Masterchef, “Beri Cooper” non si dimentica: fuori dalla gara, nel cuore degli italiani – VIDEO

«Siccome noi del Sud abbiamo sempre un soprannome e io, invece, non lo avevo, ho suggerito a chef Cannavacciuolo questa somiglianza che mi attribuiscono a Bradley Cooper e così è nato “Beri” Cooper. Tutti e tre gli chef mi sono rimasti nel cuore». A raccontarlo è Giuseppe Carlone, 43 anni, il simpaticissimo concorrente barese dell’edizione numero dodici di “Masterchef Italia”, il cooking show Sky Original prodotto da Endemol Shine Italy in onda ogni giovedì su Sky e disponibile in streaming su NOW.

Giuseppe, assoluto protagonista di questa edizione di “Masterchef”, rimasto nel cuore di tanti, non solo pugliesi. Che esperienza è stata?

«È stata un’esperienza unica e indimenticabile, neanche io mi aspettavo di arrivare fino a quel punto. È nato tutto quasi per gioco: l’anno scorso, mentre guardavo la trasmissione, durante la pubblicità ho inviato la mia candidatura, perché guardando le prove ho pensato che fosse “nelle mie corde” e sono riuscito ad arrivare fin lì. Ho conosciuto amici come “Francescone”, con il quale ho legato tantissimo perché abbiamo tante passioni in comune e anche perché siamo entrambi del Sud, con mentalità simili e caratteri più affabili, ci piacciono il contatto fisico e gli abbracci. Per questo ci siamo immediatamente trovati in sintonia».

È stato anche capitano di squadra in esterna, tra l’altro in una bellissima località del Sud, dimostrando di non essere soltanto uno chef. Cosa ha provato in quel momento?

«La coincidenza ha voluto che fossi io il capitano di quella bellissima esterna a Tropea, in Calabria. Lì ci vanno tanti pugliesi in vacanza, quindi mi sono sentito davvero a casa. E poi era vicino al mare: io abito a Palese, vicino al mare, era proprio casa per me. Poi, essere capitano e condurre una “brigata” di amici, indipendentemente da come è andata la gara, è stata una bella esperienza, forse la più bella nella trasmissione».

Forse perché è stata una iniezione di fiducia e le ha dato modo di capire di poter condurre una cucina a modo tuo in futuro?

«Attualmente non sto pensando di aprire un ristorante, perché comporta tempo e sacrifici che in questo momento, per una serie di impegni importanti, non posso permettermi. Però ho dei progetti futuri».

E cosa vogliamo dire del suo soprannome o nome d’arte, “Beri” Cooper. L’ha divertita questo gioco?

«Conosciamo tutti l’ironia dello chef Cannavacciuolo, quindi detto da lui è stato molto divertente. È stato un piacere partecipare a questa “gag”, nata così all’improvviso. Siccome noi del Sud abbiamo sempre un soprannome e io, invece, non lo avevo, gli ho suggerito questa somiglianza che mi attribuiscono a Bradley Cooper e così è nato “Beri” Cooper».

Chi dei tre chef le è rimasto nel cuore, ha un preferito?

«Mi sono rimasti tutti e tre nel cuore perché sono tre persone fantastiche. Loro si mostrano così duri e severi perché vogliono insegnarti il più possibile nel poco tempo che c’è a disposizione. È in quell’istante che bisogna imparare se si vuole andare avanti. Ho fatto tesoro di tutto quel che mi dicevano».

E lei, crede di essere rimasto nel cuore del pubblico italiano? Magari in quello femminile…

«Ho avuto riscontri non solo al mio rientro a Bari, ma anche sui social. E non solo dalle donne, ma anche da ragazzi più giovani che si sono immedesimati in me, perché io parlavo sempre della Puglia e di Bari. Si sono affezionati a me e ancora oggi mi arrivano tanti messaggi di approvazione».

Una ulteriore dimostrazione dell’umiltà che le hanno riconosciuto in tanti ad esempio, è il fatto di essere tornato a Bari per svolgere il suo lavoro. Di cosa si occupa?

«Sono il direttore organizzativo del laboratorio di analisi cliniche della mia compagna e mi occupo anche della parte amministrativa, perché durante la pandemia c’è stato bisogno di raddoppiare il personale».

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