sua verve, la sua spontaneità, la sua generosità e la sua gentilezza.
Come è nata Peperita?
«Credo di essere sempre stato filo drag e tammurriata napoletana» dice divertito. A soli 14 anni un corso di teatro a Bari con Marcello Prayer ne rivela l’attitudine per i ruoli femminili: «Non mi sono mai sentito maschio alfa e neanche donna. Mi piaceva interpretarle, le donne. È diventato il mio modo per esprimere l’esigenza artistica che avevo dentro. La prima volta che mi sono truccato e vestito, nonostante fossi “arrangiatissima” (non c’era ancora tutta la disponibilità di costumi e make up che c’è ora), mi sono reso conto che ero io e, facendo tanta gavetta, ho trovato il mio modo di essere sul palco. Ho “trovato” Peperita».
Cosa intende?
«Ora i ragazzi iniziano e dopo due giorni si sentono regine. Ma la gavetta serve a provare il personaggio, a sentirlo, a familiarizzare con lui, a farlo tuo e renderlo unico. Noi lavoriamo quando ci rendiamo unici, altrimenti siamo le brutte copie di qualcun altro. Credo sia una legge per tutti gli artisti e in generale di vita, per ogni persona».
Qual è la sua unicità?
«L’improvvisazione, non so mai cosa porto in scena. Salgo sul palco e vado fuori di testa, la gente ride anche per due ore di fila. E io ne esco svuotato, scendo dal palco solo quando sono soddisfatto, divertito quanto le persone in sala».
Anche in “One Drag Show”?
«In questo spettacolo Peperita racconta la storia di Giacomo, in chiave ironica. Ho deciso di parlare di cose vere che mi sono successe. Vorrei che il pubblico a teatro ridesse tanto, per poi, a casa, riflettere “che cavolo ha passato quell’uomo, eppure ora ne ride”. Voglio offrire divertimento e anche scuotere le coscienze, perché davanti alle avversità della vita bisogna reagire, non lasciare che le cose ci travolgano. E poi oggi io sono veramente, veramente felice e desidero condividere la mia felicità con chi viene a teatro».
Da dove arriva tanta felicità?
«Dalla mia vita, dal mio compagno Alessandro, dalla mia famiglia. Sono stato fortunato, non ho mai dovuto fare coming out con i miei. Sono sempre stato aperto e al tempo stesso dignitoso. La mia lotta per impormi socialmente è stata silenziosa ed educata; e in casa, mia madre e mio padre mi hanno semplicemente compreso, accolto e sostenuto, insieme a mia nonna, che mi adorava: è grazie alla promessa che mi ha estorto prima di lasciarci che ho superato i miei problemi alimentari». Tanto che oggi Giacomo è in piena forma, ha aiutato tutta la famiglia a dimagrire e sta per pubblicare il suo primo libro culinario fotografico, “La Pepe in cucina”, comprensibile anche per chi, come lui, è dislessico.
È solo una sensazione o c’è una recrudescenza di omofobia oggi secondo lei?
«L’omosessualità, la transessualità, il lesbismo e in genere tutto ciò che potrebbe essere etichettato come diverso, è diventato talmente comune che chiunque si sente in diritto di dire la propria opinione, spesso basata su ignoranza. Di conseguenza è facilmente sbagliata, come lo è voler necessariamente etichettare e dividere le persone. Spesso mi sento dire “io non ho niente contro quelli come te”: come te in che senso? Che fanno tre lavori, hanno una casa, convivono, sono felici e non commettono crimini? Se è così te lo lascio dire, ma se intendi che a fine giornata io mi addormento abbracciato a un uomo, sei omofobo. Punto. Sono Giacomo Liuzzi, faccio la drag queen e non ti deve interessare la mia vita privata. Se non ti faccio del male non sei autorizzato a farne a me. Neanche con le parole». Punto.

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