«Il mio restauro vintage è linfa vitale per me»

Gabriella Rezneck è un’artista e come tale vive del suo estro, dei suoi tempi e dei suoi modi di “sentire e vivere” le cose. Con questo spirito e con la difficoltà di chi affronta uno slalom gigante volendo arrivare prima senza essere Sofia Goggia, nasce questa intervista. Gabriella non nasce artigiana delle borse ma sviluppa questa passione per la pelle e il suo valore lavorando in un salottificio. Per lei, nata in Romania da genitori ungheresi, approdata in Italia per amore ad Altamura, la cui vita non è stata sempre facile a causa di tanti imprevisti fisici e non solo, creare borse è stato come una illuminazione ma nata dalla frequentazione sin da piccola delle botteghe artigiane nel suo paese. Intanto è Presidentessa dell’Associazione Murgia Arti Design.

Gabriella Rezneck la sua storia mi affascina ma vorrei la raccontasse lei.
«Nella mia vita ho fatto tanti lavori ma non ho mai sentito, come quando ho iniziato a capire i materiali, le fasi della lavorazione, il taglio, il cucito nel salottificio, quella linfa vitale dentro di me. Sono sempre stata una persona curiosa, attenta ai particolari e ai valori. Questo è un mood che mi contraddistingue anche nelle mie creazioni. Poi la vita mi ha messo davanti a situazioni nelle quali non ho avuto tempo neanche di pensare perché la necessità era sopravvivere. Da lì, aggrappandomi alla mia grinta, alla mia determinazione ho iniziato a costruire la mia strada».
Da dove è partita?
«Dal mercato americano. Sono andata e ho acquistato 50 borse con il preciso intento di smontarle per ricrearne altre ed è lì, grazie anche all’aiuto dei miei figli, che è nata l’idea del restauro vintage. Il primo laboratorio era casalingo ma questo non mi ha mai fermato, anzi. Sentivo, avendo anche venduto subito le borse “rigenerate” che questa era la direzione giusta. Infatti inizio ad allargare la mia clientela che era fatta, allora come ora, maggiormente sul passaparola e nel 2012 ho aperto la mia sartoria ad Altamura».
Vive e crea le sue borse ad Altamura ma ha clienti in tutto il mondo, com’è possibile tutto questo?
«Sin dall’apertura riesco ad incuriosire con le mie creazioni e inizio a partecipare ad eventi del settore, la Fashion Week in Romania e AltaRoma, viaggio andando spesso all’estero a curare clienti interessate a questi prodotti unici e che hanno un’anima. Perché per me creare una borsa è riuscire a trasmettere un’emozione e soprattutto rendere speciale l’oggetto che si indossa. Restauro borse e ne creo di nuove. Tutto si trasforma e attraverso la mia manualità facilito la rinascita».
Ho letto che dialoga con la materia, che vuol dire?
«Credo che l’artigiano e la materia debbano essere in sintonia, se questo non avviene non si può produrre. La pelle, che per me è un materiale etico per resistenza e durata, e il cuoio sono parte della mia vita. Mi parlano, mi trasferiscono le idee e mi indicano cosa fare. Le mie creazioni sono prodotti a cui ritengo che ognuno debba dare un proprio valore dopo che l’ha visto, indossato, toccato o semplicemente ritiene anche attraverso una foto che sente suo».
Collabora con le scuole per avvicinare i ragazzi alla conoscenza dei materiali nella moda, crea fiori di seta come accessori unici per le spose e continua nel percorso di creatività curiosa nel nome dell’unicità.
«Amo tutto ciò che è unico, come le persone perché mi piace poter mettere in mostra la bellezza e l’esclusività di ognuno. Se questo poi si realizza attraverso un bell’oggetto creato da me ne sono felice. Dico sempre che le persone più eleganti che ho incontrato in giro per il mondo non erano ricche ma erano uniche! Questo per me è fonte costante di ispirazione perché osservare e capire gli altri, il loro modo di essere permette di creare o ricreare qualcosa di perfettamente in sintonia. Le borse, gli accessori, i fiori, sono diversi man mano che li creo. Pensa che i miei primi fiori erano riproduzioni di quelli reali ma di seta, poi ho capito che non era la strada giusta e ho iniziato a chiedere agli atelier di alta moda e sposa le rimanenze. Perché volevo creare qualcosa di nuovo e ancora una volta unico. Ogni singolo petalo è fatto a mano, ogni fiore è creato unendo anche materiali preziosi. Dai ritagli, quelli che sarebbero buttati, nasce una nuova vita. Ed è così che anche le miei clienti hanno iniziato a portarmi i foulard delle mamme, i loro tessuti e io, con la ricerca di una nuova armonia creo trasformando il tutto in bellezza pura. Proprio per questo io non “marchio” le borse e inserisco il logo all’interno o una piccola gallinella, che è poi il significato del mio cognome in rumeno.
I suoi progetti ora dove la portano?
«Mi portano verso una nuova impresa, qualcosa di più grande ma che è in corso di definizione e che a breve vedrà la realizzazione. E poi vorrei che i giovani riscoprissero la voglia di sporcarsi le mani, di esplorare perché l’artigianato e la moda hanno bisogno di nuova linfa e nuove idee.

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