Nicolò Andreula è un economista, consulente strategico e corporate trainer. Si è formato all’Università Bocconi di Milano e all’INSEAD di Fontainebleau, e ha girato il mondo per lavoro e per passione: Head of Business Development Unit di Finmeccanica in Russia, Senior Manager di McKinsey a Londra e Principal di AlphaBeta a Singapore, dove ha gestito progetti con aziende del calibro di Google, Uber e Microsoft. In precedenza, ha lavorato anche presso Goldman Sachs e le Nazioni Unite a New York.
Tornato a Bari, ha fondato la Disal Consulting e si occupa di ricerca, consulenza, comunicazione e formazione per grandi aziende italiane (Ferrari e UniCredit), colossi digitali (Netflix e Amazon), istituzioni multilaterali (World Economic Forum) e governi nazionali (Francia, Cina e Germania).
Insegna alla IE Business School di Madrid e alla Nanyang di Singapore, e dirige il Master in Digital Entrepreneurship presso H-Farm, dove cerca di trasmettere l’importanza dello storytelling per la riuscita di un progetto imprenditoriale. Dopo il successo del suo primo libro (“Flow Generation – manuale di sopravvivenza per vite imprevedibili”), ha pubblicato con Hoepli “Phygital – il nuovo marketing tra fisico e digitale”.
Un cittadino del mondo che ha creduto e crede nel valore della sua terra e si impegna, quotidianamente, per farla crescere e diventare aperta , conosciuta, partecipata e soprattutto vissuta, offrendo la possibilità per far sì che il ritorno al Sud non sia solo una speranza ma una possibilità per tutti.
Chi è Nicolò Andreula?
«Un economista, un consulente strategico e un inguaribile ottimista!»
Da Bari al mondo qual è stata la leva?
«La voglia di crescere professionalmente, di conoscere nuove culture e nuove persone, di trovare nuovi stimoli, di divertirmi e di mostrare al mondo (e a me stesso) che potevo farcela anche da solo».
L’interesse verso la propria terra, nel corso del tempo, non è svanito ma aumentata fino a voler investire tempo e risorse per creare opportunità. Da dov’è nata questa spinta?
«Prima di tutto la nostalgia. Ho una meravigliosa famiglia allargata, e stare lontano da loro non è mai stato facile. Poi il desiderio di uno stile di vita più sano e sostenibile: aria pulita, cibo genuino, la possibilità di guardare il mare tutti i giorni sono cose scontate solo per chi ce le ha. Poi ti mancano. Come ti manca la possibilità di staccare la spina e scappare nella natura, quando sei in una megalopoli. E poi la voglia di accettare una sfida impossibile: fare grandi progetti da una piccola città. E rafforzare una rete di persone che hanno voglia di fare, conoscere e crescere qui al Sud.»
Il progetto al quale è rimasto particolarmente legato?
«Uno con Netflix e le Nazioni Unite, su come utilizzare la tecnologia e i contenuti video on demand per re-immaginare un turismo più sostenibile e stimolare le industrie culturali. Pubblicato qualche mese fa, il meglio deve ancora arrivare»!
Le idee vengono realizzate coinvolgendo le persone e i territori. Questo è evidente nei suoi racconti. Come reagiscono le persone?
«Da quando sono tornato, ho deciso di circondarmi di persone che mi supportano, dedicando meno tempo a quelle che mi “sopportano” e basta. Quindi alcuni sono scettici, e o li convinceremo o rimarranno nel loro piccolo mondo; altri invece, e sono sempre di più, si fanno contagiare dall’entusiasmo e ci credono davvero, A Bari Capitale Digitale».
Il progetto ABCD è una nuova sfida, in cosa consiste e come si sviluppa?
«Ecco, appunto. Sono tre giorni, dal 1 al 3 Luglio 2022, di incontri di ispirazione, formazione e divertimento, con tante ragazze e tanti ragazzi che vogliono far parte dell’ecosistema digitale del nostro Paese. Imprenditori, astri nascenti del marketing, studenti e persone che vogliono reinventarsi – mi piace chiamarci “Flow Generation” – che si danno appuntamento a Bari per scambiarsi consigli, lezioni di vita, fallimenti e sfottò.
Uno sguardo al futuro. Come lo vede qui in Puglia?
«Ci sono tante strade, dipende da noi. Una è continuare a dire che lo Stato ci lasci da soli e menomale che abbiamo il mare, i trulli e i taralli e adagiarci su turismo di massa e assistenzialismo. Un altra è far leva sulle nostre risorse naturali e intellettuali per attrarre talenti (nuovi o di ritorno) e convincerli a lavorare (da) qui, investendo in alta formazione e tecnologia. Dobbiamo avere tanto coraggio, tanto entusiasmo e un po’ di pazienza. Ma ce la possiamo fare».