New tech, sostenibilità e storytelling. Sono queste le parole chiave che disegnano il futuro dell’editoria italiana. Oggi, che il nostro giornale arriva in edicola in abbinata con “Il Sole 24 Ore”, il quotidiano economico e finanziario più diffuso in Italia, abbiamo incontrato Karen Nahum, direttrice generale dell’area Publishing & Digital del Sole 24 Ore. Con lei, parlare di progetti di innovazione, di nuove tecnologie, di giovani e diversity, significa guardare oltre, molto oltre.
Anche in un momento di crisi profonda, nascono le esperienze. Come L’Edicola del Sud che festeggia i suoi primi 100 giorni, con l’uscita in abbinata con Il Sole 24 Ore. Lei è appassionata di editoria, come vede il presente per il settore? Ed il futuro?
«Siamo molto felici di sviluppare questa iniziativa insieme nei giorni in cui “Il Sole 24 Ore” celebra un anno dal redesign del suo formato e della sua piattaforma con risposte positive da parte dei lettori. Questi due anni hanno accelerato molti fenomeni come la forte spinta verso il digitale. Un mercato da interpretare nell’integrazione della fruizione fra le piattaforme con forti opportunità di consolidare la relazione con le proprie communities con contenuto di qualità personalizzando e moltiplicando le opportunità di contatto. E anche proponendo nuove modalità come nel caso di 24+, prodotto pensato digital only.
Che valore ha per lei il digitale? E “Il Sole 24 Ore” come ha declinato il cosiddetto rinnovamento?
«Il Sole 24 Ore un anno fa ha ridisegnato l’esperienza per i propri lettori attraverso tutta la piattaforma: il giornale in edicola, arricchito nella versione digitale di contenuti e funzionalità innovative all’interno all’interno della nuova App, il sito potenziato nei format multimediali video e audio e la sezione premium 24+, le newsletter free e pay, il presidio dei social che ci vede leader su Linkedin tra i competitor. Il tutto con l’obiettivo di mettere il lettore sempre di più al centro del sistema informativo e di servizi».
Come si può innovare facendo la carta?
«A noi piace dire che innoviamo tutti i giorni anche facendo le attività più tradizionali perché l’innovazione passa per i contenuti, la capacità di interpretare trend, individuare i contenuti più interessanti da proporre ai nostri lettori e farlo nella maniera più “intelligente” analizzando preferenze e comportamenti».
Lei ha sempre sostenuto che il “digitale non è un obiettivo”, perché?
«Il nostro lettore può accedere al prodotto e alla piattaforma che preferisce nella modalità che preferisce, il digitale abilita alla trasformazione dei comportamenti e delle modalità di fruizione dei servizi: non è di per sé un obiettivo, come abbiamo visto in questo ultimo periodo su vari fronti delle nostre attività quotidiane a partire dall’ambito lavorativo».
Altro suo mantra: “per essere leader bisogna far succedere le cose”. In che senso? Non è che la sua visione è troppo femminile?
«Non penso sia una visione troppo femminile, penso che la leadership sia qualcosa che si esercita con l’azione e sia una storia che si muove nel tempo attraverso l’esperienza».
Lei è un autorevole esempio italiano di leadership femminile. Nel nostro Paese però il vuoto di donne impegnate in ruoli di comando non si riesce a colmare. Perché? E per chiudere, secondo lei come si può cambiare lo stato delle cose?
«A mio avviso è necessaria una forte volontà di sistema e un framework nazionale misurabile e anche europeo, un buon esempio di trasformazione misurabile è stata quella nei consigli di amministrazione dove ora le donne siedono al 40% riportando l’Italia fra i best in class ottenuta attraverso una legge che però si è fermata a quel livello. Oggi c’è una volontà di favorire maggiore equità nelle opportunità inserita nel Pnrr».