Quando una passione è più forte di una prospettiva lavorativa certa e ben retribuita; quando la forza creativa si fa largo, ha bisogno di esprimersi e non conosce ostacoli. La creatività in questo caso è quella di due occhi azzurrissimi e un sorriso sognante; lei è Pamela Campagna, barese, classe ‘77 e una vita vissuta tra viaggi e voglia di rendere visibile a tutti la sua fervida immaginazione. Oggi il suo “Atelier Pamela Campagna” è in via Marchese di Montrone ed è lì che si possono ammirare le sue originali opere. I suoi prodotti sono il punto di arrivo di una ricerca tesa da sempre alla sperimentazione e alle campagne sociali.
Si è laureata a Bari in Economia e commercio, niente forse di più lontano dal mondo dell’arte; quell’universo dove poi si è tuffata con tutta sé stessa. Come è riuscita a dar voce alla sua vera vocazione?
«Sono andata via a 23 anni per un’esperienza lavorativa a New York, un tirocinio alla “Franklin Fornace Archive”; sentivo di dovermi interfacciare con altre culture. Ho vissuto in America per sette mesi e per puro caso, l’11 settembre del 2001, mi son trovata davanti al crollo delle Torri gemelle; un’esperienza traumatica. A ruota ho fatto uno stage alla Fondazione “Pistoletto” di Biella collaborando nel settore economia ma ho vissuto appieno la meravigliosa atmosfera artistica».
Da questa avventura quindi il suo sguardo si è posato sul mondo dell’arte e si è dedicata anima e corpo, recuperando il tempo perduto.
«Si, sono approdata poi a Milano e ho lavorato per la produzione “Esterni”, i fondatori della “Milano film Festival”; subito dopo sono sbarcata a Siviglia, lì dove mi sono davvero formata. Ho avviato uno studio di “social designer”, “L-ABLE”, un’arte legata alle campagne umanitarie».
Sette anni di lavoro intenso, una sfida sul tema di una progettazione dal valore etico, ambientale e sociale. Quali materiali utilizzava?
«Ho sperimentato, per le mie creazioni, materiali reali come acqua, terra, ghiaccio o fili; vere tessiture. Il primo lavoro è stato un grande quadro di famiglia: la mia; dodici ritratti realizzati con telaio e chiodi, un tracciato di chiodi che delimitano i volti ed è stato questo il punto di partenza del mio nuovo brand. L’immagine ha viaggiato nel mondo, in una dimensione tra tradizione e innovazione».
Stiamo per tornare a Bari ma prima c’è stato il periodo della bella Polignano, in una casetta con affaccio a “Lama Monachile”, la piccola e suggestiva caletta dalle acque cristalline. Qui ha pensato e realizzato al meglio la tecnica del “Network”, il lavoro di rete.
«Oggi il mio lavoro si basa sulle tecniche legate al tessuto e alla manipolazione dei filati. Quadri tattili in feltro; tre, quattro strati di questo materiale fino ad ottenere un effetto tridimensionale».
Perfetto per il mondo dei bambini.
«È un’idea nata per far felici loro. Ho un figlio di tre anni, Altan, alba in lingua turca, e mi sembrava non idoneo circondarsi di opere realizzate con i chiodi e fili».
Così ora nel suo atelier nel centro murattiano si sogna ad occhi aperti tra grandi animali colorati, spille di varie misure, stelle, occhi, nasi, bocche e così via, c’è anche San Nicola. Quadri tattili che stimolano la fantasia e che hanno un effetto unico in una visione di multidisciplinarità.
«Queste opere nascono per interagire con il mondo circostante, sono leggere e diventano gioco o arredo, a seconda dei casi. Le mie esigenze di mamma mi hanno portata a pensare a spazi e oggetti dedicati ai più piccoli».
Bari non ne ha molti?
«Non è una città a misura di bambino; poche aree verdi e mal curate. Le realtà belle nascono per iniziativa degli stessi genitori. Ritrovo, dopo i miei viaggi, una città più aperta e vivace, piena di turisti e voglia di migliorare ma dovrebbero esserci più contenitori culturali pensati per l’infanzia e penso al Granteatrino Casa di Pulcinella, un luogo dove più generazioni di bambini sono cresciute imparando e sognando».
La linea di quadri “Mini art for kids” della Campagna è stata esposta negli spazi milanesi di “Archiproducts” fino a qualche giorno fa. La collezione “Minizoo” è stata realizzata insieme alla designer Claudia Galindo. E al famoso “Guggenheim” di Venezia, per la mostra “Surrealismo e magia. La modernità incantata” nel bookshop sono in vendita le opere della linea dei “cinque sensi”. Un risultato rilevante per la giovane artista pugliese.
Prossimo progetto?
«A settembre mi trasferisco ma stavolta non in un’altra città: aprirò il mio nuovo atelier in via Celentano 50; sarà un angolo di lavoro e di gioco, di tirocini formativi, di laboratori didattici per piccoli e grandi in un clima di collaborazione. Parola d’ordine: stimolare la creatività».