Una vita divisa tra terra e mare. Napoli, Venezia, Trani e tante altre città del Mediterraneo. Roberto Soldatini, professore al conservatorio N. Piccinni di Bari, è un violoncellista e direttore d’orchestra sui generis: vive in barca.
Cosa la spinge a fare questo?
«Un insieme di cose, di sinergie che sono confluite in un momento e che sono il desiderio di libertà, il ritorno all’essenziale, il ritorno alla natura. Ma anche andare alla scoperta di altre cose di me stesso, della vita e degli altri».
Il suo legame con il mare da cosa ha origine?
«È recentissimo. Nel senso che è venuto poco prima che decidessi di comprare la barca (si chiama Denecia n.d.r.). Perché prima io andavo in montagna!»
C’è qualcosa che le manca della sua vita precedente?
«Assolutamente niente».
Ad accompagnarla in tutti i suoi viaggi oltre al violoncello, c’è la scrittura. Questa passione come nasce?
«Per caso, perché ho scritto dei diari di bordo quando ero in navigazione per gli amici, un po’ incuriositi dalla mia avventura e preoccupati per la mia inesperienza. Così è nato tutto. Poi, ho raccolto i miei appunti e li ho mandati a un editore. Il primo libro che ho scritto (La Musica del Mare n.d.r.) ha vinto ben due premi ed è stato anche tradotto in francese. È stata una rivelazione. Per me, soprattutto! Perché non mi aspettavo di avere questa capacità di scrivere».
Il suo ultimo libro parla della pandemia. Com’è stato viverla in barca?
«È stato un privilegio per varie ragioni. Innanzitutto, in mare il virus difficilmente arriva. Anche se pare che questo non fosse ben chiaro alle nostre forze dell’ordine, perché ho avuto seri problemi ogni volta che navigavo. Oltre alle tempeste vere, di natura, quelle più difficili che ho dovuto attraversare sono state quelle della burocrazia! Poi, è stato straordinario anche per il fatto che ho visitato tutti i paesi del Mediterraneo come lo si faceva cento anni fa, ossia senza turismo di massa. Arrivavo ad essere l’unico ad attraccare nei porti».
Questa scelta di vivere in barca ha delle sfumature legate al tema della sostenibilità ambientale?
«Collaboro costantemente con varie organizzazioni che difendono il mare.
Sono testimonial di Sea Shepherd e poco tempo fa è uscito un video promozionale in cui suono e accompagno la voce di Camilla Fascina. Cerco sempre anche di sensibilizzare le persone a non usare la plastica. Può sembrare bizzarro, ma spesso i primi a usarla sono quelli che viaggiano in barca. Allucinante!»
Com’è guardare l’Italia dal mare?
«La visuale delle città dal mare è sempre molto più suggestiva che via terra. Approdare nei porti vuol dire farlo dall’ingresso principale. La composizione di edifici fantastici nell’antichità era fatta per accogliere chi arrivava dal mare, non dalla terra ferma. La terra ferma era l’ingresso di servizio. Basti pensare a Venezia dove l’approdo avveniva dal mare a Piazza San Marco».
Esistono delle città con le quali si diventa un tutt’uno. Lei ne ha una?
«Io credo di aver sentito questa sensazione soltanto per Napoli e adesso per Trani. Perché entrambe ti abbracciano al tuo arrivo.
A Napoli c’è questo golfo in cui entri e sei accolto da questa vitalità dei napoletani ed energia, che probabilmente arriva anche dal vulcano. Chissà! A Trani c’è la stessa cosa. E poi, tutta la vita della città si svolge intorno al porto.
Cosa che avviene in pochissimi altri porti.
Quasi ovunque si è creato una sorta di diaframma tra città e porto. Io l’ho scelta anche per questo. Scendo dal molo e raggiungo tutto a piedi. Condizione indispensabile per me per scegliere il posto dove stare. Bari stessa, anche se insegno al conservatorio di Bari, l’ho dovuta scartare per questa follia italiana di costruire i porti turistici lontani dal posto turistico!»
Si sente libero?
«Assolutamente sì. Ma io mi sentivo libero anche prima di fare questa scelta. Non mi sono mai fatto condizionare da niente. Non sono mai stato incline a fare alcun compromesso. E questa è stata anche la ragione per cui a un certo punto ho smesso di calcare i palcoscenici».
Il suo prossimo viaggio?
«Non li programmo più, perché mi piace farmi sorprendere dal vento. In genere prediligo Grecia e Egeo. Penso che quest’anno raggiungerò Creta, perché non l’ho ancora vista».
Le faccio un’ultima domanda: cosa non le ho chiesto?
Risata. «Cosa non mi ha chiesto? Vediamo. – Qualche secondo di silenzio – Forse se mi sono pentito di questa scelta».
Benissimo: si è pentito di questa scelta?
«L’unica cosa di cui mi sono pentito è di non averla fatta prima».