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Il campione pugliese dell’innovazione digitale

Antonio Squeo è Chief Innovation Officer di Hevolus, azienda molfettese da anni leader nel mondo delle tecnologie disruptive e tra le prime in Europa ad aver ottenuto l’accreditamento Microsoft per la mixed reality. Un uomo creativo per indole e manager per formazione, presso lo SDA Bocconi School of Management di Milano. Squeo e la sua…

Antonio Squeo è Chief Innovation Officer di Hevolus, azienda molfettese da anni leader nel mondo delle tecnologie disruptive e tra le prime in Europa ad aver ottenuto l’accreditamento Microsoft per la mixed reality. Un uomo creativo per indole e manager per formazione, presso lo SDA Bocconi School of Management di Milano. Squeo e la sua azienda hanno recentemente ottenuto il Premio Innovazione Smau 2021 insieme a Würth Italia con il progetto Wüdesto Hydro, certificando così, ancora una volta, l’eccellenza innovativa che la caratterizza.

Come nasce Hevolus e da dove arriva la sua passione per l’high tech?
«La nostra storia ha inizio anni fa, da un’idea condivisa con Antonella La Notte, CEO di Hevolus. Nascevamo come ferramenta, poi abbiamo avviato iniziative di diversificazione e aperto nuove linee di business mantenendo sempre lo stesso mindset: generare profitto per i nostri clienti, usando la tecnologia per risolvere problemi e soddisfare necessità. Questa mission si coniugava con la mia curiosità per il mondo tech e la capacità di inventare business model innovativi non convenzionali, basati sull’utilizzo di tecnologie digitali dirompenti. Molto dobbiamo ai nostri primi techbuyer, tra cui Würth Italia e Natuzzi».
Con la pandemia gli acquisti online sono aumentati. È ora di fare altri passi in avanti nel mondo del retail, rendendo più innovativa e soddisfacente l’esperienza di acquisto?
«Il retail ha ormai cambiato paradigma e la pandemia non ha fatto altro che accelerare in modo significativo il cambiamento. È fondamentale offrire esperienze memorabili, su misura, uniche e irripetibili, lungo tutti i punti di contatto con il brand, sia online che in store che on-life. Quello che fa la differenza è amplificare il fattore umano, anche a distanza, attraverso la connessione visiva e multisensoriale. In tal senso le tecnologie di realtà aumentata, di realtà virtuale, di holoportation e le piattaforme metaversiche stanno ridisegnando completamente la customer experience e il modo di fare community delle varie industry».
Con il re-branding di Facebook in Meta si è cominciato a parlare molto di metaversi, universi totalmente virtuali. Voi invece preferite parlare di mixed reality e di esperienze phygital.
«Metaverso, phygital, ibrido sono termini che possono rientrare nello stesso campo semantico: indicano ambienti di realtà estesa dove vivere un’esperienza immediata, interattiva e immersiva. L’amplificazione mediatica indotta da Facebook al metaverso ha dato un boost incredibile a qualcosa che già esisteva. Noi stessi nel 2020 abbiamo progettato per Camera Nazionale della Moda Italiana il primo metaverso camminabile e interattivo applicato al mondo fashion. E siamo tra i primi in Italia ad aver sviluppato una piattaforma low-code per la creazione di metaversi personalizzati, fruibili da tutti, con qualsiasi device e anche con visori indossabili».
Il Sud è in ritardo nel processo di trasformazione digitale. IL PNRR ci consentirà di colmare almeno in parte il gap?
«Ci auguriamo di sì. L’Italia a sua volta è ben al di sotto della media europea in termini di competenze digitali. Il Piano di rilancio presentato alla Commissione Europea prevede per il Sud circa 82 miliardi, cioè il 40 per cento delle risorse territorializzabili. La trasformazione digitale riguarda in modo diretto la missione 1, volta a digitalizzare, semplificare e formare la PA: l’effetto dovrebbe essere quello di accelerare gli investimenti cruciali del PNRR e avere ripercussioni positive principalmente per il Mezzogiorno. Il tema critico risiede proprio nella capacità di una effettiva e celere attuazione degli investimenti da parte delle regioni del Sud».
Che ruolo ha, in tal senso, il South Innovation Center nato qualche mese fa in collaborazione con Microsoft nella vostra sede a Molfetta?
«Ha un ruolo strategico. Il centro esperienziale nasce infatti con l’intento di offrire una sorta di bussola alle organizzazioni pubbliche e private presenti sul territorio per orientarsi tra i nuovi paradigmi tecnologici. L’obiettivo è far capire che le più recenti conquiste tecnologiche sono già fruibili e funzionanti. Il South Innovation Center mette infatti a disposizione programmi formativi e sessioni demo di casi d’uso che stanno cambiando il business di molti settori».
Come è messa la Puglia in fatto di innovazione e di presenza di tech companies?
«La Puglia è molto attiva sia a livello imprenditoriale che economico, sta dimostrando di cogliere molte opportunità con progetti innovativi tech-based molto fertili e creativi, che riguardano l’infrastrutturazione e l’innalzamento delle competenze digitali della popolazione. Silvia Candiani, AD di Microsoft Italia, ha definito la realtà pugliese con l’espressione “la Lombardia del Sud».

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