«La parola chiave è agire insieme»

«Imprenditrice. Appassionata e curiosa globe trotter. L’infinito è la mia dimensione ideale». Così si definisce Selena Pellegrini, romana, classe ’67, che nel 2021 ha pubblicato “Mindset per le imprese del nuovo mondo”, Ed. Flaccovio Dario. Per indole e talento ha lavorato in mezzo mondo e da quasi tre anni è a Londra dove, insieme al suo socio, Alessandro Corti, ha fondato Egro’ – Experiencial grocery (drogheria esperienziale), che dirige lei stessa, ed è a capo di WOOP food, affiancando le piccole imprese eccellenti enogastronomiche italiane – fra cui tante pugliesi – a svilupparsi, con successo, sui mercati esteri.

Selena Pellegrini, quali sono gli elementi chiave che non possono mancare a chi oggi vuole fare impresa agroalimentare?
«Credo che la parola chiave del 2022 sia “insieme”. Insegno in un master dell’università del Marocco dedicato al business agroalimentare. Lì, come con le imprese che affianchiamo direttamente per l’internazionalizzazione, parto sempre da questo presupposto: “Se vi racconto un mio sogno potrete dimenticarlo; se porto il mio sogno nella realtà forse potreste ricordarlo; ma se vi coinvolgo, il sogno diventa comune”».
Bisogna imparare a sognare insieme, quindi?
«Il punto fondamentale è la necessità di un mix di competenze diverse e di formazione, anche nelle piccole e piccolissime aziende. Le caratteristiche che decretavano il successo di imprenditori e manager fino a pochi anni fa, sono cambiate. Oggi c’è bisogno di un cambiamento di mentalità, di capacità di visione: non della sfera di cristallo, ma di vedere il mercato con sensibilità e competenze diverse, non solo tecniche».
Non solo economisti e ingegneri insomma?
«Esatto, ora c’è bisogno di umanisti, filosofi e studiosi di agricoltura. E c’è bisogno di agire insieme. In Puglia, come in tutta Italia, la parola “insieme” non piace. In Puglia ci sono produttori che fan cose straordinarie; ma, per esempio, la regione è parecchio lontana dal primo confine europeo e la logistica è un tema che impatta fortemente sul prodotto per i costi di trasporto. Una logistica organizzata insieme ad altri semplifica molto le cose. In quasi tutte le aziende italiane c’è una certa impermeabilità all’innovazione, ed è un gran peccato, perché fare rete aiuta ad affrontare gli investimenti necessari e ad abbattere i costi e i rischi di insuccesso, come strutturarsi con il marketing strategico. Non si può continuare “come si è sempre fatto”, perché il mondo intorno è completamente cambiato».
Qual è la sua “formula magica”?
«A parte occuparci di tutta la parte tecnica e burocratica legata all’internazionalizzazione (che con la Brexit è ancora più delicata e complessa), per noi è tutto nell’esperienzialità. Che vuol dire coniugare sempre il mondo fisico con quello digitale (accelerato dalla pandemia), sia per produttori e produttrici, sia per i e le nostre clienti, singole persone o altri shop e ristoranti a cui distribuiamo le prelibatezze che intercettiamo personalmente in Italia. I primi li sproniamo a venire a Londra, da Egro’, a farsi conoscere dal nostro pubblico, culturalmente diverso da quello italiano (anche nell’approccio all’enogastronomia); i secondi li invitiamo ad assaggiare prima di acquistare. Primitivo, crema di cime di rapa, fave e cicorie: loro assaggiano e noi raccontiamo ogni prodotto e la sua storia, insieme a quella di chi lo crea. Ogni prodotto è accompagnato da un QR code, da cui si accede anche a podcast audio geolocalizzati, realizzati con la piattaforma Locuis, per voce del produttore stesso; così, grazie alla tecnologia, ci si porta anche a casa il racconto di ciò che hanno assaggiato e della ricetta corrispondente, stimolando il desiderio di ripetere l’esperienza e farne di nuove».
Quindi funziona e ci sono grandi opportunità.
«Soprattutto nel caso della Puglia: Bari e Lecce, come Alberobello e Ostuni (solo per citarne alcune) sono ormai mete a cinque stelle. Organizziamo anche i nostri eventi “Andata e Ritorno”, ospitando in Egro’ singoli produttori e delegazioni (ad aprile avremo L’Associazione Mondi Dauni per esempio), e organizzando visite guidate sul territorio per clienti britannici. Oltre a creare eventi aperti al pubblico (con musica, degustazioni e cooking class) dedicate al Made in Puglia. Egro’ è anche sede di un’associazione di appassionati di cultura italiana, con appuntamenti fissi per farla conoscere il più possibile. Insomma, per il territorio ci piace fare sempre di più, con piccoli imprenditori, star up, incubatori, ci piace essere visti non solo come distributori, ma veri partner. E amiamo da matti farlo».

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