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Il successo dell’azienda familiare: «Il nostro olio bio sui mercati internazionali»

Biologico, sano, rispettoso della natura. L’oro Pugliese sbaraglia tutti e si attesta tra i migliori oli del mondo. Lo fa con le sue eccellenze e le piccole aziende familiari, veri e propri gioielli che fondono la tradizione antica alla costante ricerca scientifica. Una di queste eccellenze è l’azienda “Macchia verde Bio” di Grumo Appula, vincitrice…

Biologico, sano, rispettoso della natura. L’oro Pugliese sbaraglia tutti e si attesta tra i migliori oli del mondo. Lo fa con le sue eccellenze e le piccole aziende familiari, veri e propri gioielli che fondono la tradizione antica alla costante ricerca scientifica. Una di queste eccellenze è l’azienda “Macchia verde Bio” di Grumo Appula, vincitrice di numerose competizioni a livello europeo e mondiale. Maria Antonelli e Michele Scarola svelano il segreto dell’azienda di famiglia. Primo posto all’Amsterdaam International olive oil competition (Aiooc). Medaglia d’oro e d’argento al Montecarlo, argento e platino a Londra.

Ve lo aspettavate tutto questo successo?

«Quando abbiamo ricevuto le mail con la convocazione per le cerimonie di premiazione quasi non ci credevamo. Sono competizioni molto importanti perché ci fanno conoscere in mercati nuovi. Queste gare vedono affrontarsi alcune delle nazioni più conosciute per la produzione di olio, come Spagna, Grecia, Portogallo, Argentina e Tunisia. Tra quelle italiane c’eravamo anche noi».

Cosa ha convinto la giuria?

«Abbiamo partecipato con 2 dei nostri oli di punta, Lo Smeraldo, un monocultivar 100% coratina, gusto molto intenso, colore verde smeraldo e ottime proprietà salutistiche, e Elio d’oro, un blend composto da 60% olive coratina e 40 ogliarola altra varietà autoctona. L’oliva coratina da un olio intenso e fruttato, l’ogliarola più dolce e stempera il gusto deciso della coratina. Per entrambi abbiamo vinto la medaglia d’oro e d’argento, nelle categorie intenso delicato e medio. I nostri prodotti sono stati scelti per l’alto numero di polifenoli. Lo Smeraldo, olio di punta, ha solo 1081 grammi di polifenoli, antiossidanti per eccellenza, un elisir per la salute. Avere un numero così altro di polifenoli è un vanto».

Una piccola azienda a conduzione familiare, ma conosciuta e apprezzata in molte competizioni come Dubai, Londra e Montecarlo. Perché è importante per voi partecipare alle gare?

«La volontà è quella di farci conoscere il più possibile nei mercati esteri. Facciamo uno studio delle competizioni di settore e partecipiamo inviando campioni del nostro prodotto. Negli ultimi tre anni abbiamo vinto medaglie d’oro e d’argento in quasi tutte le competizioni per le quali abbiamo gareggiato. Riteniamo che farci valutare da una giuria composta da esperti internazionali sia non solo una sfida, ma anche un biglietto da visita».

Nel 1992 aderite al regime biologico. Come mai questa scelta?

«Abbiamo deciso di sacrificare la quantità alla qualità. La scelta di diventare Bio nasce dalla voglia di tornare alla natura, a quello che non inquina. Ora si stanno vedendo tutti i risultati che ci hanno portato inquinamento, pesticidi e veleni in campagna. L’olio extravergine di oliva, che dovrebbe far bene, introducendo pesticidi rischia di avere l’effetto contrario. C’è una maggiore consapevolezza nel consumo di prodotti naturali e sani, per questo abbiamo voluto aderire».

Vi siete dotati anche di un piccolo frantoio per la molitura delle olive.

«Sì, è il nostro fiore all’occhiello, un piccolo frantoio artigianale. Dal 2015 abbiamo chiuso la filiera, con produzione e vendita in azienda. Quando ci si appoggia ad un frantoio esterno si è solo un produttore di olive. Noi produciamo il nostro vero olio. È un frantorio in due fasi dove l’olio non viene a contatto con l’acqua e quindi il prodotto finale è olio e sanza non tanto esausta, ma umida. La utilizziamo, sempre nell’ottica di un’azienda attenta alla sostenibilità, come concime nei terreni. Non si spreca nulla».

L’Agricoltura Bio comporta anche tempi più lunghi e cure contro gli eventuali parassiti, come fate a affrontare le difficoltà di una produzione di questo tipo?

«Nel regime biologico non si possono usare pesticidi ed è difficile avere un olio di ottima qualità se viene attaccato da mosca olearia. Noi ci riusciamo perché facciamo delle raccolte anticipate e cogliamo olive non troppo mature ma sane. Non tutti gli anni abbiamo gli stessi risultati, ma i nostri oli presentano sempre alte percentuali di polifenoli. Lo dobbiamo alla tradizione che ci hanno tramandato i nostri nonni e che tramanderemo ai nostri figli che lavorano con noi».

Tradizione e innovazione. La vostra è un’azienda radicata nel passato ma che guarda al futuro.

«Non necessariamente progresso è sinonimo di superamento. Titolare dell’azienda è Caterina Scarola, 31 anni, il più giovane è il fratello, Giovanni Scarola, 27 anni. Il voler portare avanti l’azienda che i nonni hanno duramente messo in piedi, non volendola distruggere o abbandonare alle grosse aziende che non avrebbero rispettato la terra, è il motivo per cui l’intera famiglia si è impegnata per fare qualcosa di diverso dal solito. L’olio pugliese spesso non viene neanche valorizzato in Italia e anche in Puglia non se ne capisce la qualità. Attraverso portali e social facciamo arrivare il prodotto direttamente sulla tavola. Ecco perchè i nostri clienti sono in tutto il mondo».

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