Una rosa all’inizio di ogni filare di vite (che anticamente aveva funzione di sentinella per i parassiti) accarezza il cuore di poesia. Un gesto romantico che conservano persone d’animo gentile, anche se quella terra l’han già conquistata con coraggio e fatica, anche se non servono gesti, superflui per i più, per dirle che è speciale, per ringraziarla, semplicemente, d’essere. In Puglia c’è una di queste persone, che ancora le pianta e le fa fiorire accanto ai vitigni, a ricordare che le tradizioni sono importanti e che la bellezza non passa mai di moda, come l’amore. È Vincenzo Latorre, “giardiniere del vino” (come lui stesso si definisce) della sua Cantine Imperatore di Adelfia (www.cantineimperatore.com). A soli 35 anni, e a soli sei dalla rilevazione, con sua moglie Sonia, della cantina della famiglia di lei, con il suo “nettare degli dei” ha conquistato quasi 20 riconoscimenti prestigiosi (l’ultimo lo scorso settembre), attestandosi come produttore di vini fra i migliori del momento: 100% di autoproduzione certificata Bio, esportati in tutto il mondo, Francia in testa con quasi il 50% del fatturato.
Come ha conquistato il mondo intero con il suo vino?
«Facendo vivere le tradizioni del passato in chiave moderna, punto di partenza per la produzione di vini che abbiano fondamento nella storia del nostro territorio, evoluti con l’eleganza delle tecniche più all’avanguardia. Come L’Ancestrale, le nostre bollicine».
Il racconto di Vincenzo si spinge indietro nel tempo alle origini dello spumante italiano e fino nei terroir e nelle cantine francesi di Dom Perignon dov’è nato lo champagne, per tornare poi a casa: «Noi ci mettiamo solo rispetto del passato, cura delle piante, di ogni singolo grappolo d’uva e del territorio. Queste soddisfazioni le dobbiamo a loro e al nostro clima».
Emerge tanta passione per il vino dalla voce di questo giovane imprenditore che da grande voleva fare il magistrato. Durante l’università inizia a dare una mano nell’azienda dei nonni di sua moglie e, dopo una brutta storia di raggiri in mala fede, quando nel 2015 si è trattato di scegliere se chiuderla o rilevarla «ci siamo detti: ci proviamo, ma questa volta facciamo tutto a modo nostro». Sono ripartiti da zero, da lì la scelta del biologico (che per Vincenzo non è solo una certificazione ma uno stile di vita prima ancora che di imprenditoria sostenibile), le ricerche del “suo” vino e, solo due anni dopo, l’ingresso nelle “Eccellenze d’Italia” dell’Associazione Italiana Sommelier e il premio Decanter World Wide Aword a Londra.
Non è solo un lavoro per lei, vero?
«I miei facevano un po’ di autoproduzione, al profumo del mosto sono legati i miei ricordi d’infanzia più belli, dello stare insieme in famiglia, che hanno contribuito a farmi innamorare di questo mondo. Oggi cerchiamo di legare ogni calice a un’emozione. Una delle prime etichette la chiamai “Attimi”, sul retro scrissi “Gli attimi sono spazi invisibili che ci legano a mille emozioni. Il nostro compito vuol essere regalarvi per ogni sorso un attimo di serenità”. Ed è ancora così: cerchiamo di creare vini che diano emozioni nella loro eleganza».
Si dice che i vin del Sud abbiano tanti muscoli e poca struttura, da bere nell’anno di produzione, cosa risponde?
«Qui da noi nella Reale di Adelfia fino a Gioia del Colle, i vini hanno una longevità incredibile; la Riserva che adesso è in commercio, “Il Sogno”, è dell’annata 2010, quindi ha 11 anni. Sarebbe facile per me fare vini più morbidi per vendere tante bottiglie, ma noi preferiamo essere degli artigiani del vino, esprimere l’identità del territorio e vendere la sua eleganza, che è molto più complicato. Però è il motivo per cui non faccio il magistrato ma il produttore di vino».
La sua espressione più elegante finora?
«Sonya, il primitivo che ho dedicato a mia moglie, invecchiato 12 mesi in grotta carsica, in barrique e tonneau. È il più venduto della nostra linea: arriva in maniera immediata, incredibilmente diretta, è bellissimo e ogni anno regala una sfumatura diversa. Proprio come lei».
Come festeggerete il 2022?
«Assaggeremo insieme il vino dedicato ai nostri due bimbi, Valentina e Luca: il nuovo Ancestrale rosé, una ulteriore evoluzione da orange wine de L’Ancestrale classico, stiamo ancora studiando l’etichetta».
Quali emozioni racconterà?
«Le loro: profumate di ciliegia e amarena, con boccate di felicità, armonia e voglia di crescere».