Il mondo dell’ingegneria ha in sé il metodo della precisione e Michele Notarnicola ne è la conferma. L’accademico originario di Foggia, classe 65, sottolinea subito che per amici e conoscenti il suo nome è Maurizio. Razionale, intuitivo e lungimirante. Alcuni progetti, in cui lui è parte attiva in un team numeroso, sono finiti persino in trasmissioni televisive come “Leonardo” e “Unomattina estate”. Le sue parole hanno una eco più che rilevante. Un’eccellenza del Politecnico di Bari, un professore ordinario che punta da sempre al benessere dell’ambiente e quindi, a effetto domino, delle persone. Il suo campo di competenza è specifico la gestione dei rifiuti solidi con bonifica dei siti contaminati.
Professore, partiamo dal suo impegno per il Dicatech, il Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale del territorio edile e di chimica…
«Ho creato un gruppo di ricerca formato da una ventina di studiosi e l’obiettivo è l’applicazione della tecnologia per lo sviluppo ambientale».
Quali i progetti da evidenziare?
«Due in particolare, finanziati dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Uno riguarda i Raee, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. È un flusso che rimanda ai computer, sia portatili che fissi, ai telefonini, elettrodomestici come frigoriferi, forni o lavatrici, ai monopattini e biciclette elettriche e così via. Il loro smaltimento “a fine vita” è di difficile gestione: vanno salvate le sostanze pregiate come oro, platino, terre rare e polimeri plastici e vanno invece eliminati gli inquinanti dannosi per sottosuolo e aria».
Il secondo progetto?
«Riguarda i rifiuti spiaggiati, quell’insieme di materiale sia naturale, come alghe e Posidonia, che antropico, come plastica, vetro o legno. Le nostre fasce costiere sono invase da questi rifiuti».
Lei che cosa propone?
«Il gruppo di ricerca ha partecipato ai bandi del Ministero dell’Ambiente con i progetti “Tecnologie innovative per la chiusura del ciclo dei Raee” ed è stato finanziato con circa 400mila euro e a dicembre, dopo tre anni di lavoro, si conclude. Abbiamo proposto una sorta di treno di tecnologie realizzando un sistema in grado di simulare un processo di disassemblaggio del rifiuto. Il fine è quello di recuperare i polimeri plastici o il rame e l’alluminio scartando ciò che non è utilizzabile. Il tutto in un’ottica di un’economia circolare che considera anche una tecnica di trattamento termochimico per recuperare energia. L’altro progetto più recente, della durata di due anni e finanziato con 600mila euro si chiama “Gestione circolare dei rifiuti spiaggiati”, si concluderà a inizio 2026 e ha l’obiettivo di realizzare un impianto mobile che possa essere sistemato sulla spiaggia, su chiamata del Comune di riferimento. Un sistema robotico raccoglierà l’ammasso di rifiuti e il cuore dell’impianto alimenterà una selezione delle varie frazioni che poi saranno mandate ai rispettivi consorzi di recupero».
Qual è il destino di questi due progetti?
«Quello sui Raae è stato appena approvato dalla Comunità europea con un finanziamento di circa due milioni di euro e inizieremo nel 2025. Sul tema rifiuti spiaggiati c’è già l’approvazione dell’idea e siamo in attesa del finanziamento. Queste sfide si sviluppano con un partenariato esteso, dalla Regione Puglia a nazioni europee come Albania, Montenegro e Grecia».
Cosa auspica per il futuro?
«Vorrei un cambio di paradigma. I rifiuti, se gestiti a dovere, non sono un problema ma una risorsa, contengono materiali di interesse ingegneristico. L’energia contenuta in essi può essere utilizzata per produrre combustibili alternativi. Siamo nell’era di un’economia circolare».