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Turismo a Lecce: «Segnali di ripresa confortanti Ma c’è ancora tanto da fare»

Il ponte di Pasqua nel Salento non ha tradito le più rosee aspettative. Ma per tornare ai livelli turistici del 2019 toccherà aspettare ancora qualche anno. Abbiamo analizzato le prospettive del settore insieme a Mattia De Gennaro, 33 anni, direttore del gruppo Ho Hotels di cui fa parte anche il Patria Palace Hotel di Lecce…

Il ponte di Pasqua nel Salento non ha tradito le più rosee aspettative. Ma per tornare ai livelli turistici del 2019 toccherà aspettare ancora qualche anno. Abbiamo analizzato le prospettive del settore insieme a Mattia De Gennaro, 33 anni, direttore del gruppo Ho Hotels di cui fa parte anche il Patria Palace Hotel di Lecce insieme ad altre strutture in Puglia e una a Roma.

Lei ha sicuramente il polso della situazione, quale è stato l’andamento dei flussi turistici durante queste vacanze?
«C’è stata una ripresa, considerato che negli anni scorsi, nel medesimo periodo, il settore era ancora fermo. C’è una ripresa del mercato straniero ma non siamo ancora tornati ai livelli pre-covid. In aprile, nel 2019, arrivavamo anche al 70/80% di occupazione delle strutture ricettive, adesso siamo intorno al 50%. I nostri hotel lavorano storicamente con una clientela americana, molto nutrita, ed è quello che oggi ci sta mancando. Negli ultimi anni c’è stata una presenza importante di turisti francesi, svizzeri e tedeschi mentre nel Salento si registra una forte presenza di visitatori dal Nord Italia».
I segnali per la stagione estiva sono positivi?
«Sì, soprattutto da maggio fino a ottobre perché nel Salento la stagione estiva è più lunga rispetto a quella classica estiva. Le restrizioni che frenavano il settore sono ormai state allentate dal governo. I venti della guerra Ucraina hanno un po’ allentato il mercato, soprattutto quello americano e intercontinentale, mentre il mercato europeo e quello italiano ne hanno risentito di meno».
Venite fuori da due anni disastrosi, quelli della pandemia. Come avete vissuto questo periodo?
«È stato un periodo di transizione e abbiamo deciso di aprire solo durante il periodo tra agosto e settembre del 2021, durante il quale abbiamo lavorato bene. Per il resto abbiamo sfruttato il tempo per ristrutturare l’hotel e riposizionarlo su un segmento di lusso, più alto rispetto a quello precedente. Non siamo comunque riusciti a colmare le perdite. Il fatto di essere un grande gruppo alberghiero ci ha permesso di sostenere gli investimenti, altrimenti sarebbe stata veramente dura. Per ripagare le perdite dovremo aspettare: molto dipenderà da come si evolverà il mercato pugliese e da quale sarà il trend del Salento nei prossimi anni. Ritendo che comunque nel giro di un paio di anni si tornerà a un regime anche superiore rispetto a quello del 2019. Oggi puntiamo molto sul mercato americano e sul segmento di lusso. E poi anche i mercati del Nord Europa stanno diventando sempre più importanti grazie ai nuovi collegamenti areei. Nei prossimi anni, i mercati europei diventeranno sempre più influenti e guardiamo con interesse ai nuovi mercati intercontinentali, quello brasiliano e quello australiano, che sono già presenti nel Salento».
Quali sono gli ostacoli da rimuovere per far decollare il turismo locale?
«Esiste un problema di mentalità. Bisogna evolvere l’offerta turistica a 360 gradi, soprattutto dal punto di vista dell’accoglienza, degli spazi dedicati e della cura delle città, in particolare di Lecce. C’è bisogno di un passo in più. Bisogna investire sicuramente sull’aeroporto, far crescere l’approdo nel Salento come destinazione principale per gli arrivi e fare rete tra gli operatori turistici. Il Salento vanta tante eccellenze che però sono divise tra loro e non creano un’offerta ben percepita dal mercato. In questi giorni, infatti, c’è stato un exploit in Puglia ma non nel Salento perché manca la percezione di un’offerta che vada oltre Lecce e le località balneari. Anche i trasporti interni sono un problema perché poi raggiungere i vari paesi del Salento, se non si ha una macchina, è veramente difficile. Una rete di trasporti locali, anche privati, è indispensabile per potersi muovere e snellire il traffico e il disagio dei parcheggi che si creano in alta stagione».

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