SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Pittrice e scultrice ma anche poetessa: Tiziana Fato e la ricerca dell’estetica del vivere

Una forte creatività e vivace immaginazione quasi sempre albergano in personalità non conformiste e molto sensibili. Così, un’opera artistica diventa l’atto finale di un percorso emotivo e intellettuale fuori dagli schemi e pieno di limpida bellezza. Alla ricerca costante di questa ‘estetica’ del vivere in tutte le sue forme c’è una donna eclettica e mai…

Una forte creatività e vivace immaginazione quasi sempre albergano in personalità non conformiste e molto sensibili. Così, un’opera artistica diventa l’atto finale di un percorso emotivo e intellettuale fuori dagli schemi e pieno di limpida bellezza. Alla ricerca costante di questa ‘estetica’ del vivere in tutte le sue forme c’è una donna eclettica e mai scontata: Tiziana Fato, barese, classe ’62 e autrice, tra le innumerevoli cose, di “Cartoline”, l’originale e divertente rassegna di 110 opere: un omaggio al cinema e alla sua città d’origine.

È corretto presentarla come una donna sempre in lotta con mentalità chiuse e con il desiderio di aprirsi al mondo?

«Direi di più; da ragazza ero una vera “anima in pena” come si suol dire, con tutte le inquietudini delle adolescenti. Mi sono ritrovata a vivere a Roma nel 1985; mi stava stretto un po’ tutto qui; una città attenta allo stile e molto alle apparenze. In realtà però il mio non essere felice a Bari era perché in famiglia ho sempre avuto l’impressione di essere trasparente. Vivevo in un clima in cui c’erano scompensi affettivi e io, seconda di quattro figli, mi sentivo solo un pesce fuor d’acqua, invisibile e non compresa».

Erano i tempi del bar “Pellecchia”, dove si riunivano giovani alternativi, ribelli e un po’ tormentati; per chiudere il cerchio e guardare alla sua formazione culturale che scuole frequentava?

«Altra via crucis. Mio padre, un dirigente industriale, voleva che diventassi un medico. Mi iscrisse al liceo scientifico del Di Cagno Abbrescia e da quell’Istituto feci di tutto per essere letteralmente cacciata. Mi ritrovai allo Scacchi ma fu ancora peggio perché, a parte in disegno e altre due materie dove prendevo 9, per il resto non c’era speranza e fui bocciata per la seconda volta. Così i miei, disperati, mi mandarono a Salerno da alcuni parenti. Era il 1980 e con lezioni private in casa riuscii a prendere il diploma recuperando tre anni in uno. In seguito, come ho precisato, accontentai mio padre iscrivendomi alla facoltà di medicina ma ci rimasi per tre mesi e gettai la spugna. Fu la volta di Scienze politiche ma non me importava assolutamente nulla e abbandonai».

E con questo percorso travagliato come ci è arrivata al mondo dell’arte?

«Ci sono dentro da sempre. E’ il mio istinto, la mia predisposizione, il momento in cui sono felice; tra il fare dei pennelli, della scultura, della grafica e anche della poesia. Una passione ereditata da mia madre e mia nonna. Negli anni ’90 a Roma mia suocera era una gallerista, una dei “100 pittori di via Margutta”, la storica associazione culturale. Mi spinse a dipingere e poi grazie al critico d’arte Elio Mercuri riuscii a fare una mostra di tele ad olio “Corpo vivo nel corpo vivo del mondo” nella “Galleria della Tartaruga”, in via Sistina».

E’ sempre stata un’autodidatta, capace di confrontarsi in diverse realtà lavorative; quelle che poi hanno fatto la differenza nella visione della vita.

«Ho fatto la giardiniera in Vaticano, ho lavorato in una agenzia investigativa, in una società telefonica, son stata agente di commercio, direttrice di un negozio di abbigliamento sportivo e ancora altro».

In quale lavoro ha ritrovato la vera Tiziana?

«Come insegnante di arti applicate al riciclaggio nella scuola elementare “Capo delle armi” di Ostia. Un lavoro svolto insieme ad una carissima amica. I bambini al principio ci rispondevano con parolacce e alla fine dell’anno hanno pianto per il legame che si era instaurato».

Tiziana dai capelli rossi vive e ha sempre vissuto come un cane sciolto in mezzo al gregge, libera da convenzioni e restrizioni, libera dall’ansia della competizione ma alla costante ricerca dell’armonia del vivere, sia essa estetica o interiore. Una ricerca che costa fatica e che affonda le sue radici in un’infanzia piena di buchi neri. E’ tornata a Bari nel 2012 e ha regalato alla città opere affascinanti come la collezione inaugurata al “Mad” nel 2015 “Camouflage”, fotomontaggi di volti associati a dipinti noti. O ancora “Cartoline” del 2016, scatti del capoluogo in cui sono inseriti personaggi del cinema di tutti i tempi. Un modo come un altro per far vivere la sua infinita creatività e far sognare. Intenso l’album “Eravamo re e regine” del 2018 sul tema migranti e visibile sulle sue pagine fb. Singolari poi sono le opere che hanno come protagonista la sua gatta in vacanza, in giro per luoghi suggestivi e in compagnia di attori degni del Cinema di Venezia. In ultimo ci sono i suoi lavori di scultura, frutto del periodo della quiete e del silenzio della pandemia.

ARGOMENTI

Intervista
persone
storie
tiziana fato

CORRELATI

string(0) ""

Lascia un commento

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!