Stefania Mandurino, imprenditrice del mondo del turismo, è nata a Lecce da papà leccese e mamma di Capurso «sono orgogliosa del mio mezzo sangue». Potrebbe avere vent’anni per lo spirito fresco e impetuoso che la anima «sono una signora di quasi 64 anni, che pensava a un certo punto di mettersi più tranquilla e condurre una vita non più da 14 ore al giorno di lavoro, ma non è cambiato nulla». Infatti, il qui e ora di Stefania la vede impegnata con la sua Elios Tours, agenzia salentina di viaggi ed eventi ecosostenibili, nell’associazionismo con ruoli in Confindustria, Rotary, Itaca e Fondazione Bellisario «nel mio piccolo cerco di esserci e di non sottrarmi, con tanta voglia di dare il mio contributo, continuando a credere nella possibilità di costruire un mondo migliore»; e, non ultimo, come unica donna, su sette componenti, neoeletta nella Giunta della Camera di Commercio di Lecce.
Stefania Mandurino, quale sarà il suo contributo in Giunta?
«Soprattutto in ambito turistico; credo che le Camere possano continuare ad avere un ruolo importante sulla qualità dell’offerta turistica. Il brand Puglia è ormai noto; però sappiamo che, da un punto di vista della qualificazione dell’offerta e dei sistemi territoriali, c’è tanto da fare. È una sfida che si può vincere solo con importanti partenariati pubblico-privati, insieme, sviluppando visioni strategiche e piani attuativi che fanno sì che tali visioni diventino realmente prodotti turistici e sistemi territoriali di qualità».
Non si sente un po’ sola fra tanti uomini?
«Non lo vivo come un problema; piuttosto come un dato di realtà e cerco di prenderlo nel modo giusto, con comprensione, e capitalizzando l’attenzione che inevitabilmente ricevo. Un po’ ci sono abituata (all’università prima, poi nel mondo bancario e finanziario, poi come imprenditrice); anche nel Consiglio di Presidenza Nazionale di AIDIT (Associazione Italiana Distribuzione Turistica) Confindustria sono l’unica donna. In generale, la percentuale di presenza femminile in ruoli apicali rimane decisamente bassa. E meno male che abbiamo organi normativi che favoriscono questa presenza. Detto questo, essere donna è più faticoso ma molto bello. Ritengo che le signore testimonino sempre una sensibilità, un’attenzione, un dato culturale particolari, che in tanti contesti fanno la differenza».
È bello sentirgliene parlare con tanta serenità e assertività.
«Sono assolutamente convinta che gli ambienti misti siano positivi. Il cambiamento, favorire la comprensione che insieme ci possono essere maggiori opportunità e migliori risultati, passa anche dal dialogo con le singole persone. L’attenzione alla persona in quanto tale, cercare punto di incontro soggettivo e personale, porta valore. Ho un vissuto e un presente politico, per cui esiste alla base di questo anche un mio credere che si può essere tutti, se si vuole, costruttori di un mondo migliore credendo anche nel ruolo differente della donna e dei giovani nella società. Negli anni ’70 facevo l’università a Roma, ero una di quelle che in piazza urlava “io sono mia”: un periodo bellissimo, soprattutto per la fase del femminismo romano e italiano; ma anche molto, molto doloroso, erano gli anni di piombo. Viverli lì per me è stato molto formativo».
Cos’altro l’ha formata?
«Il pragmatismo, la velocità, l’intuizione, lo spirito imprenditoriale barese e l’aspetto più di cuore, intellettuale, riflessivo leccese. Le mie nonne, Angelica e Detta, mi hanno trasferito tanto: la prima negli anni ’50 gestiva da sola un’impresa di autobus con 50 dipendenti, tutti maschi; la seconda era maestra elementare e poetessa. Mi sento un po’ figlia di tutto questo. Mi sento una donna fortunata».
Che rapporto ha oggi con la Puglia?
«Sono tornata alla fine degli anni ’80, dopo essere letteralmente scappata da Lecce. La condizione che mi ero posta era di poter fare un lavoro che mi consentisse di viaggiare e rimanere in contatto e relazione col mondo, diventando imprenditrice nel settore turistico. Poi sono stata nell’Apt di Lecce, e ho avuto il privilegio assoluto di lavorare con Vendola per 10 anni ed Emiliano nei successivi 5, accompagnando la crescita del turismo salentino prima e pugliese poi, innamorandomi pian piano di questa terra e dei pugliesi. Penso che tutti, soprattutto in questo momento storico, dovremmo comprendere il valore di vivere in Italia, in una regione come la Puglia, e considerarci fortunati per quello che abbiamo. Ed è su questo che dobbiamo continuare a costruire il nostro futuro, in modo sostenibile e responsabile, non solo a parole ma con i fatti».