Sette processi, cinque assoluzioni, due prescrizioni e una condanna con pena sospesa. Sedici anni dopo l’inizio di un calvario giudiziario e personale, vissuto in silenzio, Lea Cosentino, conosciuta a lungo come “Lady Asl” apre il cassetto. Della verità, del dolore, delle attese e la vita sospesa. In un libro appena pubblicato da Pensa Multimedia, racconta “Tutta la verità”.
Cominciamo dalla domanda facile: perché ha scritto questo libro?
«Per una catarsi, perché avevo bisogno di verbalizzare il mio vissuto interiore di questi anni, faticosi e dolorosi. Sono stata sempre in silenzio, ho rispettato magistratura, politica, tutto e tutti, sempre in silenzio l’ho fatto perché era giusto che lo facessi, non ho mai potuto verbalizzare uno stato d’animo, una ingiustizia».
Per chi lo ha scritto?
«Oggi l’ho scritto per me, per cercare attraverso l’elaborazione e un vocabolario esteriore di metabolizzare e superare un momento di vita dolorosissimo, che mi ha impedito di vivere una vita autentica, come se avessi vissuto in apnea per tanti anni, in attesa di un processo, della definizione di un altro procedimento, che qualcuno dichiarasse la parola fine e residualizzando la mia persona e la vita autentica. Era arrivato il momento di elaborare e rendere trasparente a me un percorso così difficile».
In tanti ricordano la battaglia combattuta per una frase intercettata.
«Una frase completamente inventata, una frase mai pronunciata, acclarato con una perizia del tribunale che certificava come quella frase fosse assolutamente diversa da quella trascritta negli atti, falsa, più lunga, non assonante. Sono stata perseguitata per quella frase mai pronunciata e mai pensata. È un sistema giudiziario, sarà banale e retorico alla luce degli ultimi anni, ma che va assolutamente rivisto».
Torniamo al libro e alla verità. Come mai oggi?
«Perché sono finiti i processi, per il rispetto che ho avuto. Oggi, al termine di questo iter lungo e complicato, ho voluto dare a me stessa una svolta di ripartenza».
Ci si è anche ammalata.
«È una delle conseguenze più importanti degli eventi stressogeni, come dichiarato da un noto medico legale, è chiaro che il dolore crea il male, che si estrinseca con patologie latenti che all’improvviso esplodono. Tanta cattiveria è difficile da superare».
Chi le ha voltato le spalle?
«In pochi ma buoni, sono stati quelli che contavano e che dovevano proteggermi, che dovevano comprendere e lavorare insieme per attraversare questo percorso. Per fortuna, la gente comune e quella con cui ho lavorato mi chiama sempre per farmi gli auguri a Natale e Pasqua, io sono serena e cosciente nel dire che ho stretto la mano a tutti, ho guardato negli occhi tutti, ho aiutato quanto potevo, senza cattiveria né intenti truffaldini. La gente se ti guarda negli occhi capisce molto di più, quella è la verità sostanziale».
In sintesi cosa racconta?
«Racconto quello che è successo nella mia vita, senza rancore, senz’astio, oltre la pruderie e la cattiveria».
Cosa pensa della politica in quel momento?
«Ha abdicato a se stessa e ha lasciato che la magistratura intervenisse dove la politica non aveva avuto ruolo predominante, cosa che succede spesso».
E oggi?
«Mi piacerebbe che ci fosse maggiore visione, come diceva Ciriaco De Mita, la politica come base ha un’idea, un programma: mi piacerebbe vedere un’idea piuttosto che un semplice esercizio di vanità in molti casi».