Gabriella Genisi è un po’ come Re Mida. Tutto quel che tocca diventa oro. Dai libri alle serie Tv. Con il suo ormai celebre personaggio, Lolita Lobosco, e non solo. Una scrittrice che piace in egual misura alle donne e agli uomini e che sa come conquistare i cuori dei suoi lettori. Parlando un linguaggio semplice ed accessibile a tutti, ma dipanando nelle sue storie delle trame investigative complesse. Al punto tale che Lolita è stata considerata l’omologo al femminile del Commissario Montalbano e che lo stesso Luca Zingaretti ha poi voluto raccontarne le vicende sul piccolo schermo.
Se gli otto libri che sono stati finora pubblicati su Lolita hanno riscosso un successo considerevole, altrettanto fortunata si è rivelata la prima stagione de “Le indagini di Lolita Lobosco” (prodotta da Rai Fiction, Bibi Film Tv e Zocotoco, per la regia di Luca Miniero), trasmessa in quattro episodi nei mesi scorsi su Rai 1, che ha ottenuto un vero e proprio boom di ascolti. Anche per merito della bravissima e bellissima Luisa Ranieri (musa di Paolo Sorrentino nel suo ultimo lavoro “È stata la mano di Dio”), che barese non è, ma che lo è diventata gradualmente e in modo sempre più credibile con il passare delle puntate, nonostante qualche critica di troppo ricevuta sul suo accento. Tant’è che a febbraio incominceranno le riprese della seconda stagione, acclamatissima dal pubblico trepidante.
Ma l’autrice si aspettava questo successo televisivo? Lo abbiamo chiesto proprio alla diretta interessata.
«Rispondo con una frase tratta da “Alice nel Paese delle Meraviglie”: “a volte ho creduto a sei cose impossibili prima di fare colazione”. Sono una sognatrice e credo quindi che tutto sia possibile. Del resto sono cresciuta a pane, cioccolata e favole. Per cui, sì, diciamo che ci speravo parecchio».
Luisa Ranieri è stata conforme nella fiction alla Lolita Lobosco dei libri?
«Luisa Ranieri è la Lolita Lobosco perfetta. Come lei ha negli occhi sia la luce che la malinconia. È riuscita a rendere perfettamente quel miscuglio di rigore, leggerezza e sensualità che caratterizzano il mio personaggio».
A breve inizieranno le nuove riprese. Qualche anticipazione su quel che accadrà questa volta a Lolita?
«È vero, tra fine febbraio e luglio si girerà la seconda serie, che questa volta sarà di sei puntate e non più di quattro. Al momento, purtroppo, è tutto top secret, ma quello che è certo e che posso sin d’ora affermare è che la nostra meravigliosa Bari sarà ancora una volta protagonista».
Come risponde alle critiche che furono sollevate sulla questione della cadenza della protagonista e di una Puglia rappresentata, a dire di alcuni, in maniera troppo negativa?
«Semplicemente dicendo che “Le indagini di Lolita Lobosco” è un progetto televisivo pensato per un pubblico molto più ampio di una tv locale. Infatti nella scorsa estate è stato trasmesso in lingua originale in tutti i continenti. Pertanto occorreva rendere un accento facilmente riconoscibile, con l’attrice che ha saputo interpretare in maniera personale la lingua che io utilizzo nei miei libri. Chi li ha letti sa che Lolita non parla un barese purissimo che, peraltro, probabilmente, non esiste nemmeno, a dirla proprio tutta. Basti pensare, tanto per fare un esempio, che già tra Carbonara e San Girolamo c’è una radicale differenza di accento. Per quanto invece concerne le critiche alla Puglia, sinceramente sono caduta dalle nuvole. Gente che posta sui social foto di birre, focaccia e pesce crudo dalla mattina alla sera ha gridato allo scandalo perché la mamma di Lolita la sera di Capodanno le ha preparato un vassoio di panzerotti da portare a casa. Sembra quasi che a Bari non si facciano cose simili. Un altro “scandalo” è stata la Bianchina rubata e poi fatta ritrovare. Ma davvero a Bari non viene più rubata una auto? In tutta onestà nei mesi successivi ho visto rappresentare in altre fiction una Bari malavitosa che non ha reso giustizia a quella che oggi è Bari. Dopo la fiction ho girato moltissimo fuori Regione e posso dire che ovunque mi è stato detto: “credevamo che Bari fosse una città mafiosa e violenta e invece grazie a “Le indagini di Lolita Lobosco” abbiamo scoperto una città meravigliosa e vogliamo venire a visitarla».
Lolita, ma non solo. Lei ha anche inventato il personaggio di Chicca Lopez. Sono due mondi a sé stanti o ci sono analogie tra di loro?
«No, sono completamente diverse. Anzi, ho creato la Lopez come negazione di Lolita Lobosco, perché la serialità poi inibisce la creatività e avevo necessità di scrivere altre storie e di allontanarmi da un personaggio bellissimo, ma ingombrante».
Qualche progetto in cantiere?
«Sicuramente sì. Un nuovo libro in uscita, innanzi tutto; un altro in scrittura; le nuove puntate della serie; tanti libri da leggere e, per concludere, altri progetti dei quali però ora è ancora prematuro parlare».
Non ci resterà che aspettare, dunque. E attendere di poter ancora una volta ammirare le bellezze della nostra incantevole Bari che questo prodotto televisivo ha decisamente contribuito a far conoscere ulteriormente a tutt’Italia.