«Fantastico, un momento indimenticabile». Al Bano Carrisi risponde con un filo di voce dopo aver registrato “4 volte 20”, lo show prodotto da Arcobaleno Tre e AC Production con la collaborazione di DM Produzioni che andrà in onda martedì in prima serata su Canale 5 per celebrare l’80esimo compleanno di un artista divenuto ambasciatore della Puglia in tutto il mondo. A duettare con Al Bano, sul palco dell’Arena di Verona, tanti grandi interpreti della musica italiana come Gianni Morandi, Umberto Tozzi, Ricchi e Poveri, Arisa, Iva Zanicchi e Renato Zero. Immancabili Romina Power, protagonista di un sodalizio affettivo e artistico con Al Bano entrato ormai a far parte dell’immaginario collettivo, senza dimenticare Yari, Cristél, Romina, Jasmine e Albano jr, i figli del cantautore che da Cellino San Marco è riuscito a vendere 25 milioni di dischi in tutto il mondo vincendo 26 dischi d’oro e otto di platino. Accompagnato dall’orchestra diretta dal maestro Alterisio Paoletti, Al Bano ha ripercorso gli oltre 50 anni di carriera, spaziando con naturalezza dal repertorio pop alla romanza, dall’atmosfera gioiosa a quella più intima, in una sequenza di successi intramontabili come “Felicità”, “Nel sole”, “Sharazan”, “Mattino”, “Ci sarà” e “Nostalgia Canaglia”.
Maestro, com’è andata questa eccezionale festa di compleanno?
«Fantastico. Non solo lo spettacolo in sé, ma tutto l’insieme: i miei figli, i miei amici, il pubblico. Un momento impossibile da dimenticare, lo porterò sempre nel cuore».
Quando si tagliano traguardi importanti come i suoi “4 volte 20” anni, si stilano necessariamente dei bilanci: che cosa si lascia alle spalle e che cosa conserva gelosamente in vista del prossimo ventennio?
«Mi lascio alle spalle tutto il male e le negatività che non amo nemmeno ricordare. Preferisco guardare sempre al futuro. E quindi porto con me le cose belle: innanzitutto i miei figli che sono la mia più grande gioia, poi i miei successi e infine tanti momenti particolarmente emozionanti come l’incontro con papa Giovanni Paolo II e papa Francesco, madre Teresa di Calcutta e padre Pio».
La sua vita è stata segnata da due grandi amori, cioè quello con Romina Power, che ha dato vita anche a un grande sodalizio artistico, e quello con Loredana Lecciso, spesso condito da polemiche. Chi delle due è stata più importante per lei?
«Impossibile dirlo. La vita è fatta di annate. Nella prima fase c’è stata Romina, con la quale ho fatto cose straordinarie anche dal punto di vista artistico, mentre nella seconda è toccato a Loredana. Hanno avuto la stessa importanza».
Nel mondo della musica, invece, a chi si sente affettivamente più legato?
«I miei veri e grandissimi amici sono quelli che mi hanno accompagnato sul palco dell’Arena di Verona: Gianni Morandi, Umberto Tozzi, Ricchi e Poveri, Arisa, Iva Zanicchi, Renato Zero. E poi Adriano Celentano che mi ha chiamato durante il concerto: è stato un momento particolarmente emozionante».
Come si fa a stare sul palco, a “4 per 20 anni”, sempre con la stessa energia e riscuotendo sempre lo stesso successo?
«Il mio segreto è la passione. Quando c’è la passione, tutto diventa bello e scatta quella molla che ti poi porta ad accendere i fuochi d’artificio».
Sempre la passione l’ha portata a fare le flessioni sul palco del teatro Ariston durante l’ultimo festival di Sanremo?
«In realtà non erano flessioni, ma genuflessioni: un gesto di riverenza nei confronti di un teatro e di un pubblico al quale sono legati tanti miei successi ed emozioni indescrivibili».
Per il suo compleanno ha chiesto in regalo la fine della guerra in Ucraina. Ma quali sono i suoi obiettivi per i prossimi vent’anni?
«Ne ho ancora tanti, a livello personale e artistico. Ma non li svelo per evitare che qualcuno mi rubi l’idea e mi anticipi. Sarò felice di raccontarli e di farne un bilancio tra vent’anni. Perché ci sarò».
Lei è l’ambasciatore della Puglia nel mondo: che cosa porta della sua regione quando gira per l’Italia o va all’estero?
«Porto le radici migliori della Puglia, cioè tutti i valori che ho assorbito da questa terra straordinaria quando ero ragazzino. Era una Puglia migliore, più umile e laboriosa, meno violenta e lamentosa. Poi la situazione è cambiata e non solo nella mia regione, ma a me piace attingere sempre alle atmosfere e ai valori che hanno caratterizzato la mia gioventù così come il resto della mia vita».
E allora che cosa si augura per il futuro della Puglia?
«Vorrei una regione più pulita, con più ordine sociale. Immagino case per ospitare dignitosamente gli stranieri qui cercano rifugio e una cultura dell’ospitalità che non consideri i turisti come “arance da spremere”. Una Puglia, insomma, in cui non si perda la dimensione umana».