Pandemia, guerra. Due parole grottesche da sole, ancor più innaturali insieme; inimmaginabile che potessero prendere corpo nella nostra realtà, una dopo l’altra. Difficile da metabolizzare per le persone adulte, figuriamoci per le generazioni più giovani. Come aiutarle se non con l’ascolto delicato, l’incoraggiamento all’espressione libera del proprio sentito e la motivazione a trovar rifugio e conforto nella cultura? Queste le sensibilità con cui Rosella Santoro, direttrice artistica del festival “Il Libro Possibile” e, soprattutto, insegnante di italiano e latino ai Licei Cartesio di Triggiano, entra in classe ogni giorno.
Rosella Santoro, che aria si respira a scuola?
«Nel personale dell’Istituto abbiamo diversi collaboratori ucraini; anche Giordano Signorile, il ragazzo che studiava all’Accademia di danza di Kiev, ed è appena rientrato sano e salvo, è un nostro ex alunno. Ragazzi e ragazze sono davvero spaventati, già la pandemia ha causato un forte contraccolpo psicologico, da cui non si erano ancora ripresi e che noi cercavamo di arginare con grande delicatezza; e ora la guerra sta moltiplicando ansie e paure. Seguiamo le notizie insieme, diamo modo di affrontare la cosa attraverso la lettura di autori classici, di dare le coordinate storiche, ma vengono in classe con una forte necessità di parlare e di esprimersi».
In questo, “Il Libro Possibile – Winter”, la versione invernale del festival che si svolge proprio nel vostro liceo, è di aiuto?
«Sì. Il festival, sia d’estate che d’inverno, vuol essere anche un momento in cui riflettere su alcuni bisogni attraverso la cultura. L’incontro con autori e autrici, a cui partecipano attivamente studenti e studentesse di quattro comuni (Casamassima, Capurso, Cellamare e Triggiano), conforta anche offrendo un momento di socialità, di cui hanno tanto bisogno. La lettura di un libro prima dell’incontro permette loro di recuperare un momento prezioso proprio per fermarsi a riflettere, li impegna non solo nell’assimilare nozioni, ma attivandoli per costruire esperienze mettendoci qualcosa di sé stessi e sé stesse. E lo fanno confrontandosi con ospiti come (solo per citare gli ultimi) Erri De Luca, Nicola Grattei e Antonio Nicaso; ad aprile avremo Matteo Bassetti, poi Vito Mancuso. Insomma, continuiamo a pieno ritmo».
Infatti, il format del Libro Possibile – Winter, è volto a coinvolgere studentesse e studenti per stimolare il loro pensiero critico e analitico e renderli protagonisti del dialogo culturale con autrici e autori (gestendo in prima persona l’introduzione al libro, l’analisi dell’argomento del testo, le domande). In realtà affonda le radici lontano.
«Ventuno anni fa, quando appena si iniziava a parlare di autonomia nelle scuole, il preside del Cartesio di allora, Vito Mangini, mi chiese un progetto per invogliare i ragazzi alla lettura; con le mie classi organizzai una serata su “Chocolat”, il romanzo di Joanne Harris, con la presentazione del libro, la proiezione del film, e discussioni con uno psicologo, un critico cinematografico, una nutrizionista e maestri cioccolatai e pasticceri che creavano dal vivo le loro leccornie; arrivarono 800 persone. Così continuai, coinvolgendo anche bambini e bambine delle medie e delle elementari. Poi l’incontro con Gianluca Loliva, oggi presidente del Festival, e l’idea di unire le nostre risorse, con me alla direzione artistica».
Il Libro possibile è confermato anche quest’anno?
«Le date a oggi pianificate solo dal 6 al 9 luglio a Polignano e 21, 22, 28 e 29 luglio a Vieste; molti inviti sono già partiti, ma tutto può cambiare: in questo momento così drammatico e al tempo stesso confuso, sto anch’io seguendo il ritmo dei nuovi accadimenti per capire il da farsi».
Avete mantenuto l’aspetto benefico come per l’edizione 2021?
«Sì, certo: anche quest’anno abbiamo devoluto poco più di 6000 euro per la costruzione di una biblioteca all’interno di una casa per bambine abbandonate in Uganda, che diventerà punto di ritrovo per l’intero villaggio; e, come l’anno scorso, continueremo a sostenere un progetto legato agli ospedali pediatrici, ma i dettagli saranno disponibili più in là».
Cosa ha significato per lei e la sua vita occuparsi del festival, con la sovraesposizione mediatica che ciò ha comportato?
«È stato molto impegnativo, ma ha consolidato la mia passione per la lettura. Mia madre racconta sempre che leggevo prima ancora di andare a scuola, è una passione che mi ha sempre accompagnata. Sono affamata di libri, curiosa, qualsiasi forma di sollecitazione letteraria mi incuriosisce. Vorrei solo avere più tempo per leggere».